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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliRoma, per gli antichi già città eterna, è una iper-città, perché universale. La mostra «Barocco globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini», alle Scuderie del Quirinale dal 4 aprile al 13 luglio, affonda nell’unicità di una metropoli che ha, quale genius loci, l’essere crocevia di genti e culture. E se la mostra sul Colle del Quirinale, realizzata con la Galleria Borghese e con la partecipazione e la collaborazione di prestigiose istituzioni e musei nazionali e internazionali, presenta, con opere, documenti e oggetti, una Roma attraversata, nel secolo del Barocco, da viaggiatori dall’Africa, dall’America, dall’Oriente e dal Medio Oriente, con storie di tratte intercontinentali, incontri, ambascerie, che intessono una fitta trama di scambi diplomatici e confronti culturali, ciò è nel solco di una tradizione che ha visto la città già essere capitale di un impero e poi della Cristianità. Nella grande città sul Tevere, infatti, in antichità si incontravano persone di tutta Europa, dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente. Così nel Medioevo e nei secoli a seguire, quando, ad attrarre milioni di pellegrini da ogni dove nella città sede del papato, era la possibilità, ritenuta salvifica per i cristiani, di pregare sulla tomba di Pietro.
Con «Barocco globale» s’intende fare di uno stile dell’arte e dell’architettura lo scenario di rapporti internazionali, quelli che portarono, come recita ancora il titolo della mostra, «il mondo a Roma». Ecco che opere d’arte di maestri del Barocco come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, ci proiettano in un mondo multietnico e multiculturale, in cui missionari e diplomatici mettevano in dialogo, alla corte dei Papi, il Giappone con la Persia, il Congo col Nuovo Mondo. Tale rete è stata tessuta dai curatori della mostra, Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, e Francesco Freddolini, storico dell’arte. Una rete di viaggiatori, religiosi, ambasciatori e artisti. Alcuni tornavano in patria, portando perle di conoscenza ed esperienza. Altri rimanevano a Roma, alimentando quel germe cosmopolita che a Roma è inciso nelle pietre.