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Copia della «Deposizione di Cristo» di Caravaggio, realizzata dal pittore Tommaso De Vivo nel 1824 (particolare)

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Copia della «Deposizione di Cristo» di Caravaggio, realizzata dal pittore Tommaso De Vivo nel 1824 (particolare)

Cristo come Marat

Secondo Pierre Rosenberg nella «Morte di Marat» di David c'è un richiamo preciso alla «Deposizione nel sepolcro» di Caravaggio, ora ai Vaticani

Luisa Martorelli

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Napoli. «David e Caravaggio/ la crudeltà della natura, il profumo dell’ideale», a Palazzo Zevallos Stigliano fino al 19 aprile, è la nuova mostra curata da Fernando Mazzocca che Gallerie d’Italia ha voluto per la sede di Napoli, nel raffronto identitario con l’opera più importante della sua collezione: «Il martirio di sant’Orsola uccisa dal tiranno» di Caravaggio.

Al centro di questa piccola e densa esposizione dossier, di sole sette opere, si sviluppa l’accostamento tra il grande artista dell’età neoclassica, Jacques-Louis David, protagonista della Rivoluzione francese, e Caravaggio, rivoluzionario anch’egli nel versante della lezione del naturalismo.

Nell’opera cardine di David, «La morte di Marat» (Reims, Musée des Beaux-Arts), secondo una tesi sostenuta da Pierre Rosenberg, che scrive in catalogo insieme ad altri autori, c’è un richiamo preciso al dipinto della «Deposizione nel sepolcro» di Caravaggio, ora nei Musei Vaticani, proprio al tempo di David presente nelle collezioni del Museo Napoléon, dopo la sua requisizione dalla Chiesa di Santa Maria in Vallicella, a Roma.

I toni di chiaroscuro, il disegno e la rigidità di quel braccio «della morte» sul primo piano della deposizione del Cristo di Caravaggio, mentre sta per essere portato nel sepolcro, è lo stesso del corpo di Marat, colpito a tradimento da Carlotta Corday mentre, ignaro, faceva il bagno per placare una tediosa malattia della pelle.

Il confronto è retto da una copia della «Deposizione di Cristo» di Caravaggio di eccellente fattura, realizzata dal pittore Tommaso De Vivo, nel 1824, durante gli anni di pensionato trascorsi a Roma. Il dipinto proveniente dalla Chiesa di San Francesco di Paola, fatta erigere dai Borbone, fu trasferito immediatamente a Napoli perché ritenuto un modello esemplare per i giovani studenti che con tale replica potevano comprendere l’originalità della pittura di Caravaggio.

Luisa Martorelli, 19 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

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Cristo come Marat | Luisa Martorelli

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