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i-Dea, Mauro Fornasier

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i-Dea, Mauro Fornasier

Dalla misurazione all’arte, l’energia sostenibile secondo Latofres e Maddalena S.p.A.

Inaugurata i-Dea, la nuova scultura di Mauro Fornasier che mette in relazione meccanica di precisione, misurazione dell’energia e pratica artistica, coinvolgendo imprese e cooperative sociali

Carlino Corezzi

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Negli spazi di Latofres S.r.l., a Fiume Veneto (Pordenone), azienda attiva nella meccanica di precisione e specializzata nella produzione di componenti metallici torniti e fresati, è stata presentata i-Dea, la nuova scultura di Mauro Fornasier. L’opera è stata realizzata e prodotta con la partecipazione di Maddalena S.p.A., impresa internazionale fondata nel 1919 e con sede a Udine, attiva nella progettazione e produzione di strumenti di misurazione dell’acqua e dell’energia termica, e con la collaborazione delle cooperative sociali FAI e Piccolo Principe e il contributo della regione FVG La scultura rientra nell’ambito di Mani in Arte 2, progetto ideato e curato da Ortoteatro, realtà culturale impegnata da anni sul territorio friulano, che lavora tra produzione artistica, teatro e progettazione culturale con una particolare attenzione al rapporto tra arte, comunità e mondo del lavoro. L’iniziativa coinvolge direttamente il contesto produttivo, scegliendo di collocare l’intervento artistico all’interno di un’azienda non solo come sede ospitante dell’opera, ma come parte integrante del progetto. L’opera di Fornasier è una scultura in metallo che riproduce un volto umano stilizzato. Il materiale è direttamente riconducibile all’ambiente industriale e ai processi di lavorazione meccanica. La scelta dell’acciaio richiama un lessico produttivo legato alla resistenza, alla conduzione e alla trasformazione della materia, elementi centrali nelle attività sia di Latofres sia della Maddalena, legate entrambe nel settore energetico. L’opera lavora sul rapporto tra progetto e processo: il tubo, piegato e strutturato secondo un disegno preciso, rende visibile il passaggio dall’idea alla forma, dalla fase concettuale alla realizzazione tecnica, in modo analogo a quanto avviene nella progettazione industriale. La configurazione spaziale dell’opera introduce inoltre una dimensione performativa, legata alla presenza del corpo e allo spazio attraversabile, richiamando il teatro come ambito di riferimento dell’artista e del progetto Ortoteatro. i-Dea si colloca così in una zona di contatto tra scultura, processo produttivo e pratica performativa, mettendo in relazione materiali, competenze e modalità operative proprie di ambiti diversi ma fondati sulla stessa logica progettuale. Mani in Arte 2 nasce con l’obiettivo di mettere in relazione artisti, imprese e realtà sociali del territorio, attraverso un percorso che affianca alla produzione di opere d’arte momenti di laboratorio e di confronto. Il progetto coinvolge cooperative sociali e persone in condizioni di fragilità, chiamate a partecipare a un processo creativo condiviso, in cui l’arte diventa occasione di esperienza, relazione e apprendimento. In questo quadro, l’intervento artistico non è pensato come episodio isolato, ma come esito visibile di un percorso più ampio, costruito nel tempo e radicato nel contesto locale. Realizzata da Mauro Fornasier, che negli anni ha elaborato un linguaggio sospeso tra arti visive e scenografia, spesso legato alla dimensione simbolica e narrativa delle forme, la scultura i-Dea si inserisce in questo percorso come elemento di sintesi. Il titolo gioca sull’ambiguità tra «idea» e «dea», suggerendo una riflessione sull’origine del pensiero creativo e sul suo passaggio alla forma. L’opera prende corpo attraverso materiali e soluzioni formali che dialogano con l’ambiente industriale in cui è collocata, richiamando il tema della progettazione come fase preliminare e imprescindibile di ogni processo produttivo, artistico o manifatturiero.
La scelta di presentare l’opera all’interno di un’azienda non risponde a una logica espositiva tradizionale, ma riflette l’impostazione del progetto, che intende avvicinare il fare artistico ai luoghi del lavoro, senza forzature simboliche. In questo senso, l’arte non viene chiamata a rappresentare l’impresa né a celebrarne l’attività, ma a condividere uno spazio e un tempo, mettendo in evidenza analogie e differenze tra pratiche creative e pratiche produttive. Il gesto artistico si affianca così al lavoro quotidiano, offrendo uno sguardo laterale su temi come l’idea, il processo, la responsabilità e la trasformazione della materia. Accanto alla dimensione artistica, Mani in Arte 2 mantiene una forte attenzione alla dimensione sociale. I laboratori realizzati con il coinvolgimento delle cooperative del territorio costituiscono una parte strutturale del progetto e non un semplice complemento. Attraverso il lavoro manuale e creativo, i partecipanti sono stati coinvolti in un’esperienza che valorizza competenze, tempi e relazioni, restituendo all’arte una funzione concreta di mediazione e inclusione. Anche in questo caso, il progetto evita narrazioni astratte, concentrandosi su pratiche reali e su un confronto diretto tra soggetti diversi. La presenza dell’opera nello spazio aziendale contribuisce a costruire una piccola collezione diffusa, pensata come patrimonio condiviso e accessibile, che cresce nel tempo attraverso nuovi interventi. Un approccio che guarda all’arte come parte del tessuto produttivo e sociale del territorio, e che offre uno spunto di riflessione su come l’impresa possa diventare luogo di esperienza culturale, senza perdere la propria identità né assumere ruoli che non le appartengono.

 

Carlino Corezzi, 19 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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