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Colnaghi a Londra

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Colnaghi apre a Riyadh: gli Old Master entrano nel mercato saudita

L’apertura, la cui data ufficiale non è stata ancora comunicata, aggiorna la tendenza del mercato saudita di orientarsi prevalentemente verso arte moderna e contemporanea

Davide Landoni

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Con un investimento da 10 milioni di riyal (circa 2 milioni di sterline), la storica galleria Colnaghi si prepara ad aprire un nuovo spazio a Riyadh, segnando così un ingresso senza precedenti nel panorama artistico dell’Arabia Saudita. L’accordo, siglato con la società di private equity locale Sarat Investment Holding, porterà per la prima volta una galleria specializzata in Old Master nel cuore della Penisola Arabica. Fondata nel 1760 e stabilitasi a Londra alla fine del XVIII secolo, Colnaghi è una delle più longeve gallerie d’arte al mondo ancora attive, punto di riferimento per il collezionismo di opere d’arte antica, antichità e pittura europea pre-novecentesca. Oltre alla sede storica, la galleria opera già a Madrid e New York. Con Riyadh si aggiunge dunque un quarto indirizzo, in una regione dove la domanda per i maestri antichi resta ancora in fase emergente.

L’apertura, la cui data ufficiale non è stata ancora comunicata, appare in controtendenza rispetto alle dinamiche prevalenti del mercato saudita, più orientato finora verso arte moderna e contemporanea, sia locale che internazionale. Basti pensare alla prima asta di Sotheby’s nel Regno, tenutasi a Diriyah lo scorso febbraio, che ha visto protagonisti nomi come Picasso e Magritte accanto ai modernisti arabi. Eppure, l’interesse per l’arte islamica e per i manufatti storici resta forte tra i collezionisti della regione. Fattore quindi propedeutico all'operazione di Colnaghi. Non si esclude, dunque, che il nuovo spazio possa sviluppare anche una linea di attività incentrata su arte islamica e oggetti d’arte storica locale.

Anche perché al momento il collezionismo Old Master in Arabia Saudita è circoscritto a poche figure di rilievo. Tra queste, il miliardario Nasser Al Rashid, noto per aver assemblato negli anni ’70 e ’80 l’importante collezione Najd, dedicata alla pittura orientalista, poi parzialmente messa all’asta da Sotheby’s nel 2019. Anche se il caso più eclatante resta indubbiamente quello del Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, acquistato per 450 milioni di dollari da Christie’s nel 2017 da un collezionista anonimo e da quel momento scomparso dai radar. Secondo diverse fonti, l’acquirente fu il principe Badr bin Farhan Al Saud, per conto del principe ereditario Mohammed bin Salman. Chissà che in qualche modo l'apertura di Colnaghi non sia parte di un più ampio movimento volto a promuovere l'arte antica occidentale nella regione, che potrebbe portare anche a una riemersione del Salvator Mundi.

Ad ogni modo, l'annuncio dell’apertura della nuova sede di Colnaghi è arrivato in occasione della Cultural Investment Conference, tenutasi a Riyadh il 29 e 30 settembre, che ha visto la partecipazione di figure di primo piano della scena culturale globale, tra cui l’ex ministro britannico Ed Vaizey, il CEO di Art Basel Noah Horowitz e Guillaume Cerutti, presidente della Collezione Pinault. Tra gli altri sviluppi emersi durante la conferenza, il Ministero della Cultura ha confermato una futura collaborazione con il sito archeologico e culturale di AlUla, il cui sviluppo ha recentemente subito un rallentamento. Inoltre, sono stati annunciati nuovi strumenti finanziari a sostegno dell’ecosistema artistico del Paese: dalla firma di un memorandum con Deutsche Bank, mirato allo scambio culturale e alla formazione, al lancio dell’Audi Capital MENA Art Fund, veicolo d’investimento per promuovere l’arte come asset finanziario nel portafoglio degli investitori sauditi.

Davide Landoni, 08 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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