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Stefano Cugia
Leggi i suoi articoliLa collezione di opere della Scuola romana costituita da Osvaldo Menegaz dal 2016 comprende appena ventidue pezzi, ma questi offrono diverse rotte di attraversamento: si possono seguire i talenti potenti e autonomi di artiste quali Antonietta Raphaël, Katy Castellucci, si può vagare per Roma e scoprire zone sparite, contemplare i volti di giovani donne, entrare negli studi tra modelle in posa e nature morte appena inventate sul tavolo da lavoro, dirigersi fuori porta fino a raggiungere Anticoli Corrado. In realtà la collezione è un riflesso di un disegno ben più vasto maturato piano piano da Menegaz, uomo per carattere riservato, che vive a Roma, dove ha uno studio di commercialista.
Dagli anni Ottanta Menegaz colleziona arte contemporanea (Accardi, Angeli, Paladino, Spalletti e tanti altri), ha dato vita alla Fondazione Malvina Menegaz a Castelbasso (Te), un borgo medievale, che stava morendo, ma che grazie alla sua opera e a quella di altri privati ed enti locali, che hanno saputo utilizzare gli strumenti dell’arte e della cultura, è stato trasformato in un forte polo di riferimento per la cultura, operativo pure all’estero. In realtà è stato centrato l’obiettivo primario: finora è stato ristrutturato il 70% del paese. Se una collezione riflette il tratto distintivo di chi l’ha formata, la volontà di Menegaz è prestare un’attenzione intensa al presente e al futuro, senza perdere di vista la memoria delle proprie radici romane, un‘idea che definisce la sua identità culturale di uomo moderno.
Così ha avviato la collezione, nel desiderio di conoscere nelle opere di quei maestri, il volto di Roma nella prima metà del Novecento e, dal 5 febbraio al 13 marzo al Museo Crocetti di Roma, la raccolta è oggetto di una mostra «Scuola romana. Opere dalla collezione Fondazione Malvina Menegaz», curata da Francesca Romana Morelli. Promossa dalla Fondazione Venanzo Crocetti di Roma (che la dedica al ricordo dello scultore), in accordo con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, è organizzata grazie al sostegno della Direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali del Ministero della Cultura. Il catalogo, a cura di Morelli, presenta i testi di Carla Ortolani e di Osvaldo Menegaz, rispettivamente presidenti della Fondazione Venanzo Crocetti e della Fondazione Malvina Menegaz (catalogo Artemide, Roma).
La mostra traccia un percorso ideale nella Città Eterna dalla metà degli Anni Venti al dopoguerra. Inizia con le vedute dipinte da Amerigo Bartoli, Orfeo Tamburi e Carlo Socrate; quest’ultimo, sotto il cupolone, blocca un’immagine della spina dei Borghi, un intervento urbanistico tra i più discussi del Novecento. Allinea i ritratti dipinti dal giovane Virgilio Guzzi, Attilio Torresini, Emanuele Cavalli. Entra negli studi del giovane Di Cocco, di Nino Bertoletti che ritrae la pittrice e moglie Pasquarosa, dello scultore e pittore Ercole Drei, di Roberto Melli negli anni delle leggi razziali. Di Alberto Ziveri spicca «La musicista», immagine di un accordo difficile tra la realtà e il proprio vero mondo interiore. Un interno di Leonetta Cecchi Pieraccini coglie la figlia dell’artista, Suso (la futura formidabile sceneggiatrice), visione di un mondo intellettuale semplice seppure borghese, che ha familiarità con un silenzio solido e creativo.
