Animali dai corpi multicolori sono i protagonisti delle opere di Chico da Silva (Alto Tejo, Acre, Brasile, 1922-Fortaleza, Ceará, Brasile, 1985) e Jordy Kerwick (Australia, 1982), fino all’8 febbraio negli spazi della Galleria Secci a Milano. Da Silva torna in Italia dopo l’invito a partecipare alla Biennale di Venezia del 1966, un’edizione che incluse altri autori brasiliani considerati «naïf».
Nato nella foresta amazzonica all’inizio degli anni Venti, l’artista brasiliano si trasferì con la famiglia a Fortaleza, una città sulle coste brasiliane, quando era ancora bambino. Lo sradicamento culturale al quale fu sottoposto non gli impedì di sviluppare una poetica artistica popolata da uccelli e draghi alati dai colori sgargianti, memore della natura tropicale in cui era immerso durante i primi anni di vita. Disegnando sui muri delle case, attirò l’attenzione del critico d’arte svizzero Jean Pierre Chabloz (1910-84), che lo introdusse a formati più contenuti su supporti portatili ed esportò il suo lavoro in Europa.
La contemporaneità delle sue tele, troppo spesso dimenticate, è qui messa a confronto con un approccio più tradizionale elaborato da Kerwick, influenzato da maestri dell’Espressionismo astratto, del Minimalismo e della pittura hard-edge, come Robert Motherwell, Helen Frankenthaler, Adolph Gottlieb, Agnes Martin e il genio moderno Henri Matisse.
A cura di Thierry Freitas, la mostra «For a Bestial Poetics» è un tripudio di tinte sature che si fondono e si confondono, in cui figure «bestiali» fluttuano cercando di stagliarsi dallo sfondo. Da un lato, la costruzione puntinista di Da Silva crea dei pattern nei pattern all’interno dei quali è possibile riconoscere le sagome di draghi, serpenti, pesci e uccelli (per citare alcuni soggetti ricorrenti). Lo stile figurativo di Kerwick, a metà tra surrealismo e astrattismo, permette invece di distinguere facilmente il primo dal secondo piano.
Entrambi gli artisti ci ricordano che la natura non è addomesticata, bensì lotta eterna tra il forte e il debole, tra ciò che sopravvive e ciò che viene divorato e, allo stesso tempo, fonte di bellezza e ispirazione.