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Il Collegio Romano, sede del Ministero della Cultura

Foto Wikimedia Commons/Lalupa

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Il Collegio Romano, sede del Ministero della Cultura

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Caro ministro Giuli, il MiC ha bisogno di noi

Lettera aperta degli storici dell’arte risultati idonei al concorso del 2022 per il reclutamento di 518 funzionari da inserire nell’organico del Ministero ma non ancora assunti

Redazione online

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«Nuove energie per il Ministero della Cultura: con il bando per oltre 500 funzionari tecnici dei beni culturali cominciamo a lavorare per rafforzare la pianta organica. Le porte dell’amministrazione si aprono così all’immissione in ruolo di professionisti altamente specializzati, che porteranno linfa vitale nella tutela e nella valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale italiano. Auguro in bocca al lupo a quei tanti giovani che si cimenteranno in questa prova: c’è bisogno di voi».  A novembre 2022 così l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano commentava la pubblicazione del bando per il reclutamento di personale da inserire nell’organico del MiC, 518 funzionari in totale, così suddivisi: 268 archivisti di Stato; 130 bibliotecari; 15 restauratori conservatori; 32 architetti; 35 storici dell’arte; 20 archeologi; 8 paleontologi; 10 demoetnoantropologi. A oltre due anni dall’uscita del bando, e dopo aver superato gli esami di idoneità tra maggio e dicembre 2023, 274 storici dell’arte non sono ancora stati assunti e l’assenza di stanziamenti nella Legge di Bilancio 2025 per l’incremento dell’organico ministeriale alimenta le loro preoccupazioni. Riceviamo e pubblichiamo il loro appello al ministro Alessandro Giul.

 

Al Ministro della Cultura, On. Alessandro Giuli

Egregio Signor Ministro,

la presente lettera vuole costituire un’unica voce, quella proveniente da un cospicuo numero di storici dell’arte, ben 274, che dal novembre 2023 si ritrovano all’interno di una graduatoria di idonei in attesa della valorizzazione delle proprie competenze nel campo storico-artistico. Il concorso pubblico per il reclutamento di un contingente di 518 unità di personale non dirigenziale a tempo pieno e indeterminato da inquadrare nell’Area III, posizione economica F1, ha richiesto tempistiche estremamente dilatate rispetto all’uscita del bando (novembre 2022), basti pensare che la prova scritta si è svolta nel mese di maggio 2023 e la prova orale soltanto tra ottobre e dicembre dello stesso anno.

Siamo ben consapevoli del fatto che, sebbene i posti originari fossero 35, si è già provveduto all’assunzione di un numero più elevato di storici dell’arte: ben 193 su 467. La forte eco che vuole giungere a Lei e a tutto il dicastero della Cultura attraverso queste righe ha lo scopo di sottolineare quanto essenziale sia il patrimonio culturale per la sopravvivenza della nostra identità, un’identità fatta di valori formali ed espressivi invidiati non solo a livello nazionale, ma internazionale. Una storia, la nostra, che può e deve essere tramandata attraverso uno sguardo attento e vigile su quell’insieme di elementi di cui si compone il patrimonio culturale: i beni culturali e i beni paesaggistici, come riporta l’articolo 2 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004, n.42), «un insieme di cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali» (articolo 10 del Codice) per i quali sono fondamentali interventi di tutela, valorizzazione e conservazione.

I concetti fin qui espressi non devono rimanere lettera morta, vuota retorica di chi non crede nel valore del proprio territorio e delle proprie capacità, ma servono a ricordare il peso della straordinaria eredità tramandata dai nostri avi. Basti pensare alle architetture chiesastiche, alla vastissima quantità di beni culturali mobili, alle molteplici espressioni stilistiche giunte fino al nostro tempo. A tal proposito, i disorientamenti delle masse, la scarsa attenzione della società del nuovo millennio, obnubilata dal consumismo e dalla velocità, sembrano quasi aver contribuito all’inesorabile disfacimento dell’interesse dei più verso i Beni culturali. Qual è dunque la missione di noi operatori della cultura? Mantenere viva la memoria e più tecnicamente avviare attività ispettive, progettare, dirigere, catalogare, tutelare i beni culturali, poiché soltanto con una memoria fresca e una costante azione di vigilanza volta alla salvaguardia del patrimonio, potremo prolungare l’esistenza della nostra Italia.

