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Francesco Petrucci
Leggi i suoi articoliFerdinando (Nando) Peretti (Roma, 2 marzo 1938 – 22 maggio 2022) era un antiquario di fama internazionale, un collezionista instancabile ed in privato lui stesso un colto artista. La sua dipartita segna la fine dell’epoca dei grandi mercanti-conoscitori e dei critici d’arte-conoscitori. Specialmente in ambito accademico ora prevalgono posizioni teoriche.
Dopo una militanza giovanile nel gruppo di piazza del Popolo, con Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, si era dedicato all’attività di famiglia, il mercato dell’arte, trasferendo tra i primi il suo centro operativo a Londra all’inizio degli anni ’60 dove si è imposto come figura di primo piano nell’ambito del mercato artistico mondiale per la pittura italiana, tra Rinascimento e Neoclassicismo, ma raccogliendo per proprio piacere anche opere di altre epoche e scuole fino al contemporaneo.
Dopo aver lavorato a fianco di mercanti come Julius Weitzner e Andrej Ciechanowiecki (Heim Gallery) ed essere stato negli anni ’70 socio nella Colnaghi, la più antica galleria antiquaria del mondo, aveva fondato a Londra la propria Walpole Gallery (38 Dover Street) dove ha venduto alcuni capolavori a grandi musei ed a selezionati collezionisti. Tuttavia preferiva raccogliere opere per sé stesso e ha ceduto in fondo poco rispetto al molto che aveva collezionato.
Un senso innato della qualità e un gusto sofisticato gli permettevano di intuire quello che altri non immaginavano, sapendo leggere i dipinti antichi oltre le ridipinture, le vernici alterate, le stratificazioni di sporco. Per queste capacità «esoteriche e rabdomantiche» è rimasto per decenni in primo piano nel mercato dell’arte italiana londinese e internazionale.
Doveva tali doti a peculiarità congenite ma anche all’enorme esperienza che aveva potuto accumulare c’erano aste con la visione diretta di decine di migliaia di quadri negli anni in cui a Londra tutti i giorni delle opere estromesse dall’aristocrazia inglese che le aveva accumulate per secoli.
Era molto riservato e poteva perfino apparire misterioso e non a caso la sua è stata una delle poche gallerie antiquarie non intestate al proprietario, benchè tutti sapessero che la Walpole era lui.
Nelle piccole cose praticava un pragmatismo materialistico che poteva sembrare eccessivo, ma che rispondeva ad un suo concetto tutto particolare di giustizia. Era generoso, ma poteva essere molto duro e diretto, incutere timore e sembrare superbo non essendolo. Questo gli aveva procurato anche alcune antipatie.
Con Maurizio Fagiolo, che di lui aveva molta stima, dalla fine del secolo passato aveva iniziato a collaborare con le nostre attività espositive nel Palazzo Chigi in Ariccia, sia con donazioni di disegni e dipinti sia nell’organizzazione di conferenze-mostre sia con la pubblicazione della collana «Quaderni del Barocco», con apporti di studiosi di fama.
Nella sua grande biblioteca di storia dell’arte, tra Roma e Londra, anche libri molto rari e tra i libri scritti da lui stesso si distingue la monografia su Ippolito Caffi con dipinti in gran parte di sua proprietà.
Col figlio Matteo sono ora in programma ad Ariccia alcune iniziative in sua memoria.

Nando Peretti (a destra) con Francesco Petrucci nel 2010
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