Image

Oliviero Toscani © Stefano Beggiato

Image

Oliviero Toscani © Stefano Beggiato

Addio a Oliviero Toscani

Si è spento a 82 anni nell’ospedale di Cecina il rivoluzionario fotografo autore di iconiche campagne pubblicitarie. Era malato da tempo di amiloidosi. Ne danno l’annuncio i familiari su Instagram

Chiara Massimello

Leggi i suoi articoli

Dopo la lunga malattia di cui aveva pubblicamente parlato con coraggio nei mesi scorsi, purtroppo è scomparso oggi Oliviero Toscani. Figlio d’arte, (suo padre, Fedele, era fotogiornalista del Corriere della Sera e fotografe erano anche le sue due sorelle), nato a Milano nel 1942, Toscani aveva studiato Fotografia e Design alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, città alla quale era rimasto sempre molto legato. La sua prima fotografia fu pubblicata sul Corriere quando aveva solo 14 anni, uno scatto del volto sofferente di Rachele Mussolini a Predappio, dove si trovava con il padre per la tumulazione di Mussolini. Oliviero Toscani ha scritto una pagina della nostra storia della fotografia. È stato l’uomo e l’occhio dietro alcune delle più importanti campagne pubblicitarie a cavallo dei due secoli, creando e ricreando l’immagine di tanti marchi: certamente Benetton, con cui lavorò dal 1982 al 2000, realizzando campagne indimenticabili che hanno costruito la fama mondiale del gruppo, ma anche Fiorucci, Valentino, Prenatal e Chanel. Negli anni, ha collaborato con Elle, Vogue, Esquire, GQ, Harper’s Bazar, Stern e Liberation e ha realizzato mostre delle sue opere in tutto il mondo.

Definirlo solo un fotografo è assolutamente riduttivo e collegarlo unicamente alle sue note campagne pubblicitarie è ingiusto; era un pensatore raffinato, attento a ogni dettaglio, un provocatore dalla mente arguta. Non era così interessato alla fotografia in sé e per sé, la considerava piuttosto uno strumento con cui essere testimone del proprio tempo. Il suo vero interesse era la comunicazione che poteva fare attraverso l’immagine: la fotografia per lui era un linguaggio e non si stancava mai di sottolinearne l’immensa capacità di influenza sociale e politica. Un mezzo per sensibilizzare sulle grandi tematiche contemporanee: l’uguaglianza razziale e dei sessi, l’abolizione della pena di morte, la lotta all’Aids, l’anoressia e la gravità dei disturbi alimentari, il racconto della possibilità di un mondo multietnico in cui sapeva immortalare la felicità spontanea della gioventù e dell’infanzia. Critico nei confronti della fotografia italiana, che considerava un po’ dilettantistica, si muoveva in un ambito internazionale, riuscendo a creare immagini diventate vere e proprie icone, dove il multiculturalismo era una bandiera da sventolare senza ipocrisia. 

Secondo Toscani l’arte doveva provocare, nel senso di saper creare un interesse e una rottura in chi la guarda. E lui provocatore lo era certamente, e anche critico nei confronti della mediocrità e del brutto. Era contro la volgarità etico-estetica della nostra epoca e sempre alla ricerca del senso profondo delle cose. “Occorre stare attenti” a quello che ci circonda e che succede intorno a noi. Tra i tanti suoi progetti, forse quello culturalmente più innovativo è stato Colors, nel 1991, sotto l’egida di Benetton: una rivista per immagini con tematiche contemporanee, precursore in un certo senso del mondo dei social. Un’esperienza editoriale, oltre che fotografica, che lui stesso diresse, un cult magazine poi imitato in tutto il mondo. Nel 1994, creò Fabrica, un centro internazionale di ricerca per le arti e la comunicazione moderna. Negli anni, il progetto, sotto la sua supervisione, diede vita a libri, programmi televisivi, film, esposizioni e progetti per clienti come le Nazioni Unite, UNHCR, Mtv, Rai e altri. 

Nel 2004, il quotidiano francese Libération lo incaricò di coordinare la pubblicazione di 30 ans de Libération, volume che ripercorreva gli ultimi trent'anni di storia raccontata attraverso gli articoli del giornale, mentre nel 2007 l’agenzia Saatchi & Saatci lo premiò Creative Hero a Miami. Nel 2014, con Nicolas Ballario iniziò a condurre su Rai Radio 1, Non Sono Obiettivo, titolo anche del libro pubblicato nel 2001 (Feltrinelli), mentre nel 2017 l'Accademia di Belle arti di Brescia gli conferì la laurea ad honorem e nel 2019 a Francoforte, l’Art director’s club tedesco, il premio alla carriera. Negli anni Toscani ha esposto alla Biennale di Venezia, a Milano alla Triennale e a Palazzo Reale, e in tante città del mondo. Ha ricevuto al festival di Cannes quattro Leoni d’Oro, il Grand Prix Unesco, e moltissimi premi dell’Art Directors Club, tra cui Tokyo, Berlino e New York.Oliviero Toscani ci ha insegnato a stare attenti a quello che succede intorno a noi, a dare importanza al potere e alla precisione delle parole, a difendere il nostro pensiero, anche a costo di risultare scomodi. Aveva sempre idee precise, mai banali, e pensava che la fotografia fosse più reale della realtà. «Attraverso l’immagine si possono raccontare anche tante bugie e per questo il fotografo ha un ruolo di grande responsabilità». Non dimentichiamo il suo insegnamento.

Chiara Massimello, 13 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Al Museo dell’Ara Pacis la prima grande mostra monografica dedicata al maestro modenese secondo cui la fotografia deve saper «rendere visibile l’invisibile»

Troppo raramente c’è una vera riflessione sugli artisti e su specifiche questioni tecniche. Forse gli addetti al settore ancora non vedono nella fotografia un mezzo d’arte autonomo

Presentata la 14ma edizione della fiera milanese dedicata alla fotografia. Tante le novità e i nuovi progetti. Ora tocca alle gallerie

Andrea Modica mostra un mondo che ci appare lontano, ma che racchiude un sentimento sempre attuale: quel momento in cui si cambia alla ricerca della propria identità e si soffre nell’irrequietezza

Addio a Oliviero Toscani | Chiara Massimello

Addio a Oliviero Toscani | Chiara Massimello