«La Commedia Umana» (2017-21) di Ai Weiwei

Cortesia di Ai Weiwei Studio

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«La Commedia Umana» (2017-21) di Ai Weiwei

Cortesia di Ai Weiwei Studio

Don Chisciotte tradotto in cinese da Ai Weiwei

Nel Musac di León in Spagna un ambizioso progetto dell’artista di Pechino con 44 opere, di cui molte monumentali, che ne ripercorrono gli ultimi 15 anni di carriera

Si intitola «Ai Weiwei. Don Quixote» la grande mostra dell’artista e dissidente cinese che il Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León (Musac) presenta dal 9 novembre al 18 maggio 2025. «Anche se non è una retrospettiva, la rassegna affronta tutti i temi centrali del suo lavoro: la libertà di espressione, le crisi migratorie e la difesa dei diritti umani. È uno dei progetti più ampi e ambiziosi mai realizzati da Ai Weiwei in Europa, occupa circa 1.700 metri quadrati, più della metà del museo, con 44 opere tra installazioni, dipinti con mattoncini Lego, sculture e film ed è stato concepito appositamente per le sale del Musac, che per le loro dimensioni permettono di ospitare opere monumentali, impossibili da esporre in molti musei» spiega il direttore del centro e curatore della mostra Álvaro Rodríguez Fominaya, che è stato a capo del Para/Site Art Space di Hong Kong dal 2008 al 2011. «Nella mostra, che copre gli ultimi 15 anni della carriera di Ai Weiwei, sono rappresentate quasi tutte le sue serie principali e 10 film: dal documentario “Marea umana” al video “Beijing 2003”, che registra i 2.400 km delle strade di Pechino da un furgone in movimento e dura 150 ore», continua il curatore, segnalando che il titolo rimanda all’infanzia di Weiwei, quando la lettura del capolavoro di Cervantes gli rivelò un mondo in cui era possibile contraddire la realtà. 

Spicca l’inedito «The Third of May» del 2023, un grande dipinto realizzato con i mattoncini Lego, creato appositamente per questa mostra, che allude all’opera di Goya sulla resistenza spagnola all’esercito di Napoleone e sottolinea la profonda comprensione di questo artista delle sofferenze umane. Si possono vedere 19 delle 60 opere finora prodotte con i mattoncini giocattolo, con cui l’artista fugge dalla bidimensionalità e rivendica un nuovo approccio alla tradizione pittorica, non condizionato dalla pennellata. «Sono lo strumento perfetto per mettere in discussione il passato politico ed estetico dell’arte, perché sono completamente neutri, non sopportano il peso della tradizione, come la pittura o la scultura. Inoltre, offrono una tavolozza limitata di soli 40 colori, che rende il loro uso una vera e propria sfida», assicura Fominaya che ha selezionato tre gruppi di opere Lego. Nella prima riproduce capolavori dell’arte, in scala 1:1, tra cui «L’Ultima Cena in rosa» di Leonardo da Vinci, nella versione di Andy Warhol, lunga quasi sette metri. «Ai Weiwei non sceglie mai i soggetti in modo arbitrario o casuale: tutti sono vincolati direttamente alla sua esperienza politica e umana», puntualizza il curatore, che nel secondo gruppo ha riunito dipinti basati su immagini tratte dai media, sulle crisi geopolitiche contemporanee e sull’emergenza umanitaria. Nel terzo gruppo si espongono le opere Lego realizzate con tecniche diverse, come «Illuminatio», che riproduce un selfie dell’artista in ascensore circondato da poliziotti. 

Tra le opere monumentali spicca «La Commedia Umana», uno dei lampadari di Murano più grandi mai realizzati (alto 8 metri, largo 6 e composto da circa 2mila cristalli neri, per un totale di 2.700 kg), esposto per la prima volta in un museo. «Ai Weiwei lavora con il vetro di Murano dal 2017. Quest’opera, realizzata a mano da artigiani in collaborazione con la fondazione Berengo Studio, nasce dalle sue riflessioni sull’umanesimo e sulla difesa della libertà d’espressione», afferma Fominaya. Colossale anche «Life Cycle», lunga più di 20 metri, che rappresenta un gommone come quelli usati dai rifugiati. «Nel 2013 Ai Weiwei inizia a realizzare opere in bambù utilizzando le tradizionali tecniche di fabbricazione degli aquiloni come risposta scultorea alla crisi globale dei rifugiati che, con l’emergenza migratoria, la minaccia di nuove pandemie e i devastanti cambiamenti ambientali, alimenta le sue riflessioni sulla relazione uomo-natura e sul futuro incerto dell’umanità», conclude Fominaya.

«The Third of May» (2023) di Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio

Roberta Bosco, 07 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

Don Chisciotte tradotto in cinese da Ai Weiwei | Roberta Bosco

Don Chisciotte tradotto in cinese da Ai Weiwei | Roberta Bosco