Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
C’è una casa sulla cima di una collina, lungo una strada che divide due ampie vallate punteggiate da filari di Dolcetto, una casa che fu una scuola, un luogo di incontro, per conoscere e conoscersi, riconoscere e riconoscersi, per fare amicizia, per crescere, una scuola, quella casa, che è diventata opera d’arte, aperta a tutti, sempre visibile da lontano, dalle due vallate che la fronteggiano, sicuramente, ma anche da oltre, da più lontano, immaginata nei racconti, tratteggiata dai ricordi, dall’emozione provata nel lasciare una traccia, un graffito sul banco, per creare in segreto una memoria, senza farsi scoprire, senza farsi sgridare, ed è proprio pensando a questa scuola, a questa casa, alla costruzione di questa opera d’arte pubblica che ricorda la costruzione di ricordi, che abbiamo costruito un Supercondominio, sembra un gioco di parole, uno scherzo, ma è proprio guardando alle leggere geometrie di metallo di Petrit Halilaj, ai graffiti fatti di nascosto tempo fa che oggi si strutturano in luogo aperto a tutti, che abbiamo pensato di invitare progetti indipendenti, progetti nati spontaneamente, così in Italia come nel resto d’Europa, per riflettere, agire e discutere cosa significa arte pubblica, cosa comporta esporre un’opera in uno spazio pubblico, che ricaduta, che memoria genera, che forma può prendere l’arte pubblica oggi e, sempre ispirati dall’opera sulla collina, da quel luogo spazzato dal vento e dai ricordi, cosa significa fare educazione in maniera indipendente, cosa comporta, come si fa a trasmettere cultura, che poi, l’arte pubblica e l’educazione possono sembrare due cose distinte, diverse, sconnesse, ma in una loro nuova accezione sperimentale, quella che questi spazi stanno costruendo, non risultano così distanti, un sogno, direte, forse, vi rispondiamo, ma sicuramente non una costruzione fatta in sogno, e ripensiamo allo scorso luglio mentre l’assessore Gianluca Navello ci accompagna tra le vie di Dogliani, e ci indica la chiesa nella piazza principale, e subito dietro la chiesa l’ex ospedale, e nella parte alta del paese un’altra chiesa, questa di dimensioni più ridotte ma dall’aspetto non meno singolare, un insieme di elementi, proporzioni, materiali che non seguono alcun canone se non la fantasia del suo ideatore, Giovanni Battista Schellino, come minimo un prolifico architetto, penserete voi, ma che in realtà fu un talentuoso geometra del Comune che soffriva d’insonnia, che invece di dormire disegnava edifici, ospedali, palazzi ed essendo molto devoto ne donava i progetti alla Chiesa.
Supercondomino7, a cura di Treti Galaxie, 6-7 settembre 2025, Dogliani. Nell'ambito di Radis, progetto di Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT in collaborazione con Fondazione CRC. Foto: Luca Vianello
Supercondomino7, a cura di Treti Galaxie, 6-7 settembre 2025, Dogliani. Nell'ambito di Radis, progetto di Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT in collaborazione con Fondazione CRC. Foto: Luca Vianello
E così non riuscendo a riposarsi ha regalato al suo paese costruzioni straordinarie, sogni concreti realizzati al posto dei sogni che non riusciva a sognare, e forse è proprio pensando ai sonni mancati dell’architetto che abbiamo deciso di far soggiornare la notte gli spazi di Supercondominio in un Convento, la Casa di Accoglienza Buon Consiglio, gestita dalle Suore di Carità di Santa Maria, e proprio una di loro, Suor Benigna, nomen omen, ci ha accolti il pomeriggio del 5 settembre, persone che hanno preso voli il giorno prima da Helsinki, da Londra, da Vienna, da Atene, o treni da Lecce, da Taranto e da Roma, e alcune macchine da Milano e da Torino, tutti riuniti a Dogliani per conoscersi, sia di persona che di pensiero, per condividere le proprie esperienze, per confrontarsi, e la mattina successiva, quella del 6 settembre, questo piccolo sogno, come ci insegna Schellino, ha iniziato a prendere forma poco distante, nel Teatro Sacra Famiglia, anche questo da lui progettato, ovviamente, come altre trentaquattro opere sparse tra Dogliani e i paesi vicini, come il Castello di Novello o le chiese parrocchiali di Bra, Vicoforte e Cerreto Langhe, ma restiamo a Dogliani, a Borgo Castello, nel teatro ipogeo dove Almanac ha presentato una panoramica sullo stato degli spazi indipendenti italiani e sulla sua recente, nuova sede, ARTECO sui suoi molti, poliedrici progetti educativi, CLOSING SOON, da Atene, su una pratica espositiva al ribasso, che cerca il grado minimo nella produzione di mostre e di interventi pubblici, arrivando a definire i suoi progetti (para)site-specific, e poi Independent Space Index, una rete che riunisce e coordina i 95 (novantacinque) spazi indipendenti di Vienna, e Locales, che nomadicamente riscrive la storia degli spazi storici di Roma, e che rischia di chiudere perché questa riscrittura non incontra il sentire ideologico dell’attuale amministrazione comunale, e poi Open School East, sulle gioie e difficoltà dell’aprire una scuola d’arte pubblica e gratuita a Margate, nel sud-est dell’Inghilterra, e PIA, acronimo di Persistence Is All, una scuola d’arte indipendente e radicale di Lecce, che ogni anno organizza in città un festival chiamato Capriola, perché rende meglio l’idea dello sforzo organizzativo, e perché Lecce Art Week la rende troppo poco.
