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Il Centre Pompidou fu costruito su progetto rivoluzionario di Renzo Piano e Richard Rogers e inaugurato nel 1977

Centre Pompidou architetti Renzo Piano e Richard Rogers. Foto: Sergio Grazia. © Centre Pompidou 2023

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Il Centre Pompidou fu costruito su progetto rivoluzionario di Renzo Piano e Richard Rogers e inaugurato nel 1977

Centre Pompidou architetti Renzo Piano e Richard Rogers. Foto: Sergio Grazia. © Centre Pompidou 2023

È proprio vero, il Centre Pompidou chiude per cinque anni

Succede a scaglioni: il 10 marzo il Musée National d’Art Moderne e il 30 giugno le sale delle mostre temporanee. La chiusura totale è prevista per il 22 settembre, mentre il cantiere di restauro (pari a 448 milioni di euro) partirà da aprile 2026

Luana De Micco

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Il Musée National d’Art Moderne di Parigi chiude i battenti il 10 marzo per cinque anni. Malgrado le opposizioni del mondo della cultura e gli scioperi del personale dei mesi scorsi, il progetto di chiudere integralmente al pubblico il Centre Pompidou, per importanti lavori di ristrutturazione, prende ora concretamente il via. La chiusura si farà in modo progressivo e una delle prime tappe, secondo il calendario reso noto a inizio febbraio, riguarda proprio il museo, il terzo più visitato di Parigi dopo il Louvre e il Musée d’Orsay, mentre le gallerie delle mostre temporanee chiuderanno tre mesi dopo, il 30 giugno. La chiusura totale al pubblico di tutti gli spazi è annunciata per il 22 settembre (l’ultima mostra, un progetto inedito dell’artista tedesco Wolfgang Tillmans, si terrà nei locali della biblioteca, al secondo piano, che saranno già vuoti, dal 13 giugno al 22 settembre). 

I lavori inizieranno ad aprile 2026 e saranno terminati nel 2030: un cantiere colossale, rinviato di un anno (per permettere al museo di restare aperto durante le Olimpiadi di Parigi dell’estate 2024), stimato 448 milioni di euro. L’edificio, costruito su progetto rivoluzionario di Renzo Piano e Richard Rogers e inaugurato nel 1977, fu molto contestato all’epoca. Ma nel corso degli anni, il Beaubourg, come viene chiamato affettuosamente il Centre Pompidou, è diventato uno dei simboli della città. Il suo centro culturale multidisciplinare, con la grande Bpi, Bibliothèque publique d’information (che ha chiuso il 2 marzo), e l’Ircam, Institut de recherche et coordination acoustique/musique, è uno dei luoghi più vivaci e amati da parigini e turisti, nel cuore della città, tra Les Halles e il Marais. La frequentazione del museo è del resto cresciuta ora che la chiusura si avvicina: i visitatori sono stati più di 3,2 milioni nel 2024, il 22% in più rispetto al 2023, circa 512mila per la mostra sui cento anni del Surrealismo (che ha chiuso il 13 gennaio). 

La scorsa primavera, diverse personalità politiche e del mondo della cultura, tra cui l’artista Daniel Buren, il gallerista Daniel Templon e Alain Seban, ex direttore del Centre Pompidou, hanno firmato una petizione chiedendo alle autorità di realizzare i lavori a porte aperte, evitando la traumatica chiusura totale, e denunciando il «grave errore per la vita culturale del Paese». Ma Eliseo e Ministero della Cultura hanno risposto picche, stimando che i lavori, necessari, saranno meno costosi e più brevi se realizzati a porte chiuse. Il cantiere prenderà il via solo una volta che tutte le opere del museo saranno state trasferite. Molte raggiungeranno i depositi del Centre Pompidou Francilien, un nuovo centro di conservazione e restauro che aprirà a Massy, a sud di Parigi, nell’autunno 2026. L’intervento di ristrutturazione è stato affidato allo studio Aia dei franco-giapponesi Nicolas Moreau e Hiroko Kusunoki, già autori del Powerhouse Parramatta Museum di Sydney, associati alla designer messicana Frida Escobedo. Il Centre Pompidou non ha neanche cinquant’anni, ma li porta male.

L’interno del Centre Pompidou. Foto: Sergio Grazia. © Centre Pompidou 2023

Una veduta dell’allestimento permanente del Centre Pompidou. Foto: Sergio Grazia. © Centre Pompidou 2023

Per il «programma tecnico», il più consistente, sono stanziati 262 milioni di euro di fondi statali. Prevede la rimozione dell’amianto presente e della corrosione che ha attaccato la struttura principale, la sostituzione integrale delle facciate a vetri e di tutti gli ascensori e delle installazioni sanitarie, la modernizzazione degli impianti antincendio, dell’aerazione e dei sistemi informatici. L’obiettivo è anche di adeguare l’edificio alle esigenze climatiche, con un risparmio energetico atteso del 40%. Il budget del «programma culturale» è stimato in 186 milioni di euro, che il Centre Pompidou finanzierà invece con fondi propri, servendosi del ricavato della biglietteria e dei prestