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Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoliElegante, con l’aria riservata e lo sguardo intenso. Urbano Quinto (1933–1997) incarna il modello del gentiluomo d’altri tempi. Dotato di grande carisma, univa rigore e intuito con la lungimiranza e la discrezione di un collezionista visionario. Nato a Rodi, è stato uno dei più importanti antiquari europei, noto per la sua vasta collezione di arte medievale e rinascimentale, ma anche per la sua precoce attenzione all’arte contemporanea americana. Fondò a Novara la sua galleria. Durante i suoi soggiorni a New York (1977–1987) entrò nella Factory di Warhol, dove divenne amico di Basquiat e Haring, che lo ritrassero insieme alla moglie Anita e al figlio Mauro, in una stagione della sua vita cui sarà prossimamente dedicata la pubblicazione The World of Urbano Quinto. La sua eredità oggi è custodita dalla Fondazione Urbano Quinto Heritage, con sede negli Stati Uniti, dove tra sculture, oreficerie, armi e chiavi antiche, opere attribuiti a Benvenuto Cellini, Leonardo da Vinci e Michelangelo, spiccano alcune importanti testimonianze di arte contemporanea. Tra queste un lavoro di Jean-Michel Basquiat, uno dei suoi tipici teschi disegnati con pennarelli rossi e nero su carta (20,5x13 cm), acquistato da Urbano Quinto nel 1981 direttamente dall’artista a New York. Accompagnata da autentica su carta rilasciata dalla Galleria Urbano Quinto il 9 Dicembre 1996, accompagnata dall’autentica dell’archivio Fondazione Urbano Quinto Heritage, l’opera è tra il top lot dell’asta «Dipinti e Sculture del Novecento e Design», che Ansuini Casa d’Aste terrà a Roma il 26 giugno. Con una base d’asta di 38.400 euro e una stima compresa tra i 48.000 e 96.000 euro.
Di tutte le immagini che affollano l’universo visivo di Jean-Michel Basquiat, nessuna è tanto ricorrente quanto quella del teschio umano, un volto aperto, scomposto, stratificato, con elementi da maschera rituale, abitualmente integrato con linee e parole tracciate con pennarelli, pastelli a cera, spray, carboncino. Una tecnica apparentemente impulsiva, ma attentamente costruita, che rivela la tensione tra il gesto infantile e l’urgenza intellettuale. Basquiat ha usato il pennarello non come strumento accessorio, ma come vero mezzo pittorico. I suoi segni neri, secchi, nervosi, servono per delineare ossa, ossessioni e strutture mentali. Il cranio per Basquiat non è solo memento mori, è identità ed esplorazione della cultura afroamericana. Un soggetto che anche su carta ha portato negli anni a grandi successi nel mercato delle aste, dove le opere di Basquiat hanno visto un notevole incremento negli ultimi anni, come dimostrano i due casi esemplari di «Untitled (Skull)» del 1982, venduta da Christie’s nel 2014 per 338.500 sterline, e di «Untitled (Head)» del 1982, venduto per 15,2 milioni di dollari da Sotheby’s nel 2020, l’opera su carta più costosa mai venduta di Basquiat.
Nel catalogo dell’asta, insieme a Basquiat, una selezione di opere che ripercorrono il secolo breve tra sperimentazioni formali, astrattismi, figurazione e incursioni nel design d’autore: una mappa visiva delle trasformazioni culturali e stilistiche del Novecento, dalla scultura italiana del dopoguerra agli arredi iconici che hanno ridefinito il concetto di spazio abitativo. Tra i top lot anche un olio su tela (20x25 cm) di Giorgio de Chirico, «Cavallo e cavaliere» del 1940, con base d’asta di 21.600 euro e stima 27.000 e 54.000 euro. Un soggetto ricorrente e una figura mitologica con cui il maestro della Metafisica invita lo spettatore a riflettere sulla condizione umana e sul significato di destino. E poi un collage e tecnica mista su carta intelata (50x38,5 cm) di Marino Marini del 1959, con base 15.600 euro e stima da 19.500 a 39.000 euro; celebre soprattutto per le sue sculture equestri, l’artista toscano ha sperimentato anche la tecnica del collage, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, con opere che si caratterizzano per l’uso di materiali eterogenei, come carte, tessuti, fotografie, ritagli, combinati in composizioni astratte e spesso sintetiche, che riflettono il suo interesse per la forma, il ritmo e il contrasto. E poi opere di Vittorio Corcos («Ginetta la pettinatrice», 1933, base 2.400 euro, stima 2.800-5.600 euro), Roberto Crippa («Senza titolo», 1964, base 1.600 euro, stima 2.000-4.000 euro), e un radiofonagrafo di Brionvega del 1966 (base 1.040 euro, stima 1.300-2.600 euro). Icona del design, nella collezione del MoMA di New York, il radiofonagrafo di Brionvega RR126 è nato nel 1965 su progetto dei fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni: è composto da tre volumi geometrici, in legno e metallo laccato, che ospitano radio, giradischi e amplificatori, montati su ruote per una più facile mobilità. Il modello all’asta è RR-126-FO-ST, realizzato in legno di noce ed equipaggiato con l’originale giradischi Garrard AT60.

Jean-Michel Basquiat
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