«Fumo del treno» di Edvard Munch (1900), Oslo, Munchmuseet

Foto: Munchmuseet Halvor Bjørngård

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«Fumo del treno» di Edvard Munch (1900), Oslo, Munchmuseet

Foto: Munchmuseet Halvor Bjørngård

Cinquant’anni di «luce del Nord» alla Fondation Beyeler

Nel museo di Basilea sono esposti un’ottantina di paesaggi dipinti da artisti scandinavi e canadesi a cavallo tra Otto e Novecento, elaborando una nuova strategia di rappresentazione della natura

La «speciale luce del Nord» è protagonista della mostra «Luci del Nord», che dal 26 gennaio al 25 maggio nella Fondation Beyeler (Basilea) riunisce un’ottantina di paesaggi di artisti scandinavi e canadesi moderni, degli anni tra il 1880 e il 1930, tra cui alcuni capolavori di Edvard Munch, come «Chiaro di luna» (1895) e «Fumo del treno» (1900), in arrivo da Oslo, e di Hilma af Klint, come «Alba» (1907) e «Serenità della sera» (1907), in arrivo da Stoccolma. La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Buffalo Akg Art Museum (Stati Uniti), che nel 1913 ospitò la prima storica collettiva d’arte scandinava contemporanea in America del Nord, influenzando la formazione del Group of Seven, un’alleanza di pittori paesaggisti canadesi attiva dal 1920 al 1933, diventato centrale per l’arte moderna del Canada. Tra i suoi esponenti figurano J.E.H. MacDonald e Lawren Harris, i cui lavori sono esposti ora a Basilea. Il museo ha ottenuto anche i prestiti da molte istituzioni internazionali, dal Belvedere di Vienna alla National Gallery of Canada di Ottawa, dalla Finnish National Gallery di Helsinki al Musée d’Orsay di Parigi. 

Tra la fine dell’800 e i primi del ’900, spiegano Sam Keller, direttore della Fondation Beyeler, e Janne Sirén, del Buffalo Akg Art Museum, in un testo introduttivo alla mostra, «le narrazioni egemoniche dell’arte occidentale furono messe in discussione da una serie di movimenti d’avanguardia e gli artisti, in Europa e altrove, si considerarono sempre più come creatori indipendenti non vincolati a canoni tradizionali. Nel Nord, una giovane generazione di pittori sviluppò nuove strategie di rappresentazione della natura». I loro paesaggi invernali bagnati dalle luci ipnotiche delle aurore boreali, le foreste e i laghi tranquilli a nord di Helsinki, le sponde montuose dei fiordi norvegesi, le vaste distese di tundra del Canada, si caratterizzano per «i colori intesi, le pennellate espressive, le distorsioni compositive e prospettiche non convenzionali». Oltre a Munch e Hilma af Klint, un altro grande nome è quello del finlandese Akseli Gallen-Kallela, di cui è esposto «Notte di primavera» (1914). Ma l’intenzione della Fondation Beyeler è anche di far scoprire artisti fondamentali, benché meno noti a livello internazionale, come Helmi Biese, Harald Sohlberg, Gustaf Fjæstad, Anna Boberg, Emily Carr e Tom Thomson. Sono presenti anche opere del pittore russo Ivan Šiškin e a questo proposito il museo precisa che «il fatto che la Russia sia rappresentata solo marginalmente nella mostra, nonostante l’ecozona boreale della Terra si estenda su tutta la sua superficie, non è legato esclusivamente all’attuale contesto politico. Le opere presentate incarnano uno spirito visivo e stilistico che appare originale nelle tradizioni paesaggistiche di Canada, Finlandia, Norvegia e Svezia (…) , mentre in Russia si è costituita un’eredità artistica diversa». 

Luana De Micco, 24 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Cinquant’anni di «luce del Nord» alla Fondation Beyeler | Luana De Micco

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