Valentina Laviola
Leggi i suoi articoliTra i tanti tesori ancora poco noti, custoditi in Italia da enti ecclesiastici, vi è un tessuto ritrovato fortunosamente nel 2014 a Lanciano, avvolto in condizioni di grave deterioramento in un’intercapedine della Torre della Candelora, l’antico campanile che costituisce l’ultima testimonianza della Chiesa di San Giovanni Battista, demolita nel 1948.
Il recupero è stato possibile grazie al restauro condotto da Tiziana Benzi (Studio restauro conservazione tessile, Piacenza) su incarico della Soprintendenza per i Beni storici, artistici e etnoantropologici dell’Abruzzo, allora diretta da Lucia Arbace, e sostenuto dal programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo. La casula, esposta a Milano nel 2016 alle Gallerie d’Italia in «La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori restaurati», fu in seguito restituita alla propria comunità e affidata al Museo Diocesano di Lanciano (Arcidiocesi Lanciano-Ortona) dove è oggi esposta.
Il tessuto si è rivelato un paramento sacro, realizzato con un lampasso in seta azzurra e gialla, broccato in oro (la croce in velluto a formelle figurate è più tarda). La seta è arricchita con oro membranaceo, ovvero strisce d’oro su membrane di intestino animale, avvolto in questo caso su un’anima in lino. Questo tipo di lavorazione, oltre a rivelare la raffinatezza del manufatto, fornisce anche un’indicazione cronologica, poiché tipicamente la si riscontra con l’introduzione in Occidente dei panni tartarici, ricchissimi tessuti prodotti tra fine XIII e inizio XIV secolo nell’impero mongolo, caratterizzati da seta ed elevate percentuali di oro purissimo. Da segnalare anche la presenza di pseudoiscrizioni o pseudoscrittura araba, ancora da verificare. La trasmissione di questi caratteri in Italia e la loro trasmigrazione anche in opere di produzione italiana è largamente nota e proprio nei tessuti provenienti dai territori islamici, oggetti di facile circolazione, si rintracciano i modelli di riferimento.
Questa preziosa veste si inserisce nel filone dei pregiati tessuti di manifattura islamica o tessuti di manifattura italiana ispirati alla «moda» islamica che rappresentano una delle punte di diamante del patrimonio artistico conservato in Europa.
L’importanza di questi reperti risiede tanto nel loro valore individuale, conferito dalla preziosità dei materiali e delle tecniche di manifattura, quanto nella rilevanza di testimonianze storiche. Il ruolo di questi tessuti quali ponti di contatto tra mondo islamico e reimpiego in ambito cristiano è tale da invocare la costituzione di un percorso di visita integrato, una sorta di mappa attraverso l’Italia e, perché no, l’Europa alla riscoperta di realtà anche meno note. La casula di Lanciano finora è apparsa solo nella scheda proposta nel catalogo Restituzioni 2016 ed è evidente la necessità di approfondire le ricerche circa origine e contesto di manifattura, compararne la decorazione col repertorio iconografico islamico e italiano e verificare la natura dell’elemento pseudoepigrafico, al fine di giungere a un’attribuzione cronologica e geografica tenendo conto delle informazioni emerse in fase di restauro.
In tal senso, il 10 e 11 dicembre, l’Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara e il Museo Diocesano di Lanciano ospiteranno un convegno dal titolo «La casula di Lanciano e la circolazione di manufatti preziosi in età angioina tra Oriente e Occidente», organizzato da Gaetano Curzi nell’alveo delle iniziative promosse dal progetto Prin «The Angevin World, the Papacy and the East: 1250-1450», al quale collaborano Università di Napoli L’Orientale, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara. Il programma coinvolge bizantinisti, paleografi, storici dell’arte medievale, esperti di tessuti sacri, reliquie e figure di santi provenienti dall’Oriente, nonché storici e storici dell’arte islamica, riuniti per discutere in una prospettiva multidisciplinare la produzione e circolazione di oggetti suntuari tra mondo cristiano e islamico; la restauratrice illustrerà le qualità tecniche della casula e il processo di recupero. L’evento sarà aperto da Avinoam Shalem. La seconda giornata, al Museo Diocesano di Lanciano (dove sarà possibile visionare l’opera), fornirà anche l’occasione per riflettere sulle migliori strategie di conservazione ed esposizione del reperto per assicurarne la sopravvivenza il più a lungo possibile. Seguirà la pubblicazione degli Atti.
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