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L’ex direttore del British Museum, Hartwig Fischer (a sinistra), e l’ex curatore senior Peter Higgs, recentemente licenziato (foto del 2017). Foto Samuel de Roman/Getty Images

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L’ex direttore del British Museum, Hartwig Fischer (a sinistra), e l’ex curatore senior Peter Higgs, recentemente licenziato (foto del 2017). Foto Samuel de Roman/Getty Images

British Museum: il punto della situazione

Come incidono i fatti incresciosi sui piani previsti per la collezione del museo? Le perdite shock avranno ripercussioni sull’ambizioso masterplan dell’istituzione, con sponsorizzazioni in bilico

Martin Bailey, Alison Colea

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Il British Museum sta affrontando la crisi più grave degli ultimi decenni. Il 28 luglio è stato annunciato a sorpresa che il direttore del museo, Hartwig Fischer, avrebbe «lasciato il suo posto» l’anno prossimo. In seguito, il 16 agosto, è arrivata la notizia scioccante del furto di un numero imprecisato di oggetti, tra cui gioielli antichi, e del licenziamento di un membro del personale di cui non si conoscevano le generalità. Il giorno dopo, la stampa ha rivelato che si trattava di Peter Higgs, un fidato curatore senior greco e romano, che aveva lavorato al museo per oltre 30 anni. Nel 2021-22 ha ricoperto il ruolo di custode (capo) ad interim del dipartimento, il che significa che è stato promosso dopo le prime accuse e ha continuato a dirigere il dipartimento dopo che sono state fornite ulteriori prove al direttore. George Osborne, presidente del Consiglio di amministrazione, ha dichiarato che il museo ha «utilizzato tutti i poteri disciplinari a nostra disposizione per trattare con la persona che riteniamo responsabile».

Il 24 agosto un portavoce della Metropolitan Police ha dichiarato che: «Un uomo non identificato è stato interrogato dagli agenti investigativi. Non sono stati effettuati arresti. Abbiamo lavorato a stretto contatto con il British Museum e continueremo a farlo. Le indagini continuano». Un recente articolo del quotidiano «The Daily Telegraph» cita una fonte non corroborata che sostiene che più di 1.500 oggetti, forse «più vicini a 2mila», sono scomparsi o sono stati distrutti. Gli oggetti avrebbero un valore di «milioni di sterline». Si trovavano nel magazzino di un museo, non in esposizione, e sono stati sottratti nell’arco di anni. Il 25 agosto, infine, Hartwig Fischer ha annunciato le sue dimissioni «con effetto immediato».

Tutto questo è giunto nel momento peggiore, dato che il museo si stava preparando a lanciare il suo masterplan per la completa ristrutturazione dell’edificio e per la riorganizzazione della collezione. Questo progetto, necessario, costerà molte centinaia di milioni di sterline e non sarà completato prima del 2050. La pubblicazione del masterplan è stata ritardata in diverse occasioni e fino all’arrivo del sostituto di Fischer il museo avrà in pratica una direzione priva di piena autorità. L’uscita di Fischer arriva anche in un momento in cui le questioni relative alla restituzione sono molto controverse, in particolare per quanto riguarda i marmi del Partenone e i bronzi del Benin.

Questioni impegnative
Nel frattempo, il museo deve affrontare la questione immediata del furto. Si stanno già ponendo seri interrogativi sul perché Fischer, il suo vice Jonathan Williams, il presidente del museo George Osborne e il suo predecessore, Richard Lambert, abbiano apparentemente ignorato le accuse di furto nel 2021 e nel 2022 e non abbiano indagato adeguatamente. Il Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport (Dcms) dichiara di essere stato «informato nel gennaio 2023 che il museo stava esaminando possibili irregolarità in alcune collezioni». Fischer, cittadino tedesco e in precedenza direttore delle Staatliche Kunstsammlungen Dresden (Collezioni statali d’arte di Dresda), ha assunto la direzione del British Museum nell’aprile 2016, dopo la partenza di Neil MacGregor. Il suo compito principale è stato quello di sviluppare un masterplan completo per l’edificio e la sua ridistribuzione. Un anno dopo il suo arrivo, Fischer aveva rilasciato un’intervista alla nostra testata internazionale «The Art Newspaper», esponendo la sua visione. Ammettendo che per i visitatori del museo «non è facile ottenere una comprensione completa» delle principali culture, ha sottolineato come, ad esempio, le sculture egizie si trovino al piano terra e le mummie al piano superiore. Alcune aree geografiche, in particolare Oceania, Australia e America Latina, sono «parzialmente o quasi del tutto assenti» nel percorso espositivo.

