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L’ex Esma, ora Museo e Luogo della Memoria creato nel 2004 per promuovere e difendere i diritti umani

Foto turismo.buenosaires.gob.ar/

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L’ex Esma, ora Museo e Luogo della Memoria creato nel 2004 per promuovere e difendere i diritti umani

Foto turismo.buenosaires.gob.ar/

Argentina, la guerra di Milei alla storia minaccia gli spazi artistici

Dopo aver chiuso di fatto due centri culturali, il presidente argentino sembra aver preso di mira il Museo Esma, ex centro di detenzione e tortura durante la dittatura, patrimonio mondiale dell’Unesco

Carolina Ana Drake

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Il presidente dell’Argentina Javier Milei, in carica dal 10 dicembre 2023, nel tentativo di cancellare le storie delle vittime della dittatura argentina di Jorge Rafael Videla, ha iniziato a chiudere anche gli spazi artistici. Tra il 1976 e il 1983 più di 30mila persone furono fatte sparire dal Governo di Videla per non meglio identificati «crimini» contro il regime. Da quando Milei è entrato in carica, lui e i suoi alleati hanno cercato di stravolgere la storia di una dittatura brutale, tanto da arrivare di recente a dipingere l’oppressione di un popolo come una guerra civile tra attori ugualmente potenti.

Al centro di questa battaglia per riscrivere la storia sembra esserci il Museo e Luogo della Memoria Esma di Buenos Aires, un'ex prigione clandestina trasformata in memoriale delle vittime della giunta e patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2023. Milei ha già chiuso un centro culturale e un centro per i diritti umani situati nel complesso dell’Esma (acronimo di Escuela de Mecánica de la Armada, scuola di formazione degli ufficiali della Marina, poi divenuto tristemente noto come il più grande centro di detenzione, tortura e sterminio durante la dittatura; Ndr); il museo più grande potrebbe essere il prossimo.

 

Il Centro Cultural Haroldo Conti è una delle numerose organizzazioni presenti nel campus del Museo Esma. Prende il nome da uno scrittore argentino scomparso nel 1976. Dal 2004, il Centro Conti organizza eventi pubblici, concerti e mostre, custodendo una collezione permanente di opere donate da artisti impegnati nella difesa dei diritti umani, tra cui León Ferrari, Carlos Alonso e Diana Dowek.

 

Il Conti ha anche una tradizione di grandi mostre, tra cui l’annuale mostra di fotogiornalismo dell’Associazione dei reporter della Repubblica Argentina (Argra), una delle più importanti del Paese, che presenta il lavoro di oltre 100 fotografi. Lo scorso gennaio però il segretario argentino per i diritti umani, Alberto Baños, ha annunciato che il Conti sarebbe stato chiuso «temporaneamente»  per «ristrutturazione interna». Cinquanta degli 87 dipendenti sono stati licenziati. Le gallerie del Conti sono ora vuote.

 

All’inizio di aprile il Governo Milei ha adottato misure per sospendere le attività dell’Espacio Memoria, anch’esso situato nel complesso del Museo Esma. Il ministro della Giustizia argentino, Mariano Cúneo Libarona, ha annunciato la sospensione del pagamento degli stipendi del personale e dei fondi per la manutenzione del centro «fino a quando non sarà effettuata una verifica per stabilire come sono stati spesi i fondi del bilancio». Come per il Conti, il futuro dell’Espacio Memoria rimane incerto. (Il Conti, l’Espacio Memoria e il Museo Esma sono tutti centri pubblici finanziati dallo Stato e gestiti dal Segretariato per i diritti umani dell‘Argentina, che ha subito recentemente una serie di cambiamenti e licenziamenti di massa).

 

 

Il personale del centro culturale osteggiato

I dipendenti del Conti hanno tentato più volte di comunicare con il Governo di Milei in merito al futuro del centro. «È dall'anno scorso che chiediamo di incontrare i funzionari, ma loro hanno risposto con ulteriori licenziamenti», dichiarava a gennaio a Radio Trinchera Nana González, leader sindacale dell’associazione dei lavoratori statali ed ex dipendente del Conti. A «The Art Newspaper» ha riferito che la riapertura è ancora improbabile: «Il Conti rimane chiuso e la maggior parte dei dipendenti è stata licenziata in modo definitivo, mentre alcuni sono ancora in attesa del rinnovo del contratto».

