Vincenzo Cabianca, «Ai bagni di Viareggio», 1866 (particolare)

Cortesia di Robilant+Voena

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Vincenzo Cabianca, «Ai bagni di Viareggio», 1866 (particolare)

Cortesia di Robilant+Voena

Con nove dipinti Robilant+Voena riscopre cinque secoli di arte europea

Nella collettiva appena aperta a New York, tra le opere di Bicci, Bassano, Gentileschi e Goya, anche una tela dispersa del macchiaiolo Vincenzo Cabianca. A Milano e St. Moritz fotografia e arte contemporanea

La mostra «Rediscoveries. Five Centuries of European Painting», presentata sino al primo marzo da Robilant+Voena nella nuova sede americana (19 East 66th Street), percorre un viaggio lungo cinque secoli attraverso nove magnifici dipinti, opera di figure maggiori di ogni secolo. Dalla grande tavola su fondo oro, mai esposta prima, del fiorentino Neri di Bicci (1419-91), al «San Gerolamo penitente» di Jacopo Bassano (1510 ca-92), dipinto sinora sconosciuto del più celebre esponente della dinastia, si giunge al Seicento, con la «Maddalena penitente», inedita anch’essa, che Artemisia Gentileschi (1593-post 1654) dipinse su una sottostante Cleopatra: una primizia, presto esposta al Musée Jacquemart-André di Parigi. Per il Settecento, ecco un «Autoritratto», anch’esso mai visto e gemello di quello di Versailles, di Hyacinthe Rigaud (1659-1743), ritrattista di Luigi XIV, e i «Pulcinella» di Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770) sinora creduti opera del figlio Gian Domenico. Del 1807 è il «Ritratto di María Soledad Rocha Fernández de la Peña, Marquesa de Caballero» di Francisco Goya (1746-1828), opera passata sul mercato solo nel 1930 e da allora sigillata in una collezione privata dove ora è stata ritrovata e riconosciuta come la prima versione di un dipinto più volte replicato (uno, all’Alte Pinakothek di Monaco). Ma il ritrovamento forse più «goloso» è la grande tela «Ai bagni di Viareggio» del macchiaiolo Vincenzo Cabianca (1827-1902), acclamata nel 1866 alla Promotrice di Torino e pubblicata da Francesca Dini nel catalogo ragionato dell’artista come sua opera chiave, ma dispersa: ritrovata ora in una collezione americana, è oggetto di una pubblicazione di Jason Rosenfeld, che si aggiunge al catalogo della mostra, redatto dai più autorevoli specialisti di ogni autore. 

Tutte opere riscoperte grazie all’occhio e agli studi degli storici dell’arte. Perché, nota Alessandro Morandotti in catalogo, «in un mondo come il nostro, sempre più affascinato dalle leggi del marketing e della comunicazione [...] la storia dell’arte va posta di nuovo al centro», mentre Marco Voena rammenta il compito di «noi mercanti d’arte antica: riscoprire il passato e ricomporre il mosaico della storia dell’arte attraverso ricerche rigorose e la pratica della connoisseurship».

Intanto, sino al 7 marzo, giunge da Londra a Milano (via della Spiga 1) «Between Worlds»: tre cicli delle raffinate fotografie di Priscilla Rattazzi (Roma, 1956) scattate tra il 1975 e il 2023, mentre sino al 6 marzo si apre a St. Moritz, nella chiesa protestante di via Maistra, «Easier to Breathe», personale dell’artista afrofuturista Jordan Watson (Ny, 1979), con cui R+V ha inaugurato la sede milanese. Tutti inediti, questi suoi dipinti vibranti di colore sono ispirati all’Engadina e si intrecciano con «Archaeology of Consciousness» di Vincenzo De Cotiis (1958) che presenta otto opere di design in cui rilegge con materiali eterodossi il concetto antico dell’arcata. La «maratona» si conclude, dal 20 al 23 febbraio, con Nomad St. Moritz, dove R+V presenta opere antiche e contemporanee, tra le quali l’acquarello «The Splügen Pass» (1842-43) di J.M.W. Turner.

Ada Masoero, 10 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Con nove dipinti Robilant+Voena riscopre cinque secoli di arte europea | Ada Masoero

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