Fischer ha voluto un progetto a lungo termine per rinfrescare e ripensare le esposizioni, per presentare una visione della cultura più globale che europea e mediterranea. Nella sua intervista, Fischer ha lasciato intendere che molto sarebbe cambiato durante la sua direzione ma, a più di sette anni di distanza, il masterplan non è ancora stato pubblicato. I progressi si sono rivelati più lenti del previsto, aggravati dall’inizio delle restrizioni a causa del Covid-19 nel marzo 2020 e, più recentemente, dai furti. L’annuncio della partenza di Fischer ha fatto seguito a una sessione a porte chiuse della riunione dei trustee il 29 giugno, quando si è svolta la regolare valutazione annuale degli obiettivi e della remunerazione del direttore. Ma la riunione è stata incentrata sui recenti furti, a cui è seguita la dichiarazione di dimissioni sei settimane dopo. Tra gli amministratori c'è Mary Beard, un’illustre classicista, che deve essere stata molto turbata dalle perdite del Dipartimento delle Antichità greche e romane.

Il 16 agosto è stato annunciato pubblicamente che gli oggetti erano «scomparsi, rubati o danneggiati», tra cui «gioielli d’oro e gemme di pietre semipreziose e vetro risalenti al periodo compreso tra il XV secolo a.C. e il XIX secolo d.C.». La dichiarazione aggiungeva: «Un membro del personale è stato licenziato e il Museo intraprenderà un’azione legale contro di lui. La questione è anche oggetto di indagine da parte del Comando per la criminalità economica della Polizia metropolitana». Ci risulta che Higgs sia stato licenziato all’inizio di luglio.

Quando la perdita è stata annunciata per la prima volta, il 16 agosto, un portavoce del museo ha dichiarato che «nell’interesse di lavorare a fianco della Polizia Metropolitana, non commenteremo ulteriormente questo caso in questa fase». Tuttavia, una settimana dopo Fischer aveva rilasciato ulteriori commenti: «Quando le accuse ci sono state rivolte nel 2021, le abbiamo prese incredibilmente sul serio e abbiamo immediatamente avviato un’indagine. Nel 2022 abbiamo dato il via a un audit completo, che ha rivelato un problema ancora maggiore. Ho riferito le mie preoccupazioni agli amministratori e insieme abbiamo deciso di chiamare la polizia. In ogni fase la mia priorità è stata la cura dell’incredibile collezione del British Museum».

Indagine indipendente
È stata istituita una indagine indipendente, guidata da Nigel Boardman, avvocato e fiduciario del British Museum fino al 2017, e da Lucy D’Orsi, capo della polizia dei trasporti britannica. Loro «avvieranno e sosterranno un programma vigoroso per recuperare gli oggetti scomparsi», oltre a formulare raccomandazioni per le future disposizioni di sicurezza. Tra i loro compiti ci sarà quello di esaminare la «Procedura per la segnalazione di oggetti smarriti e non collocati» del museo, per verificare se sia stata attuata correttamente e se debba essere riformulata per affrontare con maggiore attenzione i sospetti di perdita. Le accuse di furto sono state fatte per la prima volta dall’esperto danese di gemme Ittai Gradel, che ha segnalato la questione a Williams nel febbraio 2021 e quattro mesi dopo a Fischer. Su una questione di tale gravità, il presidente del museo (allora Richard Lambert) avrebbe dovuto presumibilmente essere informato, dal momento che della titolarità della collezione sono investiti i trustee.

Dopo che le preoccupazioni di Gradel furono apparentemente ignorate dal museo, nell’ottobre 2022 egli scrisse a Osborne, che aveva assunto la presidenza nell’ottobre 2021. A Gradel fu risposto che «non ci sono prove a sostegno delle accuse». Si sarebbe potuto pensare che a questo punto il Dcms, che è il principale finanziatore del museo, avrebbe dovuto essere informato. In base all’«accordo di gestione», il museo deve avere «controlli efficaci per prevenire frodi e furti» e ha il dovere di riferire al Dcms «tutti i casi di frode tentata, sospetta o accertata... non appena vengono scoperti». Ma è stato solo nel gennaio 2023 che il Dcms è stato informato, anche se sicuramente si sospettava già da prima.

