La mostra «Felice Carena (1879-1966). Arte dell’immagine» alle Gallerie d’Italia - Milano (dal 16 maggio al 29 settembre) è un omaggio esaustivo al grande pittore a 145 anni dalla nascita e a 15 dalla sua ultima esposizione antologica. Il percorso ricostruisce la sua lunga carriera, valorizzandone le tappe che fanno da contraltare alla storia dell’arte europea.
Nato a Cumiana, in provincia di Torino, durante la propria vita Carena assorbe tutti gli stimoli artistici che percorrevano l’Europa del tempo. Dal debutto simbolista e preraffaellita passa all’attenzione per Courbet, e quindi al periodo romano, con le opere di piena plasticità. Nel 1912 espone alla Biennale di Venezia, nel 1913 fa parte della commissione della I Secessione romana ed è attratto dalla pittura di Cézanne e Matisse. Le sue qualità creative ed espressive sono largamente apprezzate dalla critica. Si trasferisce ad Anticoli Corrado con la famiglia, riscopre la tradizione italiana classica. Tra il 1922 e il 1924 organizza insieme allo scultore Attilio Selva una scuola d’arte agli Orti Sallustiani; le lezioni sono frequentate, tra gli altri, da Giuseppe Capogrossi e Fausto Pirandello. Nel 1924 si trasferisce a Firenze, dove gli è assegnata per chiara fama la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti, della quale diviene poi direttore, e dove si formarono alcuni dei maggiori artisti italiani del ’900 tra i quali Ardengo Soffici. Negli anni Trenta affronta l’Espressionismo. Nel 1945 si trasferisce a Venezia dove risiederà fino alla scomparsa.
A illustrare questo rilevante percorso oltre settanta opere, tra cui alcuni capolavori conservati in collezioni pubbliche e private, con importanti e sorprendenti inediti, insieme a un significativo nucleo di disegni. Emerge così la ricchezza espressiva di un pittore che ha sempre riflettuto sulle potenzialità e le qualità dell’immagine figurativa, muovendo dal Simbolismo, eludendo le scomposizioni del Futurismo, dialogando con l’Espressionismo che anche sotterraneamente attraversa la sua opera, intrecciandosi con profondi richiami alla tradizione classica e rinascimentale. L’importanza e l’attrattiva della mostra risiedono nella riscoperta di un artista poco noto al grande pubblico, mentre per gli appassionati è interessante la presenza di opere inedite.
La mostra è curata da Luca Massimo Barbero, Virginia Baradel, Luigi Cavallo ed Elena Pontiggia; l’iniziativa rientra nella programmazione espositiva dedicata da Intesa Sanpaolo, Progetto Cultura alla riscoperta di significative figure di artisti contemporanei che attendono una più ampia valorizzazione nel panorama della storia dell’arte italiana.