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Matteo Bergamini
Leggi i suoi articoliLa prima edizione fu nella residenza di Oscar Niemeyer, in zona Alto de Pinheiros, a San Paolo, alla fine del 2022: un successo, tanto che la «Folha» e «O Estado», i due principali quotidiani della metropoli brasiliana, subito elessero «Aberto» come una delle migliori mostre dell'anno. Fuori dal circuito tradizionale di musei e gallerie, il progetto si poneva come una vera novità sul territorio nazionale, creando un dialogo tra i magnifici spazi della casa modernista del più riconosciuto architetto brasiliano del secolo scorso, e una serie numerosissima di artisti ad «abitare» lo spazio, da Alberto Giacometti a Louise Bourgeois, da Cildo Meireles a Gabriel Orozco, da Lygia Pape a Richard Serra, coinvolgendo alcune delle gallerie più rinomate della città: Fortes D’Aloia & Gabriel, Luisa Strina, Nara Roesler, Simões de Assis, solo per citarne alcune. Dopo l'edizione del 2023, svoltasi a Casa Domschke, progettata da João Batista Vilanova Artigas e mai aperta al pubblico, e l'ultima edizione, nel 2024, nella residenza firmata da Ruy Ohtake (realizzata per la madre, Tomie Othake) e nella dimora familiare della progettista cinese Chu Ming Silveira, la quarta edizione di «Aberto» si sposta a Parigi, per connettersi agli spazi della Maison La Roche di Charles-Édouard Jeanneret-Gris o, semplicemente, Le Corbusier.
«Aberto» riflette, in un certo senso, i miei interessi personali, le mie passioni e anche il mio percorso di vita: prima di lavorare con l’arte, ho operato nel settore immobiliare, quindi l’architettura, per me, è sempre stata molto presente. Inoltre, ho sempre avuto un grande interesse per il design — mio fratello è designer, il che ha influenzato questa mia visione e, finalmente, tutto si è sommato», ci racconta Felipe Assis (1987), ideatore di questa manifestazione che vuole, oltre a porsi come un unicum sul territorio brasiliano, anche portare all'attenzione del pubblico intorno alla necessità di preservare un patrimonio architettonico ricchissimo che, molto spesso, a causa del boom immobiliare degli ultimi tempi non solo non viene rispettato, ma addirittura cancellato.
Felipe, che quest'anno cura «Aberto» insieme a Lauro Cavalcanti, Claudia Moreira Salles e Kiki Mazzucchelli, parla della rassegna non come una serie di semplici mostre, ma di una narrazione per capitoli, dove ogni episodio «racconta una storia specifica, e dove questa espansione verso l'Europa ha un senso in un percorso curatoriale più esteso», ovvero nella volontà di porsi come un ponte tra l'arte brasiliana e lo scenario internazionale, creando un dialogo più ampio e inclusivo non solo tra le discipline, ma anche tra le geografie tanto in termini simbolici quanto istituzionali.

Aberto4. Liuba Wolf, foto: Thomas Lannes

Da sinistra a destra: Cícero Dias, Anna Maria Maiolino, Luisa Matsushita, Mira Schendel e Sidival Fila. Foto: Thomas Lannes
«Esiste, effettivamente, la percezione che il circuito dell'arte brasiliana sia molto chiuso, con dinamiche di autoconsumo dentro lo stesso ecosistema: «Aberto» è nato con il desiderio di rompere queste barriere, creando nuove connessioni, nuovi contesti espositivi, per raggiungere nuovi pubblici».
L'occasione dell'anno delle relazioni Brasile-Francia, questo 2025, ha segnato per «Aberto» un momento decisivo, che vede non solo il suo dislocamento a Parigi, ma anche l'intenzione di trasformarsi in un evento Biennale, fuori dall'America del Sud: «Non abbiamo ancora una destinazione definita per la prossima tappa, ma esiste già una wishlist - e alcune conversazioni in corso. Come ho detto prima, «Aberto» rispecchia molto il mio percorso personale, quindi è naturale che i luoghi in cui ho vissuto e che hanno segnato la mia formazione siano tra le possibili opzioni. Il Regno Unito e l’Italia, Paesi dove ho abitato per anni [Felipe Assis é MBA all'Università Bocconi, ha lavorato in Generali Real Estate e, nel Regno Unito, è art advisor per la Tate Modern e la Serpentine Gallery, ndr] sono due forti candidati per ospitare l'edizione di «Aberto» 2027. Parallelamente, esiste il desiderio di portare il progetto in altre città brasiliane che abbiano una importante eredità architettonico, come Brasília, Rio de Janeiro e Belo Horizonte».
Nel frattempo, però, eccoci nella Ville Lumiére, dove alla Maison La Roche (Patrimonio UNESCO, a due passi dal Bois de Boulogne, ndr), l'iniziativa è dedicata anche al rapporto che Le Corbusier intrattenne con l'architettura Modernista brasiliana e, in particolare, con uno dei suoi massimi esponenti, Lucio Costa, progettista del «Plano Piloto» di Brasilia, con il quale l'architetto francese intrattenne una fitta corrispondenza, sino ad oggi inedita, che sarà esposta proprio per l'occasione. Oltre a questo, opere di Cicero Dias, Sérgio Camargo, Lygia Clark, ma anche dello stesso Le Corbusier in veste di artista: «Main Ouverte», 1963 e «Nature morte Vézelay», 1939. Ma non è tutto, perché «Aberto», dalla sua nascita, ha commissionato opere ad artisti contemporanei, e quest'anno i protagonisti saranno Luiz Zerbini, Beatriz Milhazes e Marina Perez Simão, che con il suo intervento murale dialogherà con la policromia originale della Maison, «Mostrando come l'eredità modernista continua a essere reintepretata e risignificata nella produzione contemporanea brasiliana che, con tutta la sua potenza e le sue differenze, può molto contribuire all'odierno dibattito internazionale», continua Assis, dichiarando: «Credo che la sfida più grande, in ogni edizione, sia quella di incontrare il luogo certo per la storia che vogliamo raccontare, uno spazio che abbia una forza simbolica e che sostenga un dialogo reale tra l'architettura e l'arte. Non è un caso che, per questa quarta edizione, scegliendo di occuparci della relazione tra Le Corbusier e il Brasile, abbiamo cercato un esempio emblematico della sua architettura: la Maison La Roche è stata una scelta naturale».
Con il supporto finanziario del Governo Federale del Brasile e delle celebrazioni «Brasil-França», l'esperienza immersiva di «Aberto», quarta edizione, è in scena fino all'8 giugno.

Felipe Assis. Foto: Formentini