Valentina Laviola
Leggi i suoi articoliNell’aprile 2023 l’Università di Napoli L’Orientale ha ospitato a Palazzo Du Mesnil una tavola rotonda dal titolo «Il patrimonio artistico islamico in Italia». Gli organizzatori Michele Bernardini e Roberta Giunta (entrambi docenti del Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo) hanno accolto tredici fra i principali musei in possesso di collezioni islamiche e due collezioni private: Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis, Palermo; Museo Archeologico Nazionale, Cagliari; Mao-Museo di Arte Orientale, Torino; Museo di Castelvecchio, Verona; Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza; Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo; Museo Nazionale del Bargello e Museo Stibbert a Firenze; Museo Poldi Pezzoli e Museo delle Culture a Milano; Museo e Real Bosco di Capodimonte e Museo Orientale U. Scerrato a Napoli; Vittoriano e Palazzo Venezia, Roma; la Collezione Aron e la Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica.
Oscar Nalesini (a lungo curatore degli archivi fotografici del Museo Nazionale d’Arte Orientale G. Tucci di Roma) è intervenuto in rappresentanza dell’Istituto per l’Oriente C. A. Nallino di Roma. La composizione eterogenea rispecchia la ricchezza e complessità del mosaico italiano: grandi poli e piccole realtà, istituzioni che affrontano la difficile sfida di inserire una collezione islamica all’interno di un contesto dalla diversa vocazione e realtà specializzate in orientalistica; collezioni basate su un solo tipo di materiale e altre estremamente variegate dal punto di vista della provenienza geografica e cronologica delle opere.
Questo primo incontro (inteso come inaugurale di una serie) aveva l’obiettivo di riunire le principali collezioni islamiche italiane, offrendo uno spazio di discussione informale per avviare un percorso di comunicazione, far emergere idee e necessità, stimolare progetti. È emerso chiaramente il rammarico per la scarsa visibilità che le collezioni islamiche hanno oggi in Italia e di conseguenza la poca risonanza garantita ai manufatti, alle esposizioni, agli studi che vengono condotti. Ciò è dovuto anche all’assenza endemica di figure di specialisti in arte e archeologia islamica all’interno dei musei. È obiettivo comune, dunque, portare alla luce l’importanza che l’arte islamica ha avuto nelle maglie storiche del nostro Paese e il patrimonio, spesso unico, che le collezioni italiane custodiscono. Solo facendo rete sarà possibile valorizzare anche le opere isolate ponendole in comunicazione con quelle più note.
L’Università di Napoli L’Orientale, che nel proprio museo universitario raccoglie una collezione islamica, si propone come punto di riferimento scientifico e promotrice di un censimento preliminare delle collezioni islamiche italiane: tutti gli enti non ancora coinvolti, indipendentemente dalla quantità delle opere possedute, sono invitati a partecipare. Molti progetti sono in cantiere e verranno raccontati in questa sede. Nel frattempo, alcune voci dai sopracitati musei ci spiegano le ragioni per la creazione di questa rete.
Maria Maddalena De Luca, Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis, Palermo
«La rete è il luogo del confronto degli studi, la ricostruzione e il riconoscimento di un comune substrato costituito, quando non da segni diretti, da influssi culturali e interessi collezionistici. Il patrimonio di raccolte, frutto di filologia, orientalismo o semplice amore del lusso, restituisce l’immagine di un fermento vivo e diffuso, che non può essere ignorato».
Davide Quadrio, Mao-Museo di Arte Orientale, Torino
«L’Italia come frontiera permeabile, come luogo sincretico assoluto. Se l’Italia è qualcosa lo deve alla sua capacità trasformativa, al suo essere culturalmente instabile. Luogo del flessibile e in questo la sua forza. Allora l’arte islamica è parte di questa sintassi culturale che fa dell’Italia un luogo della trasformazione: luogo della rottura massima, dell’osare e della passione che fa dei gesti sapienti la base della propria tradizione trasformativa».
Antonella Arzone, Musei Civici, Verona
«La rete d’arte islamica rappresenta uno stimolo per dedicarsi con nuova energia alla valorizzazione dei manufatti già noti e allo studio di quelli poco conosciuti presenti nelle nostre collezioni. Si tratta di un’utile opportunità per mettere in dialogo oggetti apparentemente lontani, come quelli dei Musei Civici veronesi, dislocati in sedi diverse e appartenenti a raccolte eterogenee».
Valentina Mazzotti, Mic-Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza
«Il Museo Internazionale delle Ceramiche (Mic) di Faenza possiede una vasta raccolta di materiale frammentario prevalentemente di ambito siro-egiziano, oltre a un interessante nucleo di ceramiche persiane dal IX-X secolo fino all’età moderna. La creazione di una rete delle collezioni italiane di arte islamica rappresenta un’importante opportunità di studio e conoscenza dei patrimoni museali nella prospettiva di una divulgazione sempre più allargata e condivisa, soprattutto con l’ausilio delle nuove tecnologie».
Riccardo Franci, Museo Stibbert, Firenze
«Come evidenziato dalla prima tavola rotonda tenutasi presso l’Università di Napoli L’Orientale, le collezioni d’arte islamica sono una realtà diffusa su tutto il territorio nazionale. La loro genesi è estremamente eterogenea e la loro conservazione e valorizzazione è demandata a istituzioni di natura molto variegata. Una rete delle collezioni islamiche è chiamata a fornire un coordinamento di idee e competenze che possa contribuire a risolvere problemi, suggerendo nuovi standard e approcci che al momento sono inevitabilmente disomogenei».
Anna Antonini, Mudec-Museo delle Culture, Milano
«La rete ci aiuta nel dare un senso alla nostra collezione, frammentaria per natura poiché civica e frutto di donazioni diverse e non di un progetto specifico e mirato. Nell’insieme di quelle del panorama nazionale la collezione del Mudec si completa e contribuisce a dipingere il rapporto del nostro Paese con le arti islamiche».
Valentina Soviero, ViVe-Vittoriano e Palazzo Venezia, Roma
«La possibilità di costruire una rete delle collezioni islamiche in Italia rappresenta un’occasione imperdibile nello scenario culturale contemporaneo. Ciascuna collezione museale apre una finestra sulla cultura del mondo islamico e insieme quello italiano, evidenziando il sincretismo culturale di queste civiltà nel corso dei secoli. Ogni collezione, da Milano a Palermo, è una tessera che completa il grande mosaico della storia del Mediterraneo e integra la narrativa con prospettive uniche, promuovendo il dialogo interculturale e sottolineando il valore dello scambio continuo, dell’integrazione di molteplici tradizioni culturali. Tanto potenziale richiede, e merita, lo sforzo congiunto di specialisti e istituzioni».
Elisabetta Raffo, Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica, Genova
«L’Italia è da sempre al centro delle più importanti rotte che univano Mediterraneo e continente eurasiatico: la collezione e la biblioteca raccolte in oltre 60 anni dallo studioso e imprenditore Alessandro Bruschettini testimoniano che l’arte islamica è parte imprescindibile del nostro patrimonio. Una rete di istituzioni e collezioni che permetta di approfondirne la conoscenza contribuirà a diffondere il valore universale dell’arte e ad arricchire i progetti culturali ed interculturali del nostro Paese, delineando in maniera scientifica e strutturata l’importanza di questo ambito artistico e offrendo nuove opportunità di ricerca, di studio e di lavoro nel settore».
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