Nel corso del tempo la figura professionale dello storico dell’arte è stata spesso sottovalutata, nonostante essa ricopra un ruolo prezioso nella società italiana: in questo frangente ci viene in mente la figura di uno dei grandi conoscitori e critici d’arte italiani, Giulio Carlo Argan, il quale lamentava quanto penalizzata fosse, nell’impianto didattico, la Storia dell’Arte o anche il contributo fondamentale in termini di catalogazione dato da Federico Zeri, fine conoscitore, famoso per il suo occhio, capace di ricomporre parti del nostro patrimonio mediante l’esercizio della filologia e l’osservazione dell’opera d’arte anche con l’ausilio di fotografie.

E ancora: ci viene da riflettere sull’abolizione delle Commissioni edilizie nei Comuni e sul conseguente annullamento del ruolo degli storici dell’arte in ambito urbanistico e ci domandiamo perché, ancora una volta, tale figura sia accantonata o per nulla tenuta in considerazione. Riteniamo che mai come ora ci sia bisogno di un intervento forte e immediato, anche perché siamo coscienti di come non si riesca a custodire le opere d’arte all’interno dei magazzini delle Soprintendenze. Se il Governo auspica, come ci auguriamo, una crescita culturale del Paese, si dovrebbe cogliere questa storica occasione per aprire le porte a una nuova generazione di specialisti, un vero corpo che agisca in ogni areale d’Italia.

Noi storici dell’arte calati all’interno della graduatoria del concorso sopracitato, siamo rimasti in 274: siamo giovani e meno giovani, che attendono di avere riconosciuta la propria competenza, un bagaglio di conoscenze e capacità tecniche pazientemente costruito in anni di studi che ci hanno consentito di giungere a numerosi traguardi, dal titolo di primo livello, alla laurea magistrale, dal dottorato di ricerca, alla scuola di specializzazione e al master di secondo livello. Siamo convinti che il nostro inserimento all’interno dell’organico del Ministero della Cultura in qualità di funzionari storici dell’arte debba essere una delle priorità del Governo e che la nostra assunzione non possa che costituire un sicuro, valido e duraturo investimento atto a garantire la sopravvivenza delle testimonianze sulla civiltà italiana.

Buona parte di noi si compone di ragazzi e ragazze che con soddisfazione hanno superato le due prove concorsuali e una tale posizione lavorativa a tempo indeterminato costituirebbe l’occasione giusta per dare una svolta alla nostra vita, fatta di duro lavoro, spesso precario, e di sacrifici, nella consapevolezza di non bramare un semplice posto di lavoro, ma una responsabilità in nome dell’Italia, una missione per la cultura e la conoscenza. L’inserimento nell’organico del MIC sarebbe per noi un onore e consentirebbe a molti di rispondere a quelle esigenze di strappo che una posizione attuale di precarietà induce ad avere. In molti ci ritroviamo in uno stallo: un limbo nel quale incombe la paura di un futuro incerto, un tempo nemico, incapace di renderci sereni in una dimensione nella quale dovremmo sentirci parte attiva della società e felici nell’armonia del creato.

Signor Ministro, la situazione che si prospetta per il 2025 non è delle più rosee e ci fa preoccupare non poco. Sappiamo infatti che nella Legge di Bilancio non è stato previsto alcuno stanziamento per l’incremento della dotazione organica e per le assunzioni: ci opponiamo fortemente a questa manovra e chiediamo, sicuri di un Suo riscontro e della Sua attenzione al tema del lavoro nella cultura, che tutti noi idonei storici dell’arte della graduatoria del concorso possiamo essere ascoltati e introdotti nella pianta organica del Ministero della Cultura. Siamo altresì certi di poter offrire il meglio che i nostri maestri ci hanno trasmesso durante il proficuo percorso accademico, poiché ognuno di noi ha compiuto studi di alta formazione in diverse università d’eccellenza, che toccano tutti gli snodi più variegati delle discipline umanistiche, storico-artistiche e scientifiche, dalla storia dell’arte antica al contemporaneo, dalla diagnostica per il restauro alla chimica e alla fisica applicate ai Beni culturali.

 Il nostro intento non è dunque soltanto quello di reclamare il diritto al lavoro, esercitando la funzione di storico dell’arte, ma far capire come la cultura possa essere fautrice di bellezza, grazie all’operato di noi professionisti del settore, la cui passione per l’arte e per i valori identitari ci spinge ad alzare pacificamente la voce. 

Possa essere Lei, Signor Ministro, il beniamino di questa autentica rivoluzione culturale.

Gli idonei storici dell’arte del concorso 518 funzionari e la rappresentanza del Comitato (CiCom518)

Redazione online, 10 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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