 

Secondo Esteban Lisandro Herrera, che lavorava nel dipartimento di comunicazione del Conti, per il 2024 il centro non aveva alcun budget. Baños, aggiunge Herrera, avrebbe incontrato i dipendenti del Conti solo due volte, sollecitandoli a non inserire nulla di «controverso» nella programmazione del centro. «Ha chiesto di non utilizzare un linguaggio inclusivo e concetti come “memoria”, “verità” e “giustizia” in nessuna programmazione ufficiale, aggiunge Herrera. Ma il centro si trova in un luogo in cui sono state commesse torture e violazioni dei diritti umani, quindi come facciamo a parlare di ciò che è successo durante la dittatura?». Entrambi i genitori di Herrera sono scomparsi durante il regime di Videla e lui continua ancora a cercare un fratello che dovrebbe essere nato mentre sua madre era incarcerata. «Non si perde mai la speranza di ritrovare un familiare», dice.

 

I lavoratori del Conti, prosegue Herrera, hanno continuato a programmare eventi e mostre per tutto il 2024  condividendo tutto con Baños, il quale però non ha mai risposto alle loro segnalazioni. A marzo 2024 sono iniziate le ondate di licenziamenti, proseguiti fino alla fine di dicembre. «È stato inviato un messaggio sui social media in cui ci veniva chiesto di non andare al lavoro, perché il centro stava chiudendo, racconta Herrera. Abbiamo dovuto prendere le nostre cose scortati dalla polizia».

 

Baños ha riferito al personale che il Conti avrebbe riaperto nel marzo 2025 con un nuovo direttore, ma ciò non è avvenuto. «Il centro rimane chiuso e senza un direttore, conferma Herrera. Molti dipendenti, me compreso, sono in attesa di sapere se potranno ottenere un nuovo contratto per tornare al lavoro».

 

Nonostante il suo status di patrimonio dell’Unesco, il Museo Esma, potrebbe essere il prossimo a chiudere. «Anche se tecnicamente non ha chiuso, il governo sta facendo di tutto per limitarne l’apertura al pubblico. Di certo non funziona al 100%», dice Herrera. Il museo è attualmente aperto solo quattro giorni alla settimana (anziché cinque) e 55 dipendenti sono stati licenziati. L’opinione delle persone vicine al museo è che esso stia lentamente chiudendo a causa della mancanza di fondi.

 

Eventi sotto esame

Anche gli eventi del Museo Esma sono sotto stretta sorveglianza. A febbraio, mentre migliaia di persone si erano radunate al museo per un concerto gratuito del rapper e cantautore Milo J, pochi minuti prima dell’inizio il Governo di Milei ha bruscamente annullato lo spettacolo a causa di una presunta mancanza di permessi. Il management di Milo J ha parlato di un «atto di censura». Il musicista diciottenne, che da tempo appoggia cause legate ai diritti umani, sostiene di aver sempre avuto i permessi necessari. «Immagino, ha scritto su Instagram, che riunire 20mila persone in un luogo della memoria non piaccia al Governo».

 

Gli attivisti argentini hanno risposto con grandi manifestazioni alle recenti aggressioni contro le organizzazioni per i diritti umani. Il 24 marzo, i manifestanti hanno commemorato il 49mo anniversario del colpo di Stato militare che portò al potere Videla. Decine di migliaia di persone sono scese nelle strade di Buenos Aires per ricordare i crimini della dittatura e contestare il governo Milei. (Lo stesso giorno, nel tentativo di «smentire» i racconti delle vittime degli anni più bui del Paese, il Governo ha pubblicato un video, cercando di ridefinire quel periodo come una guerra civile). I manifestanti hanno portato uno striscione gigante con le foto dei «desaparecidos» al grido di «Milei basura, vos sos la dictadura» (Milei, spazzatura, sei la dittatura).

Carolina Ana Drake, 15 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Argentina, la guerra di Milei alla storia minaccia gli spazi artistici | Carolina Ana Drake

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