Un fantastico autunno a Venaria, si potrebbe dire sfogliando il programma delle iniziative in calendario nella residenza sabauda, diretta dallo scorso agosto da Chiara Teolato. Dopo il debutto alla Galleria Nazionale di Roma, arriva alla Reggia fino al 16 febbraio «Tolkien. Uomo, professore, autore», la più importante monografica dedicata in Italia al popolare narratore britannico, linguista e filologo. Per dimensioni, materiali inediti esposti e spettacolarità di allestimento, l’esposizione, ideata e promossa dal MiC con Oxford University (dove Tolkien fu docente), realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare con curatela di Oronzo Cilli e cocuratela di Alessandro Nicosia, va alla scoperta dell’autore della saga del Signore degli Anelli, mettendo anche in luce l’eredità artistica del caposcuola del genere fantasy.
Dopo le mostre su Constable e Turner nel 2022-23, la collaborazione tra Reggia di Venaria e Tate Uk prosegue con «Blake e la sua epoca. Viaggio nel tempo del sogno», a cura di Alice Insley. Protagonista dell’arte romantica, William Blake (1757-1827) elaborò in poesia e in pittura un personale linguaggio, teso e sospeso tra dramma e immaginazione. Ignorato in vita e talvolta deriso per via della sfrenata visionarietà, Blake ha ispirato generazioni di artisti successivi. Le sue opere, ordinate in sezioni tematiche (Incantesimi, Creature fantastiche, Orrore e Pericolo, Il Gotico, Uno sguardo romantico al Passato, Satana e gli Inferi) e messe in dialogo con quelle degli autori che lo hanno influenzato (Henry Füssli, Benjamin West, John Hamilton Mortimer), saranno esposte fino al 2 febbraio. I titoli delle sezioni ben dichiarano il sentimento del tempo in cui visse Blake. Un’epoca di rivolgimenti radicali: sconfitta della Gran Bretagna nelle guerre d’indipendenza americane, onda lunga delle rivoluzioni francese e haitiana degli anni ’90 del Settecento, conflitti anglo-francesi, il tumultuoso sviluppo tecnologico e industriale immancabilmente accompagnato da forti disordini politici e sociali.
Col senno di poi, pare ovvio che al tramontare degli ideali illuministi dovessero levarsi di contro la fascinazione dell’orrido e del soprannaturale, la passione per i soggetti stregati e mostruosi, il culto del rovinismo. Tra remoti ricordi scolastici potrebbe riaffacciarsi alla mente il 1764, anno d’uscita del Castello di Otranto di Walpole, battistrada della letteratura gotica moderna (ma per inquadrare quel momento storico-artistico, non fa mai male ripassare il vangelo prazziano di La carne la morte e il diavolo e gli studi del grande anglista in generale).
Come molti suoi contemporanei in preda a un’angoscia da fine del mondo, Blake riscopre Shakespeare, Milton che nel Paradise Lost (1667) aveva fatto di Satana un eroe prometeico, e il Gotico. Modello ideale di un’arte viva e spirituale, «Il Gotico è Forma Vivente, scriveva Blake intorno al 1822. La Forma Vivente è Esistenza Eterna». Per scampare ai mala tempora non restava infatti che rifugiarsi nel passato o evadere in dimensioni immaginarie, «Anywhere out of the World», dirà qualche decennio dopo il più grande poeta della vita moderna.
Fino al 10 novembre proseguono il «Bestiario» di Luigi Mainolfi, oltre 20 sculture del 1978-2020 ispirate ai codici miniati medievali e alla zoologia fantastica di Borges, nonché «The best of Glasstress», prima edizione fuori della laguna veneziana del progetto ideato e prodotto dalla Fondazione Berengo che promuove l’uso del vetro nel mondo dell’arte contemporanea.
Curata dall’ex direttore Guido Curto e da Adriano Berengo presenta una trentina di opere dal 2013 a oggi realizzate nel laboratorio di Berengo a Murano da artisti come Ai Weiwei, Vanessa Beecroft, Tony Cragg, Vik Muniz, Jaume Plensa, Laure Prouvost.