«Fauno» (2022) di Enrico Tealdi

Foto: Daniele Molineris

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«Fauno» (2022) di Enrico Tealdi

Foto: Daniele Molineris

Bruciati: «Sto creando il Deposito d’arte contemporanea»

Nel Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli la seconda tappa di una ricognizione sulla pittura italiana contemporanea con Simone Berti, Serena Vestrucci, Cuoghi Corsello, Enrico Tealdi, Vedova Mazzei, Eva Chiara Trevisan, Edoardo Piermattei, Paolo Gonzato, Alessandra Fogo e Bea Bonafini

La pittura italiana contemporanea trova casa in un luogo non predestinato ad essa, l’antico Santuario di Ercole Vincitore di Tivoli, a 30 km da Roma, situato ai piedi della cinquecentesca Villa d’Este e nei pressi dell’imperiale Villa Adriana. Il Santuario di Ercole Vincitore, edificato a partire dal II secolo a.C. su una vasta area a panoramici terrazzamenti, è infatti parte dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este-Villae, il cui direttore da sette anni, Andrea Bruciati, di formazione storico dell’arte contemporanea, dedica parte degli impegni di governance di una realtà così complessa e stratificata, a tessere le fila di un senso della storia che giunge fino alla produzione estetica attuale. 

È così arrivata al secondo appuntamento, su quattro preventivati, la rassegna «Atelier.it  - Un viatico nelle pratiche pittoriche», visitabile dal 12 settembre al 3 novembre. Essa presenta, nell’Antiquarium del Santuario, dieci grandi opere di altrettanti artisti, selezionati da Bruciati, in dialogo con un cocuratore d’eccezione, l’artista Stefano Arienti, che nella scelta dei colleghi è stato guidato da un’idea di pittura «che si rifà a Kounellis, o a Fabro, per cui la pittura corrisponde a una sensibilità e non sempre a una pratica. Alcuni artisti invitati si avvicinano alla pittura, la “usano” e la espandono. Chi, per esempio, dipinge su moquette, chi adotta come materiali gli ombretti del trucco. D’altronde Anselmo “dipingeva” appendendo grandi pietre alle tele». Gli artisti selezionati sono: Simone Berti, Serena Vestrucci, Cuoghi Corsello, Enrico Tealdi, Vedova Mazzei, Eva Chiara Trevisan, Edoardo Piermattei, Paolo Gonzato, Alessandra Fogo e Bea Bonafini. La formula curatoriale di tipo dialogico, tra critico d’arte e artista, aveva animato anche il primo atto di questo teatro della pittura, quando ad accompagnare Bruciati nella selezione dei primi dieci pittori, presentata nel marzo-giugno 2024, fu Francesco De Grandi

«Nel titolo della mostra, i termini “atelier” e “viatico” vogliono dare il senso di un processo in fieri, vivo, attuale, spiega Andrea Bruciati. Il format indica infatti una ricognizione che cresce su sé stessa, lontano dal senso di un contenitore generico e massimalista. Più che mostre, sono itinerari, viaggi, che però avranno un approdo, ovvero l’allestimento definitivo nel Deposito d’arte contemporanea, il museo della collezione permanente dell’Istituto Villae, con sede sempre presso il Santuario di Ercole. Sto creando questa collezione mediante bandi della Direzione generale creatività contemporanea del MiC. Ciascuna delle opere esposte in queste mostre sono state infatti acquistate dallo Stato».

Come si è strutturato il dialogo con Arienti?
Lui mi ha guidato come un Virgilio, io ho seguito e mi sono confrontato. Il risultato è una mostra che non corrisponde a un accumulo di opere, ma a una visione specifica, quella di Arienti, corrispondente alla sua idea di pittura oggi. Ed è inevitabile che, considerata la sua arte, in cui la pittura è solo una delle tecniche adottate, in intersezione con altre, la concezione di pittura espressa da questa mostra sia molto ampia, d’afflato installativo e polimaterico, in taluni anche concettuale.

Concepire mostre d’arte contemporanea in sedi antiche non rischia di diventare un gioco facile?
Sì, spesso sono mostre a effetto, cosmetiche, o sono specchietti per le allodole, e io lo so bene: per questo lavoro diversamente. Per me l’intervento contemporaneo deve insinuarsi nel tessuto dell’organismo antico, come l’ultimo di tanti strati. Quando vennero edificate, Villa Adriana e Villa d’Este, e lo stesso Santuario di Ercole Vincitore, erano, per i loro tempi, all’avanguardia. Io li considero luoghi seminali, su cui innestare una continuità che è parte del luogo, ulteriore tappa della sua storia, come un palinsesto che non si chiude mai. Io la penso come Boetti, secondo cui l’arte è sempre contemporanea, e aggiungo che i classici sono sempre attuali. Nel Deposito d’arte contemporanea le opere di «Atelier.it» creano per esempio un dialogo intenso con i resti del gruppo scultoreo dei Niobidi del I secolo a.C., lì esposti.

Guglielmo Gigliotti, 09 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Bruciati: «Sto creando il Deposito d’arte contemporanea» | Guglielmo Gigliotti

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