«Piazza d’Italia (Souvenir d’Italie)» (1924-25) di Giorgio de Chirico. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Collezione L.F. (particolare)

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«Piazza d’Italia (Souvenir d’Italie)» (1924-25) di Giorgio de Chirico. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Collezione L.F. (particolare)

A Villa Bardini lo spazio urbano nel XX secolo

Nel belvedere fiorentino «non una mostra di architettura, ma un viaggio anche simbolico guidato dalla letteratura» tra utopie e realtà

«Non cercare di trovare troppo rapidamente una definizione della città; non è cosa da poco, e ci sono molte probabilità di sbagliarsi», scriveva nel 1989 Georges Perec in Specie di spazi. Con questa premessa, Lucia Fiaschi, Bruno Corà, Silvia Mantovani e Claudia Bucelli hanno selezionato le 120 opere della mostra «OltreCittà. Utopie e Realtà da Le Corbusier a Gerhard Richter» (catalogo Sillabe), promossa da Fondazione Cr Firenze e Generali-Valore Cultura, in collaborazione con Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, e allestita dal 26 settembre al 19 gennaio 2025 in quello straordinario belvedere proteso su Firenze che è Villa Bardini.

Dinamico e multiforme, per sua essenza contemporaneo e in continua evoluzione, lo spazio urbano è tra i temi più rappresentati dall’arte dei secoli XX e XXI. La mostra mira a darne conto attraverso la poliedricità e la trasversalità dei linguaggi, accogliendo musica e architettura, pittura e letteratura, scultura e fotografia. «L’idea è nata dal convegno “La città giusta” che abbiamo organizzato l’anno scorso a San Miniato al Monte come Associazione Cantiere Venturino Venturi, insieme alla locale comunità monastica e in collaborazione con Ordine e Fondazione degli Architetti di Firenze, ricorda Fiaschi, che dirige Archivio e Museo Venturino Venturi a Loro Ciuffenna. Abbiamo quindi provato a traslare quei dibattiti sull’immagine della città, strutturando un viaggio anche simbolico nello spazio urbano con un taglio mai prima tentato, guidato dalla letteratura. Le 12 sezioni della mostra nascono infatti da altrettante citazioni-guida, firmate tra gli altri da Calvino e Yourcenar, Hemingway e Verne. Si parla così di città desiderata, di città dell’utopia, di città ostile, di città ribelle, ritenendo che la città sia la più umana tra tutte le creazioni umane. Anche se non mancano architetti come Giovanni Michelucci, che in contrasto con la città ideale del Rinascimento sosteneva che la città è fatta di persone e non di monumenti, non si tratta di una mostra di architettura, ma di un progetto fortemente legato al pensiero, all’immaginazione poetica. Come sostiene Bruno Corà, ciascuno di noi abita poeticamente la “propria” città, summa di esperienze private e personali proiettate in una dimensione sociale».

Oltre a un docufilm che rende omaggio allo spazio urbano immortalato dal cinema, la mostra presenta una selezione curata dal musicologo Francesco Bonomo con brani di John Cage, Luciano Berio e Bruno Maderna. «Il nostro è uno sguardo novecentesco, che si apre con il Boccioni, a cavallo tra Divisionismo e Futurismo, di “Case in costruzione” (1910), opera inedita in collezione privata, per chiudere con un’opera altrettanto significativa, la città dell’utopia del “Terzo Paradiso” di Pistoletto (2006), precisa Fiaschi. La città che ne esce è certamente utopica, ostile, fortemente perturbata, ma anche in grado di assorbire quelle perturbazioni e risorgere come una creatura vivente. Per questo l’opera-simbolo del nostro progetto è “Firenze (III/XII)” di Gerhard Richter (2000): una Firenze in movimento, in cui le pennellate che sgocciolano ci fanno perfettamente intendere coma questa città-cartolina per definizione, questa icona malintesa oggi attanagliata da problemi come l’overtourism, in realtà sia ben altro, una città che prende i propri colori, i propri ricordi e la propria storia e può farli sgocciolare uno sull’altro reinventandosi e risorgendo ogni volta differente».

«Firenze (III/XII) (ubermalte Photographien)» (2000) di Gerhard Richter. Collezione Serena e Paolo Gori, Prato

«La Main Ouverte» (1963) di Le Corbusier. Fondation Le Corbusier, Parigi

Elena Franzoia, 24 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

A Villa Bardini lo spazio urbano nel XX secolo | Elena Franzoia

A Villa Bardini lo spazio urbano nel XX secolo | Elena Franzoia