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Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoliSi è spento ieri sera a 99 anni Arnaldo Pomodoro, scultore di fama internazionale e figura centrale dell’arte contemporanea. Nato nel 1926 a Morciano di Romagna, nel cuore del Montefeltro, Pomodoro ha trascorso l’infanzia e gli anni della formazione a Pesaro. Dal 1954 viveva e lavorava a Milano, città in cui ha consolidato il suo linguaggio artistico e intessuto un dialogo costante con il mondo dell’arte, dell’architettura e della cultura. È noto per le grandi sculture in bronzo, opere monumentali che uniscono rigore geometrico e tensione interna, le sue «Sfere» sono esposte in tutto il mondo, dal Vaticano alla sede dell’ONU a New York, dalla Farnesina a Tokyo: vere e proprie icone, sono superfici lisce, lucide, perfette, squarciate da fenditure che rivelano meccanismi nascosti, strutture complesse e fragili. Nel 1995 ha fondato a Milano la Fondazione Arnaldo Pomodoro, uno spazio aperto all’arte contemporanea, alla rilettura critica del Novecento e alla promozione della creatività dei giovani artisti. Più che un museo, un laboratorio culturale vivo, collettivo, capace di generare relazioni, confronti, contaminazioni. A testimonianza del suo spirito visionario e della sua volontà di abitare lo spazio con l’arte, negli spazi sotterranei della Fondazione, nel 2011 ha realizzato il Labirinto, un’opera ambientale permanente che unisce scultura, architettura e narrazione mitica. Il percorso, ispirato all’Epopea di Gilgamesh, nell’oscurità dei sotterranei è tornato visitabile al pubblico dallo scorso marzo dopo un lungo restauro, offrendo un’immersione profonda nella poetica del viaggio, della conoscenza, del mistero. «Ho sempre subito un grande fascino per i segni, soprattutto quelli arcaici - spiegava Pomodoro al critico Sandro Parmiggiani - le impronte che scavo nella materia artistica, i cunei, i fili e gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche». Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro ha trovato la sua collocazione definitiva negli spazi ipogei dell’edificio ex Riva-Calzoni di via Solari 35, già ex stabilimento industriale Riva&Calzoni, dedicato alla produzione di turbine elettriche, poi museo della Fondazione Arnaldo Pomodoro, ora sede dello Show-room Fendi.

Arnaldo Pomodoro, 2009 © Carlo Orsi
«Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile... », affermava Arnaldo Pomodoro.
«La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società. Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti», dichiara in una nota ufficiale Carlotta Montebello, Direttore generale della Fondazione Arnaldo Pomodoro.

Arnaldo Pomodoro, 1992

Arnaldo Pomodoro, 1961 © Dondero
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