Alexandre Crochet
Leggi i suoi articoliIn un contesto internazionale a dir poco complicato, il futuro sarà delle «fiere boutique»? Tra sei mesi verrà lanciata in Svizzera una nuova fiera intimista. Nessun annuncio ufficiale, per il momento, ma il sito web è già attivo. Africa Basel sarà inaugurata dal 17 al 22 giugno 2025, in contemporanea con Art Basel, nell'edificio Ackermannshof, a poche centinaia di metri dall'Hôtel des Trois Rois. Obiettivo: fornire una piattaforma per l'arte contemporanea africana e della sua diaspora.
Alla guida ci sono Sven Eisenhut-Hug (fondatore e direttore della fiera fotografica di Basilea) e Benjamin Füglister, fotografo e imprenditore svizzero del settore culturale, che organizza mostre e nel 2012 ha lanciato il Premio CAP dedicato alla fotografia africana contemporanea. Con questo nuovo progetto Füglister mira a promuovere un evento che guardi oltre le tendenze a breve termine del mercato dell'arte e che «dia priorità alla stabilità a lungo termine».
Africa Basel s’inserisce peraltro in un terreno già occupato da fiere come 1-54 (quest’anno in programma a Marrakesh dal 30 gennaio al 2 febbraio) e Akaa-Also Known as Africa (a Parigi dal 15 al 17 ottobre 2025), che «hanno fatto crescere in modo significativo il profilo dell'arte africana nel mondo. Africa Basel tuttavia si distingue per il suo formato di fiera boutique e per la sua tempistica strategica, che coincide con Art Basel. Questa vicinanza ci permette di offrire un ambiente intimo e curato, che consente un'interazione più approfondita tra artisti, gallerie e collezionisti», aggiunge Füglister. Un'altra differenza è che Africa Basel si presenta sotto forma di esposizione e non di stand tradizionale.
L’approdo dell’arte contemporanea africana in quel tempio del mercato che è Art Basel è certamente ambizioso. Parigi è già satura di fiere off intorno ad Art Basel Paris, tra cui la citata Akaa. Implicitamente, questa nuova prestigiosa cornice darebbe nuovo impulso a una specialità molto in voga negli ultimi anni, ma che talvolta soffre di un eccesso di opere di qualità mediocre. Per garantire uno standard elevato, i fondatori hanno messo insieme un solido team di consulenti curatoriali cui spetta il compito di selezionare gli espositori. Nel gruppo figurano il curatore nigeriano Azu Nwagbogu, fondatore della African Artists’ Foundation e del LagosPhoto Festival, nonché curatore del Padiglione del Benin alla Biennale di Venezia del 2024. Michèle Sandoz, amministratrice delegata della casa d'aste Grisebach di Berlino, per molti anni responsabile delle relazioni con i Vip ad Art Basel e vicina allo Zeitz Mocaa in Sudafrica. Serge Tiroche, proveniente da una famiglia molto legata all'arte, è stato direttore di Citi Private Bank e ha di recente creato una piattaforma, Africa First, per aiutare gli artisti emergenti dell'Africa e della diaspora. Infine, la ricercatrice e curatrice Greer Valley è curatrice senior presso lo Zeitz Mocaa e molto attiva in progetti con l'Africa.
Il team dichiara di essere in contatto con 300 gallerie, con l’obiettivo di selezionarne almeno una ventina (le candidature si chiudono il 31 gennaio). Dovrà però affrontare sfide importanti: alcune gallerie infatti non vogliono più essere etichettate come «gallerie d'arte contemporanea africana» e puntano ad ampliare il loro raggio d’azione; altre partecipano già a diverse altre fiere e, nell’attuale contesto di contrazione del mercato, non necessariamente hanno le risorse o il desiderio di partecipare al nuovo evento.
Resta il fatto che per i marchi che non partecipano ad Art Basel, esporre a Basilea a giugno significa essere su una eccezionale piattaforma di lancio e poter raggiungere un pubblico di alto livello.
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