È sorprendente che Osborne abbia dichiarato, nell’annuncio del furto del 16 agosto, che lui e i suoi colleghi amministratori hanno «appreso solo all’inizio dell’anno che alcuni oggetti della collezione erano stati rubati». Osborne era stato avvertito del furto in precedenza, nell’ottobre 2022. Nel gennaio 2023 Tom Harrison ha preso il posto di Higgs, allora custode ad interim, come responsabile del Dipartimento delle Antichità greche e romane. Harrison è stato quindi costretto a contribuire alla gestione del furto e delle sue dannose ramificazioni per il suo dipartimento.

Insolitamente, non sono stati resi noti i dettagli degli oggetti perduti. Di solito dopo un furto in un museo vengono pubblicate le fotografie degli oggetti rubati, per allertare gli operatori del mercato di settore e il pubblico, aumentando così le possibilità di recupero. Forse ci sono fattori particolari che renderebbero imprudente questa operazione nel caso del British Museum, ma sembra più probabile che i curatori siano semplicemente incerti su che cosa sia andato perso esattamente a causa della mancanza di una documentazione completa. I pochi oggetti identificati potrebbero essere solo la punta dell’iceberg.

Sebbene il furto sia ora oggetto di indagine da parte della Polizia Metropolitana, va sottolineato che nessuno è stato ancora arrestato o accusato, il che suggerisce che la situazione è complessa. Il figlio di Higgs, Greg, ha dichiarato ai media: «Non credo che il suo licenziamento sia stato giusto. Addirittura non credo che manchi qualcosa, per quanto ne so». Osborne, nell’annuncio del furto, ha dichiarato: «La nostra priorità è ora triplice: in primo luogo, recuperare gli oggetti rubati; in secondo luogo, scoprire che cosa, nel caso, si sarebbe potuto fare per impedirlo; e in terzo luogo, fare tutto il necessario, con investimenti nella sicurezza e nei registri delle collezioni, per assicurarci che questo non accada di nuovo».

Masterplan scomparso
Il furto avrà senza dubbio un impatto negativo sui progressi del masterplan, che fino all’anno scorso era stato soprannominato «Progetto Rosetta» (questo nome è stato abbandonato a causa delle richieste di restituzione della Stele di Rosetta da parte degli egiziani). Nel luglio 2022 Osborne ha dichiarato nella relazione annuale del museo che i dettagli del masterplan sarebbero stati pubblicati «più avanti nel corso dell’anno». A novembre ha annunciato: «Tre settimane fa l’organo di amministrazione fiduciaria ha approvato un masterplan che vedrà la completa rimodulazione del British Museum. I dettagli saranno pubblicati la prossima primavera».

La primavera è poi passata e il masterplan «sarà pubblicato in autunno», come si diceva nel comunicato del 28 luglio sulle dimissioni di Fischer. Si possono fare solo ipotesi, ma Fischer e Osborne potrebbero aver ritenuto che l’estate sarebbe stata un momento infausto per lanciare il progetto e la sua massiccia campagna di raccolta fondi. Il masterplan sarà molto ambizioso a causa delle dimensioni dell’edificio del museo a Bloomsbury e della sua enorme collezione (con poco più di 50mila oggetti esposti). L’annuncio della partenza di Fischer dice che ci vorranno «diversi decenni» e che si tratterà di un «progetto multigenerazionale». Si tratterà probabilmente della più grande impresa museale britannica della prima metà del secolo. Almeno a breve termine, il reperimento di fondi si rivelerà ancora più impegnativo. Le controversie su Sackler e BP hanno enfatizzato la sensibilità dei fondi aziendali; il Covid-19 ha reso più difficile la raccolta di fondi e l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin esclude la maggior parte dei potenziali donatori russi.

Osborne sperava in un sostegno finanziario del governo per il masterplan, sotto forma di sovvenzione una tantum. Le discussioni in merito si sono rivelate lente e i verbali dei fiduciari di marzo fanno riferimento alle «sfide legate allo sblocco dei finanziamenti governativi e al relativo rischio». Sebbene nessuno sia più esperto di Osborne (ex cancelliere dello Scacchiere, cioè ministro britannico dell’Economia, nel periodo tra il 2010 e il 2016) in materia di finanze pubbliche, il Tesoro sarà riluttante a sostenere il museo finché la questione del furto non sarà risolta in modo soddisfacente. Anche i potenziali donatori privati e aziendali saranno probabilmente preoccupati di sostenere un museo che ha permesso che la sua collezione fosse minacciata.

