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Franco Monetti
Leggi i suoi articoliSergio Marinelli (Tregnago, Verona, 1950) presentando il secondo volume del suo lavoro pubblica l’introduzione della Galleria di Giambattista Marino del 1619, nella quale il poeta ironizzava sottilmente sul fatto di non voler fare tutto lui. Questo è pure il pensiero di Marinelli, che non pare preoccuparsi per nulla delle sue poesie, racchiuse in più di tre anni e quattro mesi, con un numero impressionante di riferimenti artistici, anche moderni. La Galleria di Marinelli provoca di colpo una partecipazione sicuramente simpatetica.
I tre volumi (due sono stati pubblicati negli anni passati) si presentano come trine di sottile umorismo, talvolta di pungente ironia, soprattutto per certi artisti moderni, ma senza sconfinare nel sarcasmo. Elegante divertimento di chi sa di poter dominare la complessa problematica sull’arte. Con in più una vena malinconica.
Spunti fulminanti fissano sensazioni riproposte in modo convincente con riflessioni personali: opere e autori colti nel loro profondo appena con un tocco, una sola frase. Agile intelligenza, provocata e provocante nella scelta dei temi: un fuoco d’artificio continuo di scelte non casuali.
Critica d’arte vestita di poesia, che postula un amore stringente per l’arte.
La Galleria, di Sergio Marinelli, vol. IV-V, pp. 318, Scripta ed., Verona 2015, € 19,50
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