Supercondomino7, a cura di Treti Galaxie, 6-7 settembre 2025, Dogliani. Nell'ambito di Radis, progetto di Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT in collaborazione con Fondazione CRC. Foto: Luca Vianello
E poi ancora Post Disaster, un progetto che si svolge sui tetti di Taranto vecchia, da cui osserva la catastrofe della crisi del più ampio polo metallurgico nazionale, e i suoi effetti sulla città e sugli abitanti, e PUBLICS, che gestisce, ripensa e reinventa il rapporto tra le istituzioni culturali di Helsinki e i suoi pubblici, per l’appunto, e per finire, per concludere questo excursus in ordine alfabetico, Toast Project, nella persona dell’artista Cecilia Mentasti, che reinterpreta la storia dello spazio fiorentino attraverso il suo progetto Dissing, riproducendone le mostre più significative con pane da toast, e, concludendo le presentazioni con un’artista, abbiamo poi concluso la serata con la performance di Cleo Fariselli, U., che per sua natura non si è potuta documentare, ma di cui si potrebbe, e si dovrebbe, dire e scrivere molto, sulla sua prossemica, sull’atto del mostrare e del nascondere, sul grado zero di creazione di un contesto espositivo, su una modalità di presentazione di sculture e oggetti che, in nuce, non è cambiata, presumiamo, dal Neolitico a oggi, dall’alba dei tempi, ci verrebbe da dire, ma prima dell’alba, eccoci tutte e tutti a sognare al posto di un architetto di cui abbiamo tanto parlato, che non riusciva a dormire, che non poteva sognare, e la notte porta consiglio, o almeno, così dicono, quindi risvegliandoci nella Casa Buon Consiglio siamo andati in un’altra casa, in un’altra sala, quella del Consiglio Comunale, per un dibattito sulle giornate trascorse, ma prima, di prima mattina, c’è stata la presentazione performativa di Elena Mazzi, una portfolio review espansa e interattiva, allestita e ospitata, grazie alle preziose Monica e Elisa, nella Biblioteca civica Luigi Einaudi, costruita da Bruno Zevi in uno dei rari momenti in cui posò la penna e si sedette al tecnigrafo, particolare non da poco, l’affidare la costruzione di una biblioteca a un architetto che tanto scrisse, e noi, ancora felici e pieni di queste bellissime giornate, con ancora negli occhi gli sguardi di chi cerca nuovi orizzonti e nelle orecchie le voci di chi sa quanto è importante raccontarli, ci rendiamo conto che forse in questo breve testo non abbiamo detto tutto, ma non preoccupatevi, quel tutto che manca è contenuto, per così dire, nelle sue virgole, nelle pause, che sono anche le pause, le chiacchierate a cui non abbiamo assistito, ma che abbiamo intuito dagli sguardi, dai sorrisi, dal camminare insieme, fianco a fianco, persone che non si erano mai viste prima a passeggio in un luogo che non avevano mai visto prima, arrivate da tutta Europa per fare il punto, ben consapevoli che, molte volte, il punto non segna una conclusione, ma la convergenza di più strade.
Quinta puntata del «Diario di Radis», dedicata al racconto della sesta edizione di Supercondominio, l’assemblea degli spazi europei di produzione e promozione dell’arte contemporanea originata al Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, svoltasi nel Centro Polifunzionale di Rittana e per la prima volta sostenuta dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT