Laura Buccino
Leggi i suoi articoliIl 28 novembre è stata inaugurata nei Musei Capitolini una mostra, «Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato», curata da chi scrive con Eugenio La Rocca e Valentina Nicolucci (visitabile fino al 27 aprile 2025), dedicata a un personaggio poco noto al grande pubblico, ma che ha rivestito un ruolo significativo agli albori dell’età imperiale, sebbene per un periodo estremamente breve.
Nella cornice della Sala degli Arazzi, nel Palazzo dei Conservatori, l’allestimento progettato dall’architetto Stefano Busoni consta di una efficace base centrale che permette di osservare da ogni punto di vista i tre bellissimi ritratti marmorei in esposizione, oltre che di un pannello esplicativo, necessario per districarsi tra i complicati meandri della dinastia giulio-claudia. L’occasione per l’organizzazione della mostra, e della pubblicazione che l’accompagna, è scaturita dalla recente acquisizione di una testa-ritratto da parte della Fondazione Sorgente Group, qui affiancata per la prima volta ad altre due repliche, un busto conservato nei Musei Capitolini, nella Sala degli Imperatori, e l’altro inserito in un busto moderno solitamente visibile nel Corridoio di Levante delle Gallerie degli Uffizi.
Le tre opere riproducono lo stesso volto giovane, dai tratti fisionomici inconfondibili, le sopracciglia corrugate, gli occhi stretti e allungati infossati nelle orbite, la piccola bocca serrata e il mento sporgente, e dall’espressione seria e risoluta, resa ancora più incisiva dalla torsione laterale della testa. La chioma folta e articolata in lunghe ciocche mostra sulla fronte una disposizione regolare e ordinata, con una sequenza di ciocche incurvate divergenti a formare un motivo a forbice, o convergenti a comporre una sorta di tenaglia: un sistema di «organizzazione» della frangia che accomuna Augusto e le immagini ufficiali dei membri della sua famiglia. Da tempo gli studiosi hanno suggerito l’identificazione del giovane raffigurato con Agrippa Postumo, sulla base dello stile delle sculture, che indirizza ai primi anni del I secolo d.C., e della somiglianza con i ritratti conosciuti di Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto, soprattutto nella caratterizzazione dello sguardo accigliato.
Agrippa Postumo era infatti il quinto figlio di Agrippa e di Giulia, l’unica figlia naturale di Augusto, nato come dice il nome stesso poco tempo dopo la morte del padre, avvenuta nel marzo del 12 a.C. I due fratelli maggiori, Gaio e Lucio Cesari, erano stati adottati da Augusto già cinque anni prima della sua nascita, nel 17 a.C. Ma Augusto, si sa, fu particolarmente sfortunato nella scelta dei successori e la precoce morte dei due giovani eredi, tra il 2 e il 4 d.C., cambiò improvvisamente la sorte di Agrippa Postumo. Infatti, nel 4 d.C. Augusto decise di adottare l’ultimo nipote rimastogli insieme al figlio della moglie Livia, Tiberio, che apparteneva alla nobile famiglia Claudia. Augusto sistemò la sua linea dinastica in modo da poter contare su due figli adottivi, ma anche su due nipoti, i figli di Tiberio, quello adottato Germanico e quello naturale Druso Minore, e poter avere una discendenza garantita per almeno due generazioni.
Come gli altri eredi, Agrippa Postumo accostò al proprio nome il gentilizio della famiglia di Augusto, Giulia, e il titolo di successore designato, divenendo così Agrippa Iulius Caesar. Ma probabilmente già nel 7 d.C. venne colpito dal provvedimento dell’abdicatio, e quindi allontanato dalla famiglia, ed esiliato, prima a Sorrento e poi nell’isola di Pianosa. Le fonti antiche attribuiscono la condanna da parte di Augusto a un’indole feroce e violenta, incline alla follia, anche se non mancano di evocare intrighi di corte a favore del più anziano ed esperto figlio di Livia. La morte di Augusto, nel 14 d.C., determinò anche quella di Agrippa Postumo che, pur in esilio ormai da molti anni, in virtù del suo stretto legame di sangue con Augusto continuava a rappresentare un grave pericolo per la legittimità della successione di Tiberio.
Le tragiche vicende di Agrippa Postumo, al di là del fascino storico e letterario della sua breve e intensa esistenza, consentono di datare i ritratti in mostra nel periodo circoscritto tra l’adozione del 4 e la caduta in disgrazia del 7 d.C., quando gli furono dedicati onori in tutto l’impero e statue nei gruppi scultorei che disseminavano a Roma e nei territori soggetti le immagini del princeps e dei suoi familiari, pubblicizzando la concordia e la stabilità della nuova dinastia.
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