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Erica Roccella
Leggi i suoi articoliUna ricerca minuziosa, un’analisi di mercato che va oltre le mode. L’iperspecializzazione e l’impegno nei confronti di artisti emarginati per ragioni di genere, di etnia, di geografia. Così la Berry Campbell Gallery – nata a New York nel 2013 – si è fatta spazio in un sistema oltremodo saturo, dove nomi superstar s’infiammano, si spengono, fuochi fatui che non resistono ai cambi di stagione. Non è il caso di Alice Baber, di Bernice Bing, di Ethel Schwabacher, di Perle Fine, le donne dell’Espressionismo Astratto, tutte rappresentate dalla galleria; approfondite, riscoperte a decenni di distanza, grazie a uno sguardo curatoriale che risana le lacune critiche – e che attrae il mercato. Discorso analogo, e vero case study, per Lynne Drexler, che il 9 ottobre inaugura la seconda personale – «A Painted Aria», s’intitola – nello spazio della Berry Campbell, a Chelsea. Ne parliamo con le fondatrici Christine Berry e Martha Campbell, alla vigilia dell’apertura.
La prima domanda d’obbligo per una galleria che va controcorrente, mentre ovunque nel mondo si registrano cali dei profitti e chiusure: qual è la salute del mercato dell’arte?
«Bisogna tenere a mente che ci sono davvero tanti mercati dell'arte diversi, mercati che operano tutti contemporaneamente, per cui non esiste un modello di galleria o un unico mercato che rappresenti tutte le transazioni che avvengono nel complesso. Noi siamo fortunati ad avere una nicchia di mercato unica che vende artisti sottorappresentati, in particolare artiste donne. E proprio quest'area è in costante crescita negli ultimi dieci anni».
Quindi, in definitiva, chi sopravvive? E chi cresce, soprattutto?
«È necessario che una galleria abbia una vera missione e un marchio chiaro. Quelle che ricercano la novità di tendenza ogni volta che organizzano una mostra scopriranno che è una strada difficile da percorrere. Costruire un mercato richiede tempo: lo consideriamo un gioco a lungo termine, non un colpo veloce. Ci vuole tempo per educare e spiegare chi sono gli artisti e perché occupano davvero un posto nel canone della storia dell'arte».
Negli anni, la Berry Campbell si è distinta per aver creato un modello di business particolarmente solido, alimentato da una ricerca continua legata ai vostri artisti, da uno studio che è di fatto profondamente apprezzato da collezionisti e curatori. Vi chiedo: che cosa significa costruire il mercato di un artista?
«Bisogna assicurarsi che le opere siano della massima qualità. Questo aspetto dell'equazione non è negoziabile. Dopodiché, è importante fare ricerche e raccogliere quante più informazioni possibili sull'artista, sulle mostre a cui ha partecipato e comprenderne il credo e gli obiettivi. Il passo successivo è allestire la migliore mostra possibile. Clienti, critici e curatori vogliono sapere se l'artista che state esponendo merita davvero il loro tempo. Ecco, costruire un mercato richiede che tutti questi elementi si uniscano come mattoncini impilati uno sull'altro. Non è un processo rapido e spesso richiede molti anni».
Potete fare un paio di nomi?
«Bernice Bing è una pittrice espressionista astratta della Bay Area di San Francisco. Era già nota a livello regionale in California, ma non aveva mai esposto a New York – non essendo lì negli anni '50 e '60, non era abbastanza conosciuta o studiata. Di recente abbiamo allestito la sua prima personale a New York, e abbiamo venduto i suoi lavori principalmente a musei e ricevuto recensioni da tutte le principali testate giornalistiche d'arte. È stato un vero trionfo per un'artista così meritevole. Ethel Schwabacher è un'altra esponente dell'Espressionismo Astratto che ha esposto alla Betty Parsons Gallery di New York dagli anni '40 agli anni '60, tenendo numerose mostre personali e collettive e partecipando a innumerevoli Biennali del Whitney Museum, eppure nessuno conosce il suo nome. Ora stiamo finalmente guadagnando terreno attraverso mostre in gallerie e musei nazionali e internazionali».
E nel caso di Lynne Drexler, invece, com’è andata? I suoi dipinti, un tempo venduti privatamente per somme modeste, ora superano il milione di dollari…
«Lynne Drexler è la nostra più grande storia di successo! Negli anni ’60 aveva molte difficoltà a far esporre le sue opere a New York. Fino alla nostra mostra del 2022, la sua prima e unica personale in città si era tenuta nel 1961 presso la Tanager Gallery, la cooperativa di artisti fondata da Lois Dodd, Alex Katz e Philip Pearlstein. Mentre pianificavamo la nostra mostra, non esisteva nemmeno una biografia accademica dell'artista. Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Gail Levin, biografa di Lee Krasner, di scrivere una narrazione chiara per raccontare la sua storia. Il punto chiave del nuovo successo di Lynne Drexler si basa sul fatto che i suoi dipinti sono magnifici e innegabili, con il suo stile unico e la sua tavolozza brillante».
Quindi, a proposito di Lynne Drexler: che cosa vedremo in mostra a Chelsea, a partire dal 9 ottobre?
«Aprirà la seconda mostra dell’artista ospitata dalla Berry Campbell. Siamo entusiasti di presentare un corpus di opere inedito, direttamente dall'Archivio Lynne Drexler. Ci concentreremo su un periodo di dipinti e opere su carta degli anni '70, quando Drexler era fortemente influenzata dalla musica. In quel periodo, visitava la Metropolitan Opera di New York fino a tre volte a settimana e disegnava ascoltando la musica. Questa sua passione traspare dai suoi dipinti dai colori vivaci e pieni di energia. Abbiamo anche invitato cantanti della Metropolitan Opera a eseguire alcune delle aree preferite di Drexler nella galleria, come parte del nostro programma espositivo».
Per concludere: la Berry Campbell di oggi rispecchia il vostro progetto iniziale, di quando tutto è cominciato?
«Dopo 13 anni, siamo riusciti a raggiungere e superare molti dei nostri obiettivi iniziali. Ad esempio, fin dall'inizio abbiamo sempre creato materiale stampato per le nostre mostre, ma ora, per quasi ogni mostra, realizziamo una pubblicazione importante sull'artista che presentiamo. Spesso, il nostro libro sarà la prima monografia mai realizzata sull'artista. Un buon business è in continua evoluzione e, dopo molti anni dedicati ad artisti degli anni '50 e '60, guardiamo avanti nel tempo, alla ricerca di altri grandi artisti che sono stati trascurati. E sono in attesa di essere riscoperti».

Lynne Drexler (1928-1999) Square Rigidty [Sic], 1976 Signed, titled, and dated on the verso: "Lynne Drexler / Square Rigidty / 76" Oil on linen 42 1/2 x 47 1/4 inches 108 x 120 cm © The Lynne Drexler Archive Courtesy Berry Campbell, New York

Lynne Drexler (1928-1999) Purpled, 1974 Signed, titled, and dated on verso: "Lynne Drexler / Purpled 1974" Oil on canvas 40 x 37 3/4 inches 101.6 x 95.9 cm © The Lynne Drexler Archive Courtesy Berry Campbell, New York

Lynne Drexler (1928-1999) Multipile Moons, 1973 SIgned, titled, and dated on verso: "Lynne Drexler / Multipile Moons / 1973" Oil on linen 45 3/4 x 53 1/4 inches 116.2 x 135.3 cm © The Lynne Drexler Archive Courtesy Berry Campbell, New York
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