Giuseppe Barbera
Leggi i suoi articoliHo iniziato a fare l’imprenditore tra Italia e India dopo una carriera nella pallacanestro. La mia vita è sempre stata fatta di incontri, che in qualche modo l’hanno toccata, deviata. Così è stata l’arte, di cui ora circondo la mia vita privata e il contesto professionale degli uffici della mia società, per esportare l’esperienza della fruizione anche in una sfera quotidiana più «pubblica». Per i tre nomi di artisti che «Il Giornale dell’Arte» mi ha richiesto, cito tre di quelli più vicini alla mia ricerca, dove l’ironia, quel dispositivo in grado di cortocircuitare anche le asperità maggiori dell’esistenza, traccia una tendenza ad una dissimulazione onesta. Corrado Bonomi, Tamara Ferioli ed il collettivo Plumcake.
Corrado Bonomi (Novara, 1956) è un artista che negli anni ’90 ha avuto modo di esporre in importanti collettive italiane ed internazionali, nonché fondare e prendere parte al gruppo Concettualismo Ironico Italiano, nato attorno ad una galleria italo-tedesca di Mannheim. Bonomi utilizza l’ironia per dissimulare molti dei dispositivi concettuali delle proprie opere che, molto spesso, aprono a veri e propri mondi. Nel suo percorso artistico ha utilizzato moltissimi medium e l’opera (tutt’ora aperta) più famosa è forse «Mare», iniziata nel 1987, e grazie alla quale ha varato il suo principale dispositivo di pensiero, quello della tautologia. Infatti, in quest’opera, vengono dipinti pesci su scatolette alimentari di pesce, una riflessione concettuale sull’arte ma oggi, anche, ecologica.
Tamara Ferioli (Legnano, 1982), La sua produzione artistica utilizza linguaggi diversi, scultura, installazione, disegno, con una accorata predilezione per la rarefazione, la stessa dei suoi luoghi del cuore tra cui va inserita l’Islanda, metà anche di una sua residenza d’artista. È qui, ad esempio, dove lei osserva e memorizza piante, animali, altri oggetti e materiali naturali, che poi formano il nucleo simbolico della sua poetica. Tamara mediante la natura parla del nostro intimo e delle aspirazioni più nobili cui tende l’uomo nel suo peregrinare sulla Terra.
Plumcake (Cella, Pallotta, Ragni, 1983-1999), nel panorama artistico internazionale il nome “plumcake” designa un collettivo italiano formatosi nel 1983, costituito da Gianni Cella (1953), Romolo Pallotta (1954) e Claudio Ragni (1955) sotto l’egida del noto gallerista milanese Luciano Inga-Pin. Il nome è volutamente ironico e giocoso, sganciato dal mondo dell’arte. Non a caso anche la scelta del medium (la vetroresina) e dei linguaggi è ricaduta su concetti di massa, zuccherini e piacevoli, proprio come le loro opere: quadri e bassorilievi dai colori sgargianti uniscono infatti arte colta e popolare, fumetto e cultura classica, design e artigianato. I Plumcake sono la rappresentazione di quello che accadeva negli anni ’80, quando si perse la melanconia della pop-art italiana romana e rimase solo il piacere sociale di guadagnare, di sperperare, di sfruttare il presente (a discapito del futuro). Dopo lo scioglimento del collettivo, ala fine degli anni ‘90, sarà Gianni Cella ad avere, ancora oggi, una produzione poetica a livello del fu Gruppo.
Giuseppe Barbera è collezionista, fondatore e CEO della Società italo-indiana Gruppo Zenit.