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Carla Di Francesco: «A lei, ministro! Coraggio, vediamo il da farsi»

Ad Alessandro Giuli la scomoda eredità di attuare la riorganizzazione del Ministero (l’ennesima) che Sangiuliano aveva approvato il giorno prima di dare le dimissioni

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Non c’è pace per il Ministero della Cultura (MiC). A riorganizzazione in corso, il giorno dopo aver firmato il Decreto ministeriale (Dm) che completa il quadro normativo del nuovo assetto del MiC, esce di scena il ministro Sangiuliano, lasciando al nuovo ministro Alessandro Giuli la scomoda eredità di darne attuazione. Infatti questa nuova, ennesima riforma del Ministero, varata ufficialmente con il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) 57 del 15 marzo 2024, per ora è ferma alla nomina delle figure di vertice, cioè i quattro capidipartimento mentre l’attuale funzionamento della macchina ministeriale è garantito ancora da quanto previsto nel Dpcm 169/2019 che, con poche modifiche e integrazioni, in sostanza mantiene la visione e l’assetto organizzativo della riforma Franceschini del 2014

Ho già avuto modo di dire, come molti altri del resto, che di questa riorganizzazione non c’era affatto bisogno, che ripercorre una strada già sperimentata tra 2004 e 2006 e ben presto abbandonata per sovrapposizioni, conflitti interni tra i Dipartimenti, poca chiarezza; che allunga la catena del comando con conseguente appesantimento di ogni azione delle strutture centrali e periferiche; che prima di arrivare a regime provocherà un altro lungo periodo, calcolabile in anni, di incertezze e scarsa operatività per gli Uffici del Ministero, che saranno sottoposti a processi di divisione e riaccorpamento di Istituti, da attuarsi attraverso mobilità del personale e riassegnazione di sedi e attrezzature. Spero che il ministro Giuli abbia un ripensamento, ma so che così non sarà. Provo quindi a consegnargli qualche riflessione che spero possa essere utile.

Personale e formazione

La riorganizzazione dovrà essere attuata su una compagine di personale già scarsa come dotazione organica complessiva, ma oltretutto carente di circa il 40% rispetto a quanto previsto. Questa circostanza costituisce ormai un’emergenza, che reclama una soluzione immediata. Al personale di nuova assunzione, poi, è necessario garantire un’adeguata formazione tecnico pratica, mirata a fornire gli strumenti utili alla soluzione dei problemi che dovrà affrontare. Analogamente bisogna anche garantire al personale già in servizio, al quale vengono richiesti compiti sempre più ampi e specifici, aggiornamenti e formazione continua

Purtroppo però la Direzione generale (Dg) Educazione e Ricerca è stata soppressa nella riorganizzazione, che riassegna a ciascun Dipartimento le relative funzioni, con grave rischio di parcellizzazione delle azioni in questo settore. Forse dietro questa soppressione c’è stato il pensiero di una sponda sicura e autorevole come la Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività culturali, da coinvolgere nelle attività formative individuate dalle Direzioni generali ancor più di quanto è avvenuto negli scorsi anni. Me lo auguro, perché la Fondazione Scuola dall’avvio nel 2018 ad oggi è diventata una realtà di indubbia qualità e prestigio sia nella formazione che nella ricerca. 

Mi piacerebbe che il ministro Giuli, diversamente dai suoi predecessori, dedicasse la sua attenzione non solo a musei e parchi archeologici, al numero di visitatori e alla comunicazione, a visibilità ed eccezionali scoperte, a valorizzazione economica del patrimonio, ma anche a questioni che sono cruciali per la sopravvivenza del patrimonio culturale e che dovrebbero tornare a essere centrali nelle politiche del Ministero. La tutela, ad esempio, quella che le Soprintendenze praticano ormai con grande fatica e scarsissime forze, per essere poi spesso considerate solo come antiquate strutture portatrici di impedimenti allo sviluppo. Il loro ruolo va sostenuto e aiutato oltre che con immissione di personale, con indicazioni generali e linee guida che assicurino comportamenti uniformi nell’esercizio di funzioni di tutela sempre più ampie e variegate. Di particolare attenzione e aiuto avranno poi bisogno le Soprintendenze delle città metropolitane, alle quali nella riorganizzazione sono trasferite tutte le funzioni che erano in precedenza attribuite ai Segretariati regionali; in parole semplici, dovranno svolgere il lavoro di due Uffici (uno dei quali di coordinamento e servizio per gli altri uffici presenti nel territorio regionale), tutto con un unico dirigente. Spero che per queste Soprintendenze non ci si limiti ad assegnare personale e sedi degli scomparsi Segretariati, ma si prevedano misure particolari di rafforzamento che ne assicurino la possibilità di svolgere correttamente le loro funzioni.

Sicurezza

Dobbiamo inoltre sempre tener presente che le Soprintendenze costituiscono il presidio di un patrimonio culturale nazionale sempre più in pericolo, anche a causa dei fenomeni naturali estremi che si manifestano ormai in forma ricorrente, come alluvioni e terremoti, e che sulle loro gracili strutture gravano i compiti di interventi emergenziali in caso di calamità. Per contrastare le conseguenze distruttive delle calamità naturali sul patrimonio sono necessarie azioni a lungo termine, che inizino da attività e opere di prevenzione. Proprio per far crescere la cultura della prevenzione sul patrimonio era stata istituita nel 2019 la Direzione generale Sicurezza, che purtroppo sparirà nel nuovo assetto ministeriale provocando la perdita di questo importante obiettivo specifico per il futuro della tutela.

Paesaggio

La materia, davvero molto complessa, non è mai stata oggetto di particolare attenzione da parte del Ministero, con la importante eccezione degli anni 2017-18, quando dopo aver pubblicato il Rapporto sullo stato del paesaggio in Italia, organizzò gli Stati generali del paesaggio

Al di là dell’attività autorizzatoria sui beni tutelati che Soprintendenze e Direzione generale competente svolgono normalmente, altri e assai importanti compiti spettano al Ministero, come la copianificazione paesaggistica con le Regioni, che, pur con alcune eccezioni, fanno molta fatica a dedicarsi al tema. Riattivare il dialogo, attrezzarsi per essere effettivamente propositivi, mettere a disposizione personale specializzato, far funzionare l’Osservatorio del Paesaggio: tante sono le azioni utili che finalmente potrebbero derivare da una sollecitudine ministeriale per arrivare alla pianificazione paesaggistica condivisa, con grande beneficio per il territorio nazionale. 

Personale e formazione, tutela, sicurezza, paesaggio... Argomenti antichi che hanno bisogno di un nuovo impulso e coraggio politico. A lei, ministro!

Carla Di Francesco, 04 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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