«Self-Portrait, 1973» (1973) di Francis Bacon (particolare)

© The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, Dacs/Artimage 2024. Foto: Prudence Cuming Associates Ltd. Private Collection

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«Self-Portrait, 1973» (1973) di Francis Bacon (particolare)

© The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, Dacs/Artimage 2024. Foto: Prudence Cuming Associates Ltd. Private Collection

Bacon varca (finalmente) la soglia della National Portrait Gallery

Con oltre 50 dipinti organizzati cronologicamente e tematicamente, la mostra illustra l’attenzione sempre più personale dell’artista e il modo in cui le sue relazioni con amici e amanti hanno coinciso con gli sviluppi chiave del suo lavoro

La prima mostra su Francis Bacon della National Portrait Gallery (Npg), «Francis Bacon: Presenza umana», dal 10 ottobre al 19 gennaio 2025, è un riconoscimento atteso di uno dei principali artisti figurativi del XX secolo. «La mostra era in programma da un po’ di tempo, afferma la curatrice Rosie Broadley, ma abbiamo voluto serbarla fino a dopo la riapertura della galleria nel 2023, per poi organizzare un vero colpo di scena con un importante artista inglese». A partire dalle teste anonime e urlanti dipinte negli anni Quaranta, il radicale rinnovamento di Bacon del ritratto nel dopoguerra ha posto l’artista al di fuori delle competenze del museo, con il risultato che non è nemmeno rappresentato nella collezione permanente.

«Le persone che dipinge non sono quelle che rientrano nei criteri di collezionismo della Portrait Gallery, prosegue Broadley. George Dyer (l’amante di Bacon negli anni Sessanta, Ndr), per esempio, non è una persona che ha dato un contributo significativo alla storia o alla cultura britannica». Con oltre 50 dipinti organizzati cronologicamente e tematicamente, la mostra illustra l’attenzione sempre più personale dell’artista e il modo in cui le sue relazioni con amici e amanti hanno coinciso con gli sviluppi chiave del suo lavoro. Una sezione dedicata a Dyer include uno dei «trittici neri» realizzati dopo la sua morte nel 1971. «Un elemento che distingue Bacon dai ritrattisti tradizionali è che lui dipinge le persone dopo la loro morte, dice Broadley. Dipinge George nel bel mezzo del suo suicidio, ma lo fa in un modo molto simile a un pittore antico, elevando una situazione sordida al più alto modo di dipingere». Bacon è noto soprattutto per i ritratti di uomini, ma la pittrice Isabel Rawsthorne, un’altra della sua coterie di Soho, emerge come un personaggio chiave. «Three Studies of Isabel Rawsthorne» (1967), in prestito dalla Nationalgalerie di Berlino, «è una delle sue composizioni più complicate, in essa pensa alla riproduzione e alla rivisitazione delle versioni di una persona che ha realizzato in un precedente ritratto», aggiunge la curatrice.

Attraverso riproduzioni, Bacon conobbe il «Papa Innocenzo X» di Velázquez (1649) e «Il pittore sulla strada di Tarascon» di Van Gogh (1888). La chiave del suo progetto anti illustrazione, per catturare «tutte le pulsazioni di una persona», era l’«Autoritratto con berretto» (1659) di Rembrandt, che studiò di persona. Il dipinto è esposto accanto a quello di Bacon, evidenziando il loro comune interesse per l’autoritratto.

Bacon stesso era un soggetto disponibile che amava farsi fotografare, come dimostra la Collezione fotografica della Npg, che comprende suoi ritratti realizzati da Cecil Beaton, Bill Brandt e Arnold Newman. «Spero che questa mostra restituisca un po’ di calore all’argomento, conclude Broadley. Bacon era sensibile, appassionato e affettuoso, ma a volte anche feroce e arrabbiato. L’aspetto emotivo è molto importante nel suo lavoro e a volte, intellettualizzandola, si perde qualcosa».

«Francis Bacon» (1967) di J.S. Lewinski. © The Lewinski Archive at Chatsworth / Bridgeman Images

Florence Hallett, 08 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Bacon varca (finalmente) la soglia della National Portrait Gallery | Florence Hallett

Bacon varca (finalmente) la soglia della National Portrait Gallery | Florence Hallett