Sarà quindi difficile avviare una seria raccolta di fondi fino a quando non sarà stata completata l’indagine indipendente sulla sicurezza e non saranno state introdotte le riforme necessarie. Per questo si dovrà attendere l’arrivo del successore di Fischer, forse la prossima estate. Dopo l’annuncio del masterplan, sarà indetto un concorso internazionale per selezionare un architetto. La prima area del museo ad essere presa in considerazione sarà probabilmente quella delle gallerie occidentali al piano terra, che attualmente espongono antichità egizie, assire e greche.

Implicazioni sul Partenone
Un’altra questione di lunga data che rimane irrisolta è quella dei marmi del Partenone, dove potrebbe essersi aperta una frattura tra Fischer e Osborne. Lo scorso febbraio Osborne ha suggerito che potrebbe essere negoziata una partnership per il prestito con i musei greci: «C’è una strada da percorrere secondo cui le sculture potrebbero essere viste sia a Londra sia ad Atene, e questo sarebbe un vantaggio per la Grecia e per noi». Fischer era stato meno esplicito riguardo ai marmi, condividendo apparentemente la visione del suo predecessore, MacGregor: una collezione di e per il mondo, da tenere insieme in perpetuo. Secondo il British Museum Act del 1963, la de-accessione è normalmente vietata. Fischer aveva generalmente posto meno enfasi sulla restituzione e più sulla collaborazione internazionale e sui prestiti. Per lui, il masterplan rappresentava un’opportunità per rendere il museo un’istituzione più globale, «attraverso il dialogo».

I progressi sui marmi sono stati lenti e senza dubbio il furto rafforzerà la determinazione della parte greca. Lina Mendoni, ministro della Cultura, ha già detto che la controversia sugli oggetti rubati significa che ci sono domande sulla «credibilità del museo». E che il polverone in corso «rafforza la richiesta permanente e giusta del nostro Paese di riunire i marmi del Partenone al Museo dell’Acropoli di Atene», ha aggiunto. L’altro grande problema di restituzione del British Museum sono i bronzi del Benin. Anche in questo caso i progressi sono stati lenti, in parte a causa della delicata questione se i prestiti dovessero essere concessi allo Stato nigeriano o all’oba (re) del Benin. Ora sembra che lo Stato nigeriano possa cedere questo privilegio all’oba.

Per quanto riguarda la copertura mediatica del museo durante il periodo di Fischer, la questione della sponsorizzazione da parte della BP ha avuto un peso notevole. Il contratto di sponsorizzazione a lungo termine dell’azienda energetica è scaduto all’inizio dell’anno e non è stato rinnovato, probabilmente di comune accordo. Ci si chiede ancora se il BP Lecture Theatre, inaugurato nel 2000, debba essere rinominato. È interessante notare che Fischer ha dichiarato che dopo la sua partenza spera di lavorare sulla questione dei musei e del cambiamento climatico, suggerendo l’idea che personalmente sente fortemente l’importanza dell’argomento, anche se non condivide gli obiettivi e le tattiche dei manifestanti. Ha anche spinto affinché il British Museum diventi più verde, utilizzando fonti di energia più sostenibili.

In retrospettiva, il principale risultato a lungo termine di Fischer sarà probabilmente considerato la creazione del nuovo deposito del British Museum, in sostituzione di quello esistente a Blythe House, nella zona ovest di Londra. Costruito con 50 milioni di sterline di fondi governativi, si trova a 40 miglia di distanza, a Shinfield, appena a sud di Reading. Sarà noto come la British Museum Archaeological and Research Collection (BM_ARC), e dovrebbe essere inaugurato alla fine del prossimo anno.

Il reclutamento del successore di Fischer inizierà nelle prossime settimane, dopo la prossima riunione dei trustee all’inizio di ottobre. La ricerca sarà internazionale e il British Museum potrebbe essere guidato nuovamente da un europeo. Il compito principale del nuovo direttore sarà quello di garantire il rafforzamento della sicurezza, aprendo la strada al masterplan.
 

A sinistra: George Osborne, presidente dei fiduciari del British Museum, sostiene di essere stato messo al corrente dei furti solo quest’anno, ma un esperto di gemme gli ha scritto esprimendo le sue preoccupazioni nell’ottobre del 2022 / A destra: i furti probabilmente rafforzeranno la determinazione del governo greco a spingere per la restituzione dei marmi del Partenone. George Osborne: PA Images/Alamy Stock Photo. Marmi: Clem Rutter

Le accuse iniziali sono state riferite al vicedirettore del museo Jonathan Williams nel 2021. Foto Mattis Kaminer/Alamy Stock Photo

Martin Bailey, Alison Colea, 29 agosto 2023 | © Riproduzione riservata

British Museum: il punto della situazione | Martin Bailey, Alison Colea

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