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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliFondata nel VII secolo a.C. su un altopiano vicino al Mediterraneo, prima greca, poi romana, circondata da necropoli, Cirene conta più zone monumentali, compresi i dintorni. Nel settembre 2023 l’uragano Daniel colpiva la Libia nord-orientale provocando il crollo di due dighe e la morte di molte migliaia di persone. Le città di Derna, Apollonia e Cirene furono seriamente danneggiate.
Dopo quel disastro, l’agenzia di stanza a Ginevra Aliph (International alliance for the protection of heritage) ha finanziato un progetto per mettere in sicurezza, scavare, salvaguardare e restaurare i monumenti di Cirene, oltre che di Apollonia. Partner di questo programma, insieme con il Dipartimento delle antichità della Libia, sono tre missioni italiane capeggiate da tre istituti: l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara impegnata nella necropoli rupestre sotto la direzione di Oliva Menozzi, l’ateneo di Urbino Carlo Bo guidato da Oscar Mei nel quartiere dell’agorà e nel santuario di Demetra e, infine, nella vicina Apollonia, antico porto di Cirene, il Cisam-Centro internazionale studi architettura e storia del Mediterraneo di Roma al quale è affidato il restauro del museo con l’architetto Khalil Abdelhadi come responsabile.
Va inoltre ricordato che le due Università operano a Cirene da decenni. «Dopo l’alluvione si è creata una task force archeologica con tutte le missioni italiane coinvolte in progetti di recupero, spiega il professore Oscar Mei. Da Urbino organizziamo due campagne l’anno a Cirene, l’ultima nell’aprile scorso. Ora stiamo scavando un piccolo edificio nel centro dell’agorà: indagato dagli anni ’60 e mai pubblicato, costruito in età greca nel VI-V secolo a.C., ha subito ristrutturazioni fino all’epoca imperiale romana. Una delle ipotesi è che servisse per le assemblee degli anziani». Gli chiediamo se Cirene ha problemi di conservazione. «Sicuramente. Negli ultimi anni uno dei nostri obiettivi è fare restauri di emergenza soprattutto nell’abitazione principale, la grande casa di Giasone Magno, dal peristilio molto vasto con triclini pavimentati e mosaici, tra cui quello più importante della Cirenaica. Giasone era sacerdote di Apollo nel II secolo d.C., a lungo la carica politica più rilevante della città». Attualmente, spiega l’archeologo, «dopo la mancanza di manutenzione per gli anni difficili della Libia, stiamo mettendo in sicurezza i mosaici per un intervento successivo nella domus: c’è già un progetto di restauro e di copertura con una stima indicativa di un milione di euro». E il santuario di Demetra? «Lì abbiamo scavato dal 1999 al 2013. L’alluvione del 2023 ha aperto una voragine: lo uadi in passato era stato tombato, ma la natura si è ripresa i suoi spazi. La voragine ha anche messo in luce strutture greche, tra cui due altari, che mai avremmo trovato: mettiamo in salvo l’area e il propileo ellenistico che si è conservato fino al livello del tetto, la documentiamo e poi la pubblicheremo».

Cirene, l’agorà. Photo: Oscar Mei, missione dell’Università di Urbino
Per la missione portata avanti dall’ateneo abruzzese, la professoressa Oliva Menozzi ci racconta che a metà luglio sono state rinvenute alcune sculture: «In un contesto naturale mozzafiato mettiamo in sicurezza le tombe rupestri monumentali intorno a Cirene devastate dall’uragano. Le nostre missioni hanno unito le forze e chiesto un fondo di emergenza ad Aliph che adoperiamo dando da lavorare a tanti operai, perché è giusto spendere i soldi nel territorio. L’uragano ha causato danni pesantissimi, ma ha anche scoperto una decina di tombe greche, pressoché intatte, scavate nella roccia tra il V e il IV secolo a.C., dalla facciata architettonica elaborata». Fino a inizio luglio se ne contavano quattro. L’archeologa segnala un’altra novità nei santuari rupestri: «Quello di Dioniso è stato rinvenuto un anno e mezzo fa: lo stiamo documentando in 3D per scavare nella prossima missione, in un’altra faremo la messa in sicurezza, poi restaureremo le facciate perché alcuni blocchi sono caduti per la frana provocata dall’uragano». Tra i programmi in corso, Menozzi aggiunge la realizzazione di immagini in 3D ad altissima definizione di più statue da parte del fotografo Rocco D’Errico per montarle «in un museo virtuale e contestualizzarle in base alla provenienza». Sul fronte della sicurezza in Libia Mei sottolinea come la situazione in Cirenaica sia molto più tranquilla rispetto alla Tripolitania, non c’è bisogno di scorta anche se siamo sempre in contatto con l’Ambasciata italiana. «Qui è tutto tranquillo», aggiunge Menozzi. L’archeologa evidenzia i rapporti stretti con abitanti e istituzioni: «Le tre missioni collaborano con il Dipartimento delle antichità in scavi e restauri, ma anche nel training, nel sensibilizzare sulla salvaguardia dei siti attraverso lezioni a scuola e nel museo, concorsi di disegno nelle classi, interviste in radio e tv locali, collaborando con gli scout e le associazioni giovanili. Abbiamo a cuore la condivisione con la popolazione locale».

Veduta delle tombe rupestri della necropoli di Cirene. Photo: Vienna Tordone, Archivio Università di Chieti-Pescara
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