«Untitled» (2004) di Wangechi Mutu (particolare)

Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano

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«Untitled» (2004) di Wangechi Mutu (particolare)

Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano

Al Man il rapporto tra uomo e biosfera

Nel museo di Nuoro gli artisti si fanno catalizzatori di un cambiamento, di un momento storico in cui si è fatto sempre più sottile il confine tra il possibile e l’impossibile, l’autentico e il (de)generato dall’intelligenza artificiale

Dal 5 luglio al 10 novembre il Man inaugura la mostra «Diorama-Generation Earth», a cura di Chiara Gatti ed Elisabetta Masala in collaborazione con Storyville: una nuova esperienza di attraversamento sinestetico del museo, sulla falsariga di quella che era stata due anni fa «Sensorama». Tutte le sale sono infatti trasformate in uno spazio dinamico e sensibile intriso di visioni e narrazioni, memorie della terra e inediti orizzonti. Largo così a creature e vegetazioni reali o ricreate, in una prospettiva artistica complice di un momento storico in cui si è fatto sempre più sottile il confine tra il possibile e l’impossibile, l’autentico e il (de)generato dall’intelligenza artificiale

Gli artisti italiani e internazionali coinvolti con dipinti e sculture, installazioni e video formulano una gamma di interpretazioni che oscillano dalla creatività mimetica alla trattazione del postnaturale, dall’ibridazione interspecifica alla tassidermia da Wunderkammer, dalla reinvenzione del paesaggio alle epifanie inesplorate dell’intelligenza generativa. Opere tese a fecondare una riflessione profonda sul nostro ruolo nella biosfera

Gli artisti come catalizzatori di un cambiamento, se necessario, radicale verso un futuro inclusivo e rispettoso di tutte le forme di vita. Il percorso di visita muove dal lontano estremo, con l’origine terrena e della galassia: è possibile assistere allo spettacolo della genesi, mentre lungo le sale ci si riappropria della «natura», nella cornice di un sistema che la imita e contestualmente la preserva, reimmaginandola, con i lavori di Vanessa Barragão, Mariko Kusumoto, Marta Roberti e Sarah Illenberger. Il mondo naturale in foggia scultorea o ritessuto a mano. Un’altra sezione sprigiona invece un taglio più futuribile, ecodistopico. Un tunnel di luce evoca un laboratorio per esseri ibridi (Théo Massoulier, Thomas Grünfeld, Giovanni Chiamenti) per sfociare in una megaopera di Wangechi Mutu. Il traguardo è un universo di fusione tra piante e umani, animali e alieni, maschile e femminile. Un pianeta senza più steccati. 

Maurizio Di Fazio, 03 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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