Saul Leiter, «Footprints», 1950 ca (particolare)

© Saul Leiter/Saul Leiter Foundation

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Saul Leiter, «Footprints», 1950 ca (particolare)

© Saul Leiter/Saul Leiter Foundation

Al Foam la sensibilità pittorica e fotografica di Leider

La retrospettiva ad Amsterdam onora la carriera eclettica dell’artista americano che è riuscito ad elevare momenti di vita quotidiana a opere d’arte

Dal 23 gennaio al 23 aprile, il Foam di Amsterdam, in collaborazione con Les Rencontres d’Arles e diChroma photography, presenta «Saul Leiter: An Unfinished World». Artista, pittore, fotografo: sono solo alcuni dei titoli che possono essere attribuiti a Leiter (Pittsburgh, 1923-New York, 2013), la cui carriera, lunga sessant’anni, ha influito in modo significativo sulla «New York school of photography». Il suo ruolo, però, fu a lungo ignorato e Leiter visse in quasi completo anonimato nella seconda parte del ’900. Solo nei primi anni Duemila, con la pubblicazione del suo libro Early Color (2006), il corpus e l’impatto del fotografo furono finalmente riconosciuti, portando alla luce immagini ancora inedite. 

Fotografo autodidatta, Leiter cominciò a documentare la sua vita e quella del suo circolo di New York nel 1946, ispirato da William Eugene Smith e Henri-Cartier Bresson. Inizialmente limitato al bianco e nero, non ci mise molto prima di cominciare a sperimentare con la fotografia a colori, diventando un pioniere della pratica che, all’epoca, era dominio esclusivo dei fotografi commerciali. I soggetti di Leiter non erano però i grandi set fotografici, ma piuttosto le strade e gli abitanti della città: secondo l’artista, infatti, «le fotografie sono spesso trattate come momenti importanti, ma in realtà sono frammenti e ricordi di un mondo incompiuto». Il risultato sono composizioni artistiche con una sensibile qualità pittorica, in cui scene apparentemente banali della vita quotidiana sono elevate a opere d’arte estremamente poetiche con una forte componente astratta. Alla sua ricerca con il colore, Leiter aggiunse poi la sperimentazione con pellicole danneggiate o antiche, con specchi e con superfici riflettenti, per creare delle opere a diversi strati. Ammirando le sue immagini, lo sguardo dello spettatore viene attratto da contrasti inaspettati, da effetti di luce e ombre, da macchie di colore in composizioni neutre, da tagli inusuali che sottolineano l’originalità e spontaneità dell’artista americano. Anche se ad oggi è più conosciuto per la sua opera fotografica, Leiter nacque come pittore e continuò per tutta la vita a dipingere opere principalmente astratte, lasciando oltre 4mila dipinti. «La fotografia consiste nella ricerca di qualcosa, affermò Leiter. La pittura è diversa. Consiste nel creare qualcosa». 

La mostra olandese, curata da Anne Morin, è un omaggio a questa carriera multidisciplinare e variegata di Leiter, grazie a una selezione di oltre 200 opere, tra cui le sue prime fotografie in bianco e nero, le composizioni a colori e i dipinti astratti, per raccontare la visione unica del mondo dell’artista.

Saul Leiter, «Harlem», 1960. © Saul Leiter / Saul Leiter Foundation

Anna Aglietta, 23 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Al Foam la sensibilità pittorica e fotografica di Leider | Anna Aglietta

Al Foam la sensibilità pittorica e fotografica di Leider | Anna Aglietta