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Giorgio Forattini

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Giorgio Forattini

Addio a Giorgio Forattini: «una sua vignetta valeva più di un commento»

È scomparso a Milano il 4 novembre 2025, all’età di 94 anni, Giorgio Forattini, uno dei più noti e influenti vignettisti satirici della scena italiana. 

Lavinia Trivulzio

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È scomparso a Milano il 4 novembre 2025, all’età di 94 anni, Giorgio Forattini, uno dei più noti e influenti vignettisti satirici della scena italiana. Con le sue tavole giornaliere, ha raccontato per oltre mezzo secolo la vita politica italiana, trasformando potere e cronaca in gag visuali cariche di ironia pungente. Nato a Roma nel 1931, Forattini iniziò la carriera professionale negli anni ’70 sulle pagine del quotidiano Paese Sera, dove vinse un concorso e pubblicò una vignetta memorabile sul referendum sul divorzio. Da lì il suo passaggio a testate come la Repubblica, La Stampa, Il Giornale e altre, fino a diventare figura centrale della satira politica italiana. Il suo stile, immediato e riconoscibile, si costruiva sulla caricatura feroce di premier, politici, papi, industriali: da Craxi ritratto con camicia nera e stivaloni agli occhi puntati su Andreotti, da Spadolini nudo ad altre immagini diventate iconiche.

La satira come parte del racconto politico. Forattini non era solo vignettista: era un testimone visivo della trasformazione del Paese. Le sue tavole affrontavano temi che andavano dalla Prima Repubblica al terrorismo, dalle stragi di mafia all’ascesa dei nuovi protagonisti politici. In migliaia di immagini è raccolta una cronaca alternativa, costruita su ironia, provocazione e spesso senza filtri. L’irriverenza era il suo marchio di fabbrica, ma anche il suo limite: molte delle sue vignette suscitavano reazioni, segno che la satira può ancora raggiungere il nervo scoperto della politica e della società. In una carriera stimata di circa 14 000 vignette, raccolte in decine di libri venduti per milioni di copie, Forattini ha lasciato un segno netto nella cultura visiva italiana. Nel tempo, Forattini ha incarnato una linea di satira sociale che potremmo definire «anti-potere» per vocazione. Ma insieme a ciò si è portato dietro le ambivalenze di un’epoca: l’ironia usciva dalle pagine dei giornali e diventava discorso pubblico. In questo senso, il suo lavoro è servito anche come specchio di un Paese che rideva, o dove ridere era modo di far capire. dei vizi e delle contraddizioni della classe dirigente.

La sua morte apre una riflessione: in un mondo in cui la satira visiva spesso si trasforma in meme o in clip velocizzate, il lascito di Forattini ricorda quanto potente e «viscera­lmente politico» possa essere un disegno in bianco e nero pubblicato in prima pagina. Restano quindi le vignette, ma resta anche la domanda: quale sarà il linguaggio della satira visiva nei prossimi decenni? Forattini ha dimostrato che un tratto deciso e un bersaglio chiaro possono essere più efficaci di un editoriale: «una sua vignetta valeva più di un commento». Con la scomparsa di Giorgio Forattini si perde una voce iconica della satira italiana, capace di tessere disegni che raccontavano l’Italia nell’atto di trasformarsi. Se la cronaca politica era allora dominata da partiti, affari, scandali e leader carismatici, la sua matita metteva tutto in scena con una leggerezza tagliente. Resta il patrimonio visivo e la memoria dell’ironia come strumento di critica e riflessione. E resta l’invito, per chiunque affronti il giornalismo, il disegno o la satira, a non sottovalutare il potere del tratto, della battuta e dell’incisione visiva nel plasmare il racconto pubblico.

Lavinia Trivulzio, 04 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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