«Peaches ‘N Cream Barbie» (1984) prodotta da Mattel

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«Peaches ‘N Cream Barbie» (1984) prodotta da Mattel

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Barbie è un fenomeno di design

Nel Design Museum di Londra la storia della bambola più famosa del mondo attraverso 250 oggetti dal 1959 ad oggi, comprese le Tac interattive per mostrarne la struttura interna

Un anno dopo l’uscita sul grande schermo del film «Barbie», dal 5 luglio al 23 febbraio 2025 il Design Museum di Londra inaugura una mostra blockbuster tutta sua. «Barbie®: The Exhibition», presentata in collaborazione con il produttore di giocattoli Mattel Inc, esplora il mondo della famosa bambola attraverso la lente del design, esponendo più di 250 oggetti, tra cui 180 bambole che vanno dal 1959 ad oggi.

Ma non aspettatevi che la mostra replichi l’estetica rosa acceso e iperfemminile del film (la curatrice della mostra, Danielle Thom, sottolinea che il Design Museum ha avviato trattative con la Mattel tre anni fa, molto prima dell’uscita del film). «L’idea dell’identificazione di Barbie con il colore rosa non è stata uniformemente presente in tutta la storia del marchio. Abbiamo quindi cercato di essere strategici su dove e quanto usarlo», afferma Thom, sottolineando che solo alla fine degli anni Settanta la Mattel ha trasformato in rosa il suo marchio e le sue confezioni.

«C’è sicuramente una versione più arcobaleno dell’universo di Barbie, aggiunge Thom. Penso che per le persone che conoscono la Barbie di oggi, o anche la Barbie di vent’anni fa, la mostra riservi molte sorprese». La rassegna è stata progettata da Sam Jacob Studio che, secondo Thom, «ha risposto in maniera molto colorata e ironica» al progetto, realizzando anche un enorme piedistallo a forma di California per una sezione sull’influenza del Golden State su Barbie e il suo mondo.

Il percorso si apre con la primissima Barbie, uscita nel 1959, di cui il museo ha acquistato un raro esemplare (oltre a una prima edizione di Ken e alla prima Casa dei sogni, realizzata nel 1962). La Barbie numero 1, dipinta a mano e vestita con un costume da bagno bianco e nero, è stata acquistata da un rivenditore di Barbie negli Stati Uniti. Il museo ha rifiutato di rivelare la cifra esatta, ma Thom afferma che le bambole sono vendute a «quattro cifre, a volte anche a cinque cifre, a seconda delle condizioni».

La mostra è suddivisa in tre sezioni tematiche principali. In primo luogo, la bambola e il suo design, con particolare attenzione ai cambiamenti nei materiali e nella produzione e alle diverse iterazioni che riflettevano le tendenze della società. La mostra comprende le Tac interattive di una Barbie originale e di una contemporanea per mostrarne le diverse strutture interne. Segue una sezione dedicata al ruolo del gioco, con l’esposizione di oggetti e accessori di moda rappresentativi dei vari «ruoli» della bambola. Infine, il mondo di Barbie con la casa dei sogni, i mobili, le automobili e gli accessori.

«Credo che le persone saranno piacevolmente sorprese nel rendersi conto della misura in cui il mondo di Barbie si è effettivamente collegato al design del nostro mondo. Non è un giocattolo progettato in modo isolato da ciò che accade intorno a noi», afferma Thom. La mostra si chiude con una sezione dedicata a Barbie come punto di riferimento culturale e fonte di ispirazione per chi lavora nella moda, nel design, nell’arte e nel cinema (compresi gli abiti e gli oggetti di scena del film). È anche importante notare che Ken farà la sua comparsa, dice Thom: «È solo Ken, ma viene esposto un po’».

Molti oggetti esposti sono stati presi in prestito dagli archivi Mattel di Los Angeles, che Thom ha visitato in preparazione della mostra. «Abbiamo ovviamente lavorato anche con la Mattel, perché abbiamo voluto rispecchiare la loro visione del marchio e rimanere fedeli alla loro storia», dice la Thom. Gli oggetti presi in prestito comprendono i disegni originali delle bambole e dei loro abiti, nonché i materiali per i capelli e la pelle delle bambole. Un altro oggetto esposto è il prototipo originale della prima Barbie parlante del 1968, che aveva il busto in plastica trasparente per consentire ai rivenditori di vedere il meccanismo.

La curatrice ritiene che la mostra attirerà molti visitatori che non sono mai stati al Design Museum: «Voglio poter parlare di Barbie in termini di design, ma in modo da non allontanare chi non proviene necessariamente da quel mondo», precisa Thom, aggiungendo che la mostra è rivolta più agli adulti che ai bambini. Spera anche di eliminare le convinzioni negative di alcune persone nei confronti di Barbie: «Sono ben consapevole del fatto che si tratta di un marchio e di una bambola con un preciso bagaglio culturale, ma spero che quando le persone visiteranno questa mostra, si renderanno conto che alcuni pregiudizi non sono giustificati e che in realtà c’è una storia molto sfumata e complessa», ha detto.

È prevista una tournée internazionale della mostra. «Spero vivamente che le persone vedano il pensiero che sta dietro alla mostra e che non si tratta di sciocchezze, conclude Thom. Il fatto che si riguardi un giocattolo progettato per i bambini e di qualcosa di molto femminile nella sua storia e nella sua estetica non ci impedisce di prenderlo sul serio come fenomeno di design».

Il primo esemplare di Barbie originale del 1959 dipinto a mano

Aimee Dawson, 03 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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