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Artista crepuscolare, dai toni dimessi, dedito a piccole cose

Artista crepuscolare, dai toni dimessi, dedito a piccole cose

Deianira Amico

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«La vita è in movimento, io invece sto fermo e dipingo»: è il testamento spirituale di Giuseppe Mascarini, pittore di formazione lombarda attivo nella prima metà del XX secolo ma radicato nella poetica dell’Ottocento. A Brera, dove inizia il tirocinio nel 1895, apprende la pittura dal vero, mai abbandonata, e si forma sulla lezione divisionista e scapigliata.


La prima monografia sull’autore è il frutto di cinque anni di ricerche che hanno portato il corpus di opere di Mascarini da 150 a 355. Non può definirsi un catalogo ragionato, ma è quanto di più approfondito offre l’editoria sulla figura di questo artista crepuscolare che al futurismo imperante e alle solide volumetrie del gruppo Novecento, promosso da Margerita Sarfatti, oppone una pittura prosastica in cui i toni dimessi, incerti fra la malinconia e l’ironia, cantano l’amore per l’intensità emotiva del ritratto, le piccole cose, gli ambienti domestici, i gesti quotidiani.





Introdotto da Anne-Paule Quinsac, la figura di Mascarini nel contributo di Paola Venturelli è contestualizzata nel milieu artistico-culturale di Cesare Ravasco e Angiolo D’Andrea, figure importanti e di successo della stagione tra Simbolismo e Novecento, anch’essi riscoperti di recente. Artisti accomunati dal carattere schivo e, soprattutto, dal sicuro interesse della loro opera per lo studio di questi anni cruciali della storia dell’arte italiana.


Giuseppe Mascarini 1877-1954. Una tavolozza tra due secoli
a cura di Antonio D’Amico
247 pp., ill.
Skira, Milano 2016
€ 39,00
 

Deianira Amico, 12 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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