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Mohammad Al Saleem, «O’ God, Honour them and do not honor an enemy over them», 1977, venduto da Sotheby’s per 660mila dollari

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Mohammad Al Saleem, «O’ God, Honour them and do not honor an enemy over them», 1977, venduto da Sotheby’s per 660mila dollari

Christie’s e Sotheby’s si sfidano anche in Arabia Saudita

Aspettando la contromossa del suo storico competitor, che aprirà una sede entro fine anno, la maison di Patrick Drahi alla sua prima asta nel Regno ha piazzato capolavori del XX e XXI secolo accanto a opere di autori locali, articoli di lusso e cimeli sportivi

Erica Roccella

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Doppio scacco matto per le major in Arabia Saudita. Perché se Christie’s ha fatto la voce del leone, annunciando l’apertura della prima sede permanente di una casa d’aste internazionale nel Regno, la controparte Sotheby’s ha risposto per le rime, con una vendita a Diriyah senza limiti tra superstar del mercato, artisti locali, e poi borse, gioielli, orologi, cimeli sportivi. 

Andando con ordine: era lo scorso settembre quando, in una nota ufficiale, la maison di Pinault comunicava di aver ottenuto la licenza commerciale per l’Arabia Saudita, con la conseguente nomina di Nour Kelani come Managing Director di una nuova sede a Riyadh. «Christie’s ha avuto il piacere, negli anni, di lavorare con molti clienti del Regno, clienti che collezionano un’ampia gamma di categorie nel mercato secondario», ha dichiarato Kelani a «Il Giornale dell’Arte». «Tra queste rientrano opere provenienti dalle nostre vendite dedicate alle belle arti e al lusso, che vanno da gioielli preziosi e disegni di Old Masters, fino a capolavori d’arte del XX e XXI secolo, inclusa l’arte araba moderna e contemporanea». La peculiarità dei collezionisti dell’Arabia Saudita? «Sono estremamente competenti, appassionati e ben informati», spiega Kelani. «La base crescente di giovani acquirenti nel Regno svilupperà senza dubbio la propria forza sulla scena internazionale e noi puntiamo a coltivare la prossima generazione di collezionisti». Ancora nessuna data ufficiale per l’apertura, ma sarà entro la fine del 2025; e intanto Christie’s non perde tempo, marca il territorio con una partnership con la Islamic Arts Biennale, in corso a Jeddah fino al 25 maggio. 

Replica Sotheby’s, e fa un bel numero di cross-selling per la sua danza d’apertura: a Diriyah, lo scorso 8 febbraio, ha messo in vendita oltre 100 lotti che spaziavano dalle borse ai maestri del Novecento, passando attraverso l’arte moderna e contemporanea locale. Via «L’État de veille» di René Magritte per 1,2 milioni di dollari, via «Subject to Availability» di Banksy per 1,2 milioni. È record assoluto per l’artista siriano Louay Kayyali, trova un acquirente per 900mila dollari il suo «Then?», 11 figure ammassate entro i confini claustrofobici della tela, forse un omaggio della «Cacciata dall’Eden» di Masaccio, in chiave quanto mai attuale. Anche i nomi locali beneficiano del respiro internazionale della casa, e quindi: 660mila dollari per lo skyline che sfuma nel deserto di Mohammed Al Saleem (l’artista saudita che già a Londra, nel 2023, sbaragliava ogni record con un «Untitled» da 1,1 milioni di dollari); poi ancora 264mila dollari per la palette caleidoscopica di Abdulhalim Radwi, 102mila dollari per Ahmed Mater, 84mila dollari per Maha Malluh. C’erano anche i memorabilia sportivi al vaglio del martello, vedi la maglia di Michael Jordan andata per 960mila dollari, e poi un’iconica Birkin Himalaya di diamanti di Hermès, passata di mano per 336mila dollari. Bottino finale: 17,3 milioni di dollari, offerenti da 45 Paesi, oltre il 30% dei partecipanti sotto i 40 anni. Fine primo round, in terra araba. Si attende la contromossa di Christie’s. 

Louay Kayyali, «Then What?», 1965, venduto da Sotheby’s per 900mila dollari

Erica Roccella, 19 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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