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Fabio Isman
Leggi i suoi articoliL’epopea di Vel Saties. Nella loro villa ex Albani (già di per sé un capolavoro) custodiscono anche il ciclo degli affreschi provenienti dalla Tomba François scoperta a Vulci nel 1857 dall’archeologo Alessandro François (da cui il nome) e i cui corredi sono finiti al Louvre. I dipinti con le Storie di Mastarna, il futuro Servio Tullio, e di Vel Saties, il nobile etrusco che vi è sepolto, sono invece proprietà indivisa dei 12 eredi Torlonia, tra i quali appunto la famiglia del principe. Soltanto alcuni, assai malandati, sono rimasti in loco. Si è detto che il principe aveva rifiutato un'offerta di sette miliardi di lire da parte del Vaticano per vendere i suoi pannelli; il primo fu mostrato nel 2000, dopo il restauro, in una mostra di Palazzo Grassi a Venezia; successivamente furono tutti esposti per un mese a Vulci nel 2004.
I reperti del Fucino. In un salone a pianterreno di Palazzo Giraud in via della Conciliazione a Roma, costruito nel Cinquecento per il cardinale Adriano Castellesi da Corneto secondo Vasari su progetto di Bramante e acquistato nell’Ottocento dai Torlonia, il principe Alessandro Raffaele Torlonia (1800-86) conservava anche quanto era emerso dalla bonifica del Fucino che aveva avviato nel 1854 e che aveva richiesto 24 anni: elmi di ogni età ed epoca, armi e suppellettili. Tra questi reperti eccelle un rilievo in calcare del II secolo d.C. che ritrae una città e il suo territorio e che Antonio Giuliano ricordava essere il più grande del genere al mondo (il secondo per misura è conservato nei Musei di Berlino). Negli anni Ottanta del secolo scorso, quando era ministro dei Beni culturali Nino Gullotti, lo Stato acquistò questi reperti per un miliardo di lire di allora e li destinò al museo nel Castello Piccolomini di Celano (Aq).
LA COLLEZIONE TORLONIA
Come è chi cercò di venderla
I tesori
Gli Aboutaam
Il pm Ferri
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