Il lascito di un artista funziona quando riesce a mantenere viva l’opera dell’artista: quando le generazioni successive di artisti ne traggono ispirazione e quando i curatori, i ricercatori e i collezionisti trovano sempre nuovi modi di accostarvisi. Un obiettivo che si raggiunge quando il lascito di un artista genera dialogo e mostre, contestualizza l’opera e la rende accessibile agli artisti contemporanei. Per raggiungerlo, però, servono un certo numero di opere di qualità elevata e risorse finanziarie.
Servono anche competenze e capacità in avri ambiti, che vanno dalla comprensione storico artistica dell’opera al know-how manageriale e gestionale, cruciali per il successo di una impresa di questo tipo, alla quale, per i motivi indicati, gli eredi spesso dedicano una parte significativa delle loro vite.
Non lasciarlo spegnere Oggi, forse più che in passato, c’è un pressione estrema verso la gestione professionale di un lascito d’artista. La produzione artistica del Novecento è stata vastissima e nel XXI secolo non mostra segni di cedimento: aumentano gli studenti d’arte, le scuole d’arte e i musei e il mercato globalizzato dell’arte, già molto competitivo, lo è sempre di più. L’aumentato interesse per le opere e i loro artefici può solo garantire una visibilità di breve termine, non una sopravvivenza di lungo termine. Di conseguenza la questione di come impostare un lascito d’artista è diventata urgente e, in linea di principio, dovrebbe essere affrontata mentre l’artista è ancora vivo.
A gestire bene un lascito si impara. Le componenti chiave di questo processo sono una chiara comprensione del compito intrapreso e una strategia ben definita. I lasciti consentono all’opera di non finire nel dimenticatoio dopo la morte dell’artista generando un dialogo continuo; giova anche che i responsabili della loro gestione siano in buoni rapporti tra di loro e godano di indiscussa reputazione. I familiari e gli amici più stretti di un artista dovrebbero impegnarsi ad attuare modus operandi di livello professionale, anche quando percepiscono le proprie responsabilità come di carattere familiare. Il loro impegno nell’impresa è di lungo termine ed è il fondamento del loro lavoro.
Grandi responsabilità Pianificare, o lavorare per, un lascito d’artista impone di pensare costantemente alla morte dell’artista e può quindi essere doloroso, tanto per l’artista che da vivo istituisce un lascito quanto per i suoi cari. Gli artisti devono comunque impegnarsi su questioni e soggetti fondamentali se vogliono costituire un lascito autonomamente e trasmetterlo in una forma compiuta. Un artista deve affrontare questioni riguardanti il suo lavoro di una vita, valutare e organizzare le opere in suo possesso e addirittura, forse, distruggerne qualcuna. Se non ha più l’energia per farlo, sarebbe saggio che indicasse il percorso ai suoi eredi. Mogli e figli non devono soltanto sopportare la perdita di una persona cara, ma anche farsi carico del peso materiale dell’eredità.
La grande responsabilità di gestire un lascito può diventare insopportabile, dal momento che l’elenco delle cose da fare sembra non aver mai fine. Per i familiari, lavorare a un lascito implica una continua rivalutazione del proprio rapporto con l’artista; per di più si tratta di un impegno che mette le loro stesse vite davanti a grandi prove. Il convergere di queste circostanze emotive rende davvero difficile mantenere un punto di vista obiettivo su un lascito, pertanto è importantissimo sviluppare quelle strutture e strategie che facilitano la professionalizzazione del lascito. È importante anche che vi sia un certo margine per tutte le parti in causa, in modo da evitare critiche, ma non così tanta flessibilità da far perdere loro la direzione.
Oggi i lasciti d’artista dovrebbero presentarsi come istituzioni artistiche autonome sorrette dai tre pilastri della ricerca accademica, dei musei e del mercato dell’arte. Non esiste un unico modello «universale». Le possibilità sono tanto varie quanto le opere dell’artista e gli interessi di quanti sono coinvolti nel lascito.
Due importanti preoccupazioni accomunano i lasciti d’artista, al di là dalle loro differenze. Si chiedono in continuazione: che cosa vorrebbe l’artista se fosse ancora vivo? Abbiamo una buona conoscenza storico artistica dell’opera e stiamo agendo nel suo interesse o solo per il nostro tornaconto personale? Sono domande utili a stabilire le linee guida per ogni lascito d’artista. Solo ponendosi questi interrogativi diventa realtà l’opinione sulla morte di un artista data da Andy Warhol: «La morte può davvero farti sentire una star!».
Tratto da The Artist’s Estate: a Handbook for Artists, Executors and Heirs, a cura di Loretta Würtenberger, Hatje Cantz, Berlino 2016
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