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Pieter Paul Rubens, «Cristo in croce», circa 1620-1625

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Pieter Paul Rubens, «Cristo in croce», circa 1620-1625

Da una soffitta parigina all’asta milionaria: riscoperto e venduto un dipinto di Pieter Paul Rubens

Secondo Osenat, la tela risale al momento in cui Rubens era «all’apice del suo talento» e rappresenta uno dei suoi temi prediletti, tanto più significativo se ne si considera la storia personale

Camilla Sordi

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Non capita spesso che emerga dal nulla un nuovo dipinto di Pieter Paul Rubens, uno degli artisti più fecondi del Seicento fiammingo. Eppure, tra i beni lasciati da un collezionista parigino scomparso, è riapparsa una drammatica scena di crocifissione risalente circa al 1614-1615: un’opera rimasta nascosta per secoli e che solo ora si rivela per ciò che è, un importante tassello della produzione del maestro barocco. Il dipinto, «Cristo in croce» è arrivato all’asta il 30 novembre in una casa d’aste locale, Osenat, scatenando subito grande interesse e raggiungendo i 2,3 milioni di euro (stima 1-2 milioni di euro).

Il banditore Jean-Pierre Osenat, incaricato di inventariare la proprietà, non immaginava certo cosa avrebbe trovato durante una visita routine nel palazzo parigino alla fine dello scorso anno. Di fronte alla scena della crocifissione, ha capito immediatamente di trovarsi davanti a qualcosa di eccezionale. Una rivelazione che, come lui stesso ha raccontato, potrebbe «definire la mia carriera di banditore». La grande sorpresa è stata anche lo stato di conservazione straordinariamente buono dell’opera, nonostante i suoi quattro secoli di vita. Secondo Osenat, la tela risale al momento in cui Rubens era «all’apice del suo talento» e rappresenta uno dei suoi temi prediletti, tanto più significativo se si considera la sua storia personale. Un protestante convertitosi al cattolicesimo in un’epoca in cui la pittura religiosa era un potente strumento di comunicazione spirituale. Per il banditore, questa scena rappresenta persino «l’alba della pittura barocca».

Per fugare ogni dubbio, Osenat ha sottoposto la tela all’esame di Nils Büttner, storico dell’arte tedesco e presidente del Centrum Rubenianum di Anversa, considerato l’autorità di riferimento per l’opera del maestro. Büttner ha condotto analisi radiografiche e uno studio dei pigmenti, arrivando alla conclusione che la mano è proprio quella di Rubens. Prima di questa scoperta, il dipinto era noto agli studiosi soltanto attraverso incisioni dell’epoca. L’opera verrà quindi inserita nella prossima Addenda e Corrigenda del catalogo ragionato di Rubens.

Lo studioso ha inoltre descritto alcuni aspetti che confermano la tipica impronta rubensiana: il corpo di Cristo, isolato e luminoso contro un cielo minaccioso; la posa inclinata in avanti, resa con un realismo doloroso sottolineato dalla tensione delle braccia; la città di Gerusalemme visibile sullo sfondo, rischiarata da una luce instabile mentre un temporale sembra avvicinarsi dietro le rocce del Golgota. Questa attenzione al dettaglio, sia emotivo sia atmosferico, è una caratteristica inconfondibile del pittore fiammingo.

Peter Paul Rubens, Christ on the Cross, circa 1620-1625

Camilla Sordi, 01 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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