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Erica Roccella
Leggi i suoi articoliNicola II non aveva mai voluto essere uno zar. Nel 1918, i bolscevichi sterminarono la sua famiglia, misero fine all’intera dinastia dei Romanov, dopo oltre tre secoli di governo; ma nel 1913 tutto ancora procedeva nel solco della tradizione e l’imperatore, con una fede incrollabile nel proprio diritto divino, regalava alla madre Maria Feodorovna un uovo pasquale firmato Fabergé. Oltre un secolo più tardi, il 2 dicembre, quel rarissimo winter egg sfida il martello londinese di Christie’s. «Probabilmente una delle creazioni più raffinate di Fabergé, sia dal punto di vista tecnico che artistico», dichiara Margo Oganesian, Christie's Head of Department, Fabergé and Russian Works of Art. La stima? Su richiesta. Ma si aggira intorno ai 20 milioni di sterline.
Un uovo d'inverno disegnato da Alma Pihl e poi realizzato da suo zio, il capomastro, Albert Holmström, su commissione dello zar. Alma, la più celebre designer della Maison Fabergé, era in gran parte autodidatta, ma a lei si devono due delle winter eggs più preziose di sempre: l'uovo a mosaico del 1914 (ora alla Royal Collection, in Gran Bretagna) e un esemplare datato 1913 (esattamente il lotto 7, sul catalogo di Christie’s). Ed eccolo: un gioiello in cristallo di rocca, decorato all'esterno dal famoso motivo a fiocco di neve – nato il giorno in cui, in cerca di ispirazione, Alma guardò fuori dalla finestra, ammirando il ghiaccio in formazione. Poi la sorpresa, ovviamente all’interno: un cestino incastonato di diamanti, strabordante di anemoni con stelo e stami in filo d'oro, foglie intagliate in nefrite, un letto di muschio dorato. «Arricchirebbe senza dubbio una collezione di altissimo livello», conferma l’esperto Oganesian.
Costò ben 24.600 rubli allo zar, quel tripudio di materiali preziosi. Leggi: il terzo uovo imperiale più caro uscito dai laboratori di Fabergé, dopo l'uovo mosaico (28.300 rubli) e l'uovo di Caterina la Grande (26.800 rubli). «Che importava all'Imperatore del prezzo?», scriveva Henry Bainbridge, direttore della filiale Fabergé di Londra, già a proposito del padre di Nicola II, Alessandro III. «Desiderava sopra ogni cosa la felicità per l'Imperatrice. E Fabergé gli aveva trovato il mezzo per ottenerla. Sorpresa! E sorpresa e meraviglia così cariche di stupore e gioia da spezzare i legami dell'agonia che avvincono l'Imperatrice. Per mezz'ora, almeno, avrebbero alleviato la sua tensione nervosa e indirizzato i suoi pensieri verso un futuro più luminoso».
Dopo lo sterminio dei Romanov, il nuovo potere sovietico iniziò a vendere tesori provenienti dalle collezioni nazionalizzate, compresi i beni della famiglia imperiale. Tra il 1929 e il 1933 il winter egg fu acquistato da Wartski, a Londra, per 450 sterline, poi nel 1934 da Napier Sturt, III Barone Alington per 1500 sterline, e poco tempo più tardi dal collezionista britannico Sir Bernard Eckstein. Fu Sotheby’s, alla sua morte, a metterlo all’asta, lo riassegnò per 1700 sterline. Nel 1994, un altro passaggio all’incanto, stavolta da Christie’s, a Ginevra, per 7.263.500 franchi svizzeri (un record mondiale, allora, per un'opera di Fabergé). Otto anni dopo, il 19 aprile 2002, l'uovo dei record è ancora sotto i riflettori da Christie's, a New York, e qui fissa l’ennesimo traguardo: 9.579.500 dollari.
Neanche a dirlo, la vendita del 2 dicembre potrebbe riaggiornare tutte le classifiche. Solo quarantatré dei cinquanta winter eggs imperiali sono giunti fino al presente, la maggior parte è custodita nei più blasonati musei internazionali e solo sette, incluso l’esemplare di Christie’s, appartengono a collezioni private. Verdetto finale a Londra.
A Magnificent and Highly Important Imperial Winter Egg by Fabergé, Designed by Alma Theresia Pihl, Workmaster Albert Holmström, St. Petersburg, 1913 (Courtesy Christie's)
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