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Buddha assiso in meditazione nella posizione del loto (particolare), II-III secolo d.C., arte del Gandhara, Pakistan settentrionale, Roma, Museo delle Civiltà

© Museo delle Civiltà, Mnao, Foto Verdecchi e Vita

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Buddha assiso in meditazione nella posizione del loto (particolare), II-III secolo d.C., arte del Gandhara, Pakistan settentrionale, Roma, Museo delle Civiltà

© Museo delle Civiltà, Mnao, Foto Verdecchi e Vita

Arte asiatica: un patrimonio che non deve essere invisibile

Oltre 250 relatori da tutto il mondo hanno discusso di questo settore alla quarta conferenza internazionale dell’«European Association for Asian Art and Archaeology» a Lisbona. Il contributo italiano ha rilanciato collezioni, censimenti e prospettive di ricerca

Valentina Laviola

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Dall’8 al 13 settembre 2025 si è tenuta a Lisbona la quarta conferenza della European Association for Asian Art and Archaeology (Eaaa), organizzata con la partecipazione di Asia Collections Network-Europe (Acn-Europe). Nel vasto panorama internazionale rappresentato dagli oltre 250 relatori presenti, 15 studiose, ricercatrici e curatrici affiliate a istituzioni italiane hanno mostrato la vitalità e la qualità della ricerca sviluppata in Italia nel campo dell’arte e dell’archeologia asiatica. Il panel «Riscoprire le collezioni d’arte asiatica in Italia: censimento, ricerca e ricostruzione» si è costituito con l’intento di dimostrare l’incredibile quantità delle collezioni d’arte islamica e asiatica in Italia, evidenziando i progetti attivi in un settore apparentemente dormiente. Despina Zernioti, direttrice del Museo di Arte Asiatica di Corfù, ha coordinato gli interventi offrendo la propria esperienza nella gestione di una collezione asiatica in un Paese che è fortemente connotato, come l’Italia, da una tradizione archeologica e artistica dominata dalla Classicità. I progetti, pur avendo come tema ambiti culturali diversi, hanno condiviso l’obiettivo di recuperare la storia dei rapporti tra l’Italia e i Paesi asiatici; sensibilizzare circa l’urgenza di salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio spesso trascurato; stimolare l’organizzazione di mostre e programmi educativi per diffondere la conoscenza delle culture asiatiche presso i pubblici di musei, scuole, università e istituzioni culturali.

Ilaria Bellucci (Università Cattolica Milano) ha tracciato un quadro dello stato del censimento delle collezioni asiatiche in Italia, evidenziando l’ampiezza e la varietà dei materiali (dalla Cina e dal Giappone all’Asia centrale e islamica) e sottolineando l’urgenza di una strategia condivisa per tutelare e valorizzare un patrimonio spesso frammentato e invisibile al grande pubblico. Giulia Pra Floriani (Università Ca’ Foscari) ha ricostruito la storia del primo «Museo Orientale» a Roma, nato all’interno dell’IsMEO negli anni Trenta, e il ruolo chiave di Giuseppe Tucci. Laura Giuliano (Museo delle Civiltà, Roma) ha presentato il progetto di ricomposizione virtuale delle collezioni gandhariche divise tra Roma e lo Swat Museum in Pakistan. Valentina Laviola (Università «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara) ha illustrato il censimento del patrimonio dall’Iran conservato a Roma, tramite un archivio digitale che comprende reperti e opere dall’Antichità all’epoca moderna. A completare il quadro, Elisabetta Raffo (Fondazione Bruschettini, Genova) ha presentato le attività della Fondazione, impegnata a trasformare una delle più importanti collezioni private di arte islamica e asiatica al mondo in un progetto culturale italiano di respiro pubblico e internazionale.

Altri contributi italiani hanno esplorato specifici casi di studio: Federica Bosio (Università di Padova) ha analizzato la collezione missionaria cinese dell’ex Convento di San Rocco a Rovereto; Anna Antonini (Mudec, Milano) ha riportato alla luce la storia della collezione Puini nei Musei del Castello Sforzesco; Eline Van den Berg (Mic, Faenza) ha presentato il nuovo riallestimento della galleria di ceramiche asiatiche del museo; Chiara Policardi (Università di Milano) ha discusso le prime attestazioni iconografiche dei vāhana nell’arte indiana antica.

Infine, l’Università di Bologna ha offerto un contributo sul versante contemporaneo con il panel «Innovative Expressions of Chinese Calligraphy in Contemporary Times and their Data Knowledge Representation», coordinato da Adriana Iezzi con Daniele Caccin, Martina Merenda e Marta R. Bisceglia. Inserito nel progetto Erc Write (New Forms of Calligraphy in China: A Contemporary Culture Mirror), il panel ha mostrato come la calligrafia cinese, da sempre considerata la più alta delle arti, stia assumendo nuove forme negli ambiti di arti visive contemporanee, arti decorative e applicate, arti performative e arte dei graffiti. 

I contributi hanno evidenziato l’impatto delle tecnologie digitali sulla produzione artistica; la presenza di narrazioni femministe nella performance calligrafica; il dialogo tra graffiti e calligrafia cinese in contesto urbano; la creazione dell’archivio digitale Write per raccogliere e interpretare tali pratiche.

Pur da punti di vista diversi, tutti gli interventi hanno messo in evidenza la ricchezza delle collezioni di arte, archeologia ed etnografia provenienti dal continente asiatico conservate in istituzioni statali, civiche, diocesane e private d’Italia. Un patrimonio la cui mappatura e catalogazione era già stata lanciata negli anni Ottanta dall’allora Museo Nazionale d’Arte Orientale (Mnao) con il progetto «Arte Orientale in Italia». Un nuovo impulso in questo senso si rinnova oggi grazie all’accordo tra Acn-Europe e Museo delle Civiltà di Roma, che nel 2016 ha ereditato le funzioni del Mnao.

Durante il convegno Eaaa è emerso chiaramente che la molteplicità delle collezioni asiatiche in Italia rischia di tradursi in dispersione: lo sviluppo di reti dedicate alla valorizzazione delle collezioni, pur nella grave carenza di curatori orientalisti, mira a superare tali difficoltà. Accanto alla conservazione e valorizzazione, si avverte anche la responsabilità di trasmettere la conoscenza del mondo islamico e asiatico quale strumento sempre più significativo in un’Europa che non può più permettersi di rimanere ripiegata su sé stessa.

L’autrice, PhD, è docente a contratto di Archeologia e storia dell’arte musulmana, Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, Università degli studi «G. d'Annunzio» Chieti - Pescara

Valentina Laviola, 05 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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