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Margherita Panaciciu
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Si manifesta come un disegno, ma in realtà ne mostra due. Su un unico foglio convivono, spartendoselo a metà, due coppie di corpi. Entrambe si avviluppano sostenendosi a vicenda, aiutandosi con delle stampelle. Paiono autonome, non dialoganti, almeno non in modo diegetico. Anzi assomigliano quasi a due versioni alternative di uno stesso tema: la rappresentazione simbolica della fragilità umana. «Evocation» di Salvador Dalì, del 1944, che Bonhams propone come punto forte della sua asta dedicata al Surrealismo, diventa così manifesto del paradosso che guida l'esistenza, retta dalla condivisione e della relazione tra uomini, i quali però in ultima istanza non riescono ad affidarsi all'altro se non in maniera precaria e instabile.
Una condizione racchiusa nell'immagine della stampella, metafora di equilibrio sofferto, faticoso, e per esteso anche di vulnerabilità emotiva. Dalì sembra dire: sebbene gli individui cerchino di sostenersi a vicenda, la bilancia che trovano non sembra mai del tutto affidabili. E forse nemmeno positiva. Le coppie qui descritte dimostrano vicinanza e interdipendenza, ma questo rapporto sembra allo stesso tempo una necessità e un vincolo, un sostegno e un blocco. La coppia di sinistra è addirittura avvolta in un drappo che li lega uno all'altra. Mentre una delle figure di destra è interamente composta di piccole stampelle di varie dimensioni, a stressare ulteriormente la sua delicatezza. Da quest'ultimo spunta un tronco di salice piangente i cui rami cadono su entrambi i lati dei personaggi. Forse l'elemento più prettamente surrealista dell'opera.
Quanto alla tecnica, i colori tenui dell'acquerello contrastano con la nitidezza e la finezza della matita, accentuando il concetto di dualità: la fragilità dell'essere umano e la durezza della realtà, l'amore e l'isolamento. Il contrasto tra dipendenza-indipendenza torna poi in alcuni dettagli procedurali davvero interessanti. L'opera si compone infatti di due disegni distinti, ciascuno firmato e accompagnato da due certificati di autenticità, che consentono all'acquirente di conservare il foglio nella sua interezza o di separarlo in due, poiché Salvador Dalí aveva intenzione di realizzare due opere su uno stesso supporto, che si rispondessero l'una all'altra, ma che fossero allo stesso tempo indipendenti.
A proposito della firma, impossibile non notare l'iscrizione “Gala Salvador Dalí 1944”. Segno che forse il rapporto descritto nell'opera riflette quello che si era creato tra l'artista e la compagna, legati dal 1929. Il carattere dominante di Gala fu la forza trainante di questo incredibile periodo di creatività per Dalí, che forse ne divenne in qualche modo dipendente: "Gala non fu solo la compagna di una vita e l'ispirazione per il suo lavoro, ma lo riempì anche di esaltazione e forza. Fu lei a permettergli di liberarsi dai pregiudizi, dai dubbi e dalle esitazioni che lo stavano lacerando; fu lei ad aiutarlo a raggiungere tutti i suoi obiettivi" (R. Descharnes, Salvador Dalí: The Work, The Man, New York, 1984, p. 85).
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