«Tutte le immagini scompariranno» recita l’incipit del romanzo Gli anni di Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022. Da questa suggestione si sviluppa il progetto-ricerca intitolato «Gli Anni» e dedicato al tema della collezione del museo, che inaugura il 19 dicembre al Museo Madre di Napoli, a cura della direttrice Eva Fabbris. «Se le immagini e i ricordi privati, come si dice nel romanzo, sono destinati a scomparire nel flusso della storia, le opere d’arte, passata l’urgenza del rapporto con l’attualità in cui sono state concepite, sono in grado di raccontare tanto la propria ricerca estetica e linguistica, quanto il contesto in cui sono state prodotte ed esposte. Le collezioni di un territorio possono dunque essere considerate depositi di storie, episodi e passaggi che fanno parte di un vissuto condiviso. Osservando questo presupposto la collezione del Madre dialoga con importanti raccolte pubbliche e private individuando ed esponendo opere emblematiche di annate significative per la storia sociale e per l’arte della città di Napoli e del mondo. Punto di partenza un’opera della collezione, “Delle distanze dalla rappresentazione” del 1968-69 di Carlo Alfano, e poi un’opera o gruppo di opere per decennio, fino al presente».
Un racconto in movimento destinato a cambiare periodicamente: dopo Alfano, «Nord, Sud, Est, Ovest giocano a Shanghai» del 1989 di Luciano Fabro (Museo e Real Bosco di Capodimonte), metafora della caduta delle ideologie; per gli anni Novanta un corpus di fotografie scattate da Nan Goldin a Napoli e dintorni nel 1996 (Castello di Rivoli; collezioni private); per gli anni 2020 invece le indagini di Luisa Lambri su Pompei e la struttura dell’immagine (Parco Archeologico di Pompei; Thomas Dane Gallery). La narrazione della mostra prosegue poi con i lavori di due giovani artisti, che per la prima volta esporranno a Napoli, e si interroga su sé stessa nella stanza curata dall’artista Federico Del Vecchio, partendo da un’opera del museo, per concludere infine nel dispositivo archivio, curato dall’artista Dora García, composto dai documenti-epistolario di Walter Benjamin e Asja Lācis, a cento anni dal loro soggiorno a Napoli e Capri.
«Il progetto proposto da Eva Fabbris all’atto della sua nomina, aggiunge Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, incuriosisce per questa modalità di indagare la storia dell’arte a Napoli degli ultimi decenni evidenziando alcuni momenti salienti. Tale lettura, distinguendosi dalla cronologia storiografica, riesce a fare emergere con evidenza il ruolo che ebbero in questa vicenda dell’arte le gallerie private e le istituzioni pubbliche, come Villa Pignatelli, Capodimonte e Sant’Elmo».
Sarà esposta dal 19 dicembre al 20 gennaio, per poi entrare nella collezione del museo, l’opera «Vermisst» di Santiago Torresagasti, vincitore con Nadia Tamanini (il cui lavoro entrerà invece nella collezione di Museion) dell’edizione 2024 del Premio Siena, progetto della Provincia Autonoma di Bolzano. L’artista esporrà al Madre anche l’opera «Agadez» (2016) e realizzerà un nuovo capitolo di «Vermisst», ricerca sull’assenza e sulla scomparsa.
È prevista invece per i primi mesi del 2025 la mostra sull’opera di Tomaso Binga (Salerno 1931), curata da Eva Fabbris con Daria Khan, preceduta lo scorso ottobre dalla presentazione della monografia Euforia (Lenz Press), a cura di Eva Fabbris, Lilou Vidal e Stefania Zuliani, progetto vincitore della dodicesima edizione di Italian Council, sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC e realizzato con il supporto dell’Associazione Amici del Madre, che affianca il museo in diverse attività. Proprio grazie a due borse di studio, rese disponibili dall’associazione a favore di giovani laureati, il Madre sosterrà Campo25, il corso di pratiche curatoriali della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, attività formativa di eccellenza. In programma per il 2025 anche la mostra d’archivio su Pietro Lista (Castiglione del Lago, Perugia, 1941).
Nell’ambito dei progetti internazionali, Eva Fabbris ha curato per il Madre la più grande retrospettiva finora realizzata sull’artista Kazuko Miyamoto attualmente in corso al Belvedere di Vienna (fino al 2 marzo 2025), che sviluppa, ampliandola, l’esposizione a Napoli del 2023.