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Il Mausoleo dell'imam al-Bahir a Mosul (distrutto nel 2014) in una fotografia di Henry Viollet del 1908, Parigi, Bulac, Fonds Henry Viollet

© Maria Lavabre Viollet/CeRMI-UMR8041 du Cnrs

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Il Mausoleo dell'imam al-Bahir a Mosul (distrutto nel 2014) in una fotografia di Henry Viollet del 1908, Parigi, Bulac, Fonds Henry Viollet

© Maria Lavabre Viollet/CeRMI-UMR8041 du Cnrs

Archivi Viollet e Godard: memoria dell’architettura islamica

Le raccolte fotografiche dei due architetti francesi custodiscono una testimonianza unica sullo stato originario di monumenti oggi scomparsi o profondamente restaurati

Martina Massullo

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Henry Viollet (1880-1955) e André Godard (1881-1965) sono due architetti francesi che hanno contribuito alla conservazione e allo studio del patrimonio architettonico mediorientale. A testimoniare il loro impegno in anni di missioni sono giunti fino a noi due archivi fotografici di notevole interesse.

Nel 2022, una residenza di ricerca presso la Bibliothèque universitaire des langues et civilisations (Bulac) e il Centre de recherche sur le monde iranien di Parigi mi ha permesso di realizzare il progetto di valorizzazione scientifica «Il patrimonio architettonico dei Paesi islamici nel fondo fotografico Henry Viollet», parte del programma CollEx-Persée volto a rafforzare il legame tra il mondo della ricerca e le biblioteche con collezioni d’eccellenza. Il fondo fotografico Henry Viollet, conservato alla Bulac, comprende 916 negativi su lastre di vetro e circa 2mila positivi realizzati tra il 1911 e il 1913 da un architetto con una spiccata passione per l’archeologia. Tre missioni finanziate dal Ministero francese dell’Educazione e delle Belle Arti diedero a Viollet l’occasione di esplorare il Vicino e Medio Oriente, allontanandosi dai percorsi noti dell’epoca per documentare aree poco conosciute. Le sue fotografie costituiscono una testimonianza unica sullo stato originario di monumenti oggi scomparsi, deteriorati o profondamente restaurati. Il progetto ha promosso la creazione di un percorso digitale dedicato alla presentazione e alla consultazione dell’archivio fotografico attraverso l’uso di modelli informativi accessibili e interrogabili. 

Isfahan, antico mihrab nella moschea di Djouma, in una fotografia di Henry Viollet del 1912. © Maria Lavabre Viollet

Il lavoro si è concentrato sui negativi su lastre di vetro, digitalizzati negli anni ’90 dal Cnrs, proprietario del fondo. Le immagini sono state archiviate per garantirne la conservazione a lungo termine e documentate con la collaborazione di una rete di esperti di arte islamica: oggi sono accessibili sulla biblioteca digitale della Bulac e su Internet Archive. 

La catalogazione degli archivi cartacei ha permesso inoltre di collegare le fotografie a quaderni di scavo, note di viaggio, schizzi e altri documenti. Pochi sanno che Viollet fu il primo a condurre sondaggi archeologici a Samarra, capitale del califfato abbaside tra l’836 e l’892. Con lui, nel 1910, lavorava André Godard, destinato a diventare una figura centrale nell’archeologia orientale: prima come architetto della Délégation archéologique française in Afghanistan (1923-24), poi come direttore dei Servizi archeologici dell’Iran (1928-60), dove si dedicò alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio persiano. L’archivio fotografico di Godard è conservato presso il dipartimento di arte islamica del Louvre che a lungo è stato impegnato nella digitalizzazione e nel restauro del fondo. Nel 2023, l’esperienza sugli archivi Viollet, in parte complementari a quelli di Godard, mi ha condotto a collaborare al progetto di pubblicazione online, sul database del museo, delle 14mila immagini presenti nell’archivio di André Godard e di sua moglie Yedda Reuilly Godard (1889-1976), arabista e pittrice. Il ricco repertorio fotografico, tra documentazione di lavoro e souvenir di viaggio, non solo offre materiali in gran parte inediti sul patrimonio iranico, ma illustra anche le reti e i legami, sia professionali che personali, della coppia.

Le immagini conservate in questi due archivi riflettono l’interesse architettonico dei loro autori, ma anche una profonda sensibilità verso la dimensione storico artistica dei monumenti. Oggi rappresentano una preziosa fonte per l’analisi dei materiali e delle tecniche costruttive del patrimonio architettonico mesopotamico e iranico, per la documentazione dei contesti e la ricerca sulla provenienza di reperti di epoca islamica non più in situ o per lo studio del repertorio epigrafico dei monumenti fotografati. 

Una veduta frontale del Castello di el Aschik a Samara, sul Tigri in una fotografia di Henry Viollet del 1910. © Maria Lavabre Viollet

Martina Massullo, 12 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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ORIENTALISTE ITALIANE ALL’ESTERO • Lauree alla Sapienza di Roma e all’Orientale di Napoli, dottorato in archeologia e epigrafia islamica ad Aix-Marseille, lavora attualmente presso il Département des Arts de l’Islam del Musée du Louvre come documentalista

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