Raccontare Supercondominio6 - Paradis: da dove iniziare? Dai crespi profili dei monti visti dal Chiot Rosa, dal loro sovrapporsi ceruleo nei cieli a meridione? O dalle fontane, sgorganti presenze che simbolicamente hanno costellato i luoghi in cui si sono svolte le attività delle due giornate di incontri? O forse dalla struttura dell’evento, dal suo essere un momento di scambio, incontro e conoscenza reciproca tra spazi indipendenti e dal suo mutamento rispetto alle precedenti edizioni? (Per la prima volta in inglese, per la prima volta con progetti europei e artisti, per la prima volta dedicato alle residenze d’artista e itinerante al di fuori di una sede istituzionale). Forse sarebbe più appropriato partire dalle persone, dai volti, dai sorrisi, dal loro riconoscersi in una missione comune al di là della lingua e della provenienza. Forse è meglio iniziare proprio dall’inizio.
Contattare persone di cui si conosce l’operato, ma con cui, per lo più, non si è mai interagito. Rivolgergli un invito. Un invito a incontrarsi tra le montagne per parlare e conoscere progetti a loro affini. Attendere un sì. Organizzare tutto nei minimi dettagli, o almeno, provarci, cercando di andare incontro alle esigenze di tutti per trasformare il concetto di accoglienza in qualcosa di concreto. Far confluire in un piccolo paese della Valle Stura operatori indipendenti dell’arte contemporanea provenienti da tutta Italia, ma anche da Portogallo, Spagna, Slovacchia, Cipro, Lituania. Trascorrere due giorni insieme parlando delle proprie pratiche e ricerche, condividendo passeggiate, pranzi, cene, risvegli e… ascolto. Ascolto reciproco, ascolto della natura, di esperienze di vita accomunabili, di poesia. Ascolto di come un piccolo comune sulle Alpi Cozie stia lavorando a un ripopolamento culturale attraverso i linguaggi dell’arte. Assorbire questo territorio cibandosi dei prodotti preparati con passione dalle persone del luogo. Stare insieme. Abbiamo accolto i primi ospiti a Torino, a 239 metri sul livello del mare, in una calda serata estiva. Una cena informale ci ha permesso di scoprire finalmente i nostri volti e le nostre voci dopo mesi di scambi digitali bidimensionali
La mattina dopo, partenza. Abbandonare paesaggi urbani di scatole abitative multistrato per vallate verdi e aria pulita. Eccoci a Rittana: piccolo gioiello di rinascita montana. Ad attenderci il sindaco, Giacomo Doglio, che non si limita a mettere a disposizione la Sala Incontri del Comune ma attiva gli abitanti del luogo, che partecipano, seguono gli interventi degli ospiti, organizzano il pranzo, ci attendono, ci sorridono. Una comunità che trasmette senso di comunità. Abbiamo l’impressione che questa genuinità nei rapporti si rifletta sulla nostra ben più piccola comunità di persone che si incontrano per la prima volta. Il senso di comunità è contagioso. Respirare a pieni polmoni l’aria frizzante della montagna, riempire le proprie borracce con acqua sorgiva e poi presentarsi ufficialmente raccontando i propri progetti, il contesto in cui sono nati e l’energia con cui continuano a crescere. Parlare del proprio impegno nei confronti dell’arte, degli artisti, del territorio, del pubblico. K.A.I.R., progetto di Košice, nell’Est della Slovacchia, a meno di 100 chilometri dal confine con l’Ucraina, che consente agli artisti in residenza ucraini di spendere il proprio budget di produzione per aiutare le famiglie colpite dall’invasione russa. CRIPTA747, da anni porta avanti un programma di residenze che ha rivitalizzato la scena artistica torinese (dato che la maggior parte di questi artisti, finito il periodo di residenza, decide di stabilirsi a Torino), ha annunciato che a breve aprirà un nuovo spazio in città, nei pressi di piazza Valdo Fusi. Korai, da Cipro, da 9 mesi soppesa il silenzio del Ministero della Cultura cipriota in merito a un’erogazione di fondi approvata e da loro mai onorata. AiR351, un progetto di residenza di Cascais, a ovest di Lisbona, in Portogallo, nato per offrire ad artisti internazionali un modello di produzione e condivisione di idee in un contesto in cui questo modello mancava (la sua co-fondatrice, Luísa Especial, ha iniziato la sua presentazione dicendo «sono contenta di trovarmi in un contesto in cui non devo spiegare che l’acronimo A.i.R. significa “artist in residence”, e cosa ‘artist in residence” significhi»). In-ruins è un progetto di residenza a carattere nomade, volto all’incontro tra artisti contemporanei, curatori e ricercatori con i siti archeologici della Calabria, che propone un modello di ripensamento del territorio a partire da una riattivazione delle sue rovine. Questo ripensamento radicale vede lo svolgersi dell’edizione 2024 del progetto nel Parco Archeologico di Metaponto in Basilicata: secondo le antiche cartografie dei territori della Magna Grecia, la Lucania condivide con la Calabria una complessa storia di sovrapposizioni di confini.
Prendersi il tempo per un lauto pranzo con prodotti locali, in quanti possono dire di aver assaporato la meravigliosa parmigiana di pane di Roccasparvera? e proseguire con calma nelle presentazioni. Sono tutti attenti. Tutti ricettivi in merito a somiglianze e differenze. Gli artisti Andrea Caretto e Raffaella Spagna hanno raccontato il progetto Pianpicollo Selvatico, una fattoria in Alta Langa restaurata insieme alla proprietaria Alice Benessia seguendo criteri di agricoltura rigenerativa e collaborazione tra specie diverse, un «recovery center» per artisti e ricercatori per sondare possibilità di dialoghi creativi con altri esseri, viventi e non, e per riconnettersi non solo con l’ambiente, ma con le proprie domande e desideri profondi. Rupert, istituzione lituana nota a livello internazionale, segue il percorso di artisti, ricercatori e pensatori anche oltre il loro periodo di residenza, contribuendo a consolidarne l’itinerario lungo il corso della loro carriera. Unpae vede nella costruzione di relazioni una strategia di sopravvivenza per adattarsi a un mondo in costante cambiamento e costruisce di volta in volta il suo programma sulle specifiche sensibilità e necessità dei residenti, in un dialogo di collaborazione attiva con gli abitanti di Roccacaramanico in Abruzzo. Fondazione Studio Rizoma sviluppa da anni una rete di collaborazioni rizomatica, volta alla crescita professionale e alla ricerca pluriennale nella città di Palermo e nelle sue zone limitrofe, estendendosi dal Mediterraneo a collaborazioni internazionali. Spiritvessel, il progetto della curatrice Sira Piza e dell’artista Andrew Birk, estende la dimensione domestica della residenza a un dialogo tra gli artisti e il territorio, creando un luogo di aggregazione e dialogo tra figure del panorama internazionale e gli abitanti del borgo di Espinavessa.
Lasciare Rittana, salire sempre di più, dai suoi 856 metri di altitudine fino ai 1.132 della radura del Chiot Rosa per attendere il tramonto con Luca De Leva, che con la sua Thyself Agency propone scambi di vita, dispositivi per osservare la propria esistenza in terza persona e una rimodulazione del calendario che ci porterebbe a vivere 9 giorni alla settimana. «Perdi la paura di essere dimenticato», recita il depliant dell’agenzia. Seduti in cerchio sull’erba un iniziale stupore nei confronti del progetto muta in vivo interesse, l’approfondimento di questa azione radicale progredisce con il calare del sole e si chiude nella penombra con l’artista che alzandosi dal cerchio conclude la sua presentazione con le parole «e adesso camminiamo», frase colta non in senso metaforico, ma alla lettera, dato che ci siamo tutti effettivamente avviati a piedi verso la nostra prossima destinazione, verso la cena. Abbiamo camminato fino a Casa Gorrè, scendendo a 1.040 m s.l.m., sparpagliati, ma insieme. Lentamente, osservando la natura circostante e parlando delle cose più disparate, come se in fondo ci conoscessimo da sempre, come se avessimo condiviso gli stessi percorsi, leggermente diversi ma tangenti. Un modo per sottolineare l’importanza e la bellezza dell’incontrarsi di persona.
Cenare tutti insieme, giocare a calcetto, ridere, cadere addormentati e risvegliarsi respirando la bellezza della valle per poi salire ancora più su, a 1.366 metri, fino a Borgata Paraloup, e scoprire che gli interventi di recupero effettuati dalla Fondazione Nuto Revelli sulle baite dei pastori sono simili a quelli che si fanno nella calda Espinavessa, in Catalogna, nel nord-est della Spagna. Ritrovarci in cerchio in un anfiteatro affacciato sull’immensità della valle. Ascoltare il reading «everyone is speaking with the voice they carry» di Allison Grimaldi Donahue sulla cura attraverso la poesia, in cui l’artista estrae da una scatola scampoli di poesie, sia sue che di altre poetesse, leggendole ad alta voce nell’ordine di comparsa, un racconto non lineare, ma di un ordine comunque percepito, concetti e parole che si estendono come bruma sui versi successivi, da cui emergono ulteriori versi che rimangono sospesi, nell’aria e nella memoria, giusto il tempo di poter accarezzare i prossimi. E poi il dibattito, la riunione collettiva, momento dapprima rigido poi sempre più fluido e informale, sfociato in una versione ampliata delle decine di momenti di scambio individuale di questi giorni.
L’odore di questa stanza influenza quello che stai pensando? Gli elementi secondari di un luogo a te non familiare che incidenza hanno rispetto agli elementi che consideravi fondamentali? Che ruolo ha l’autonarrazione dell’artista nel contesto di una residenza? Quanto questa autonarrazione va a influire sulla sua esperienza? Pranzare e brindare e rendersi conto che il tempo cronologico è passato troppo in fretta, ma il tempo meteorologico è stato clemente e puntuale: la pioggia arriva cinque minuti prima della partenza delle navette per Torino. Terminare un racconto su Supercondominio6 - Paradis: da dove iniziare? Lo chiudiamo sulle navette che scendono dal sentiero di Paraloup, salutate dallo scampanio di un gregge al pascolo? O forse, sull’arrivo a Torino, sugli abbracci, sui volti sorridenti? O sui messaggi dei giorni successivi, sui ricordi, sorretti dalla bellissima documentazione di Alberto Nidola? Chiudere il racconto. O, forse, aprirlo, oppure, ancor meglio, tenerlo aperto. In fondo, si termina mai veramente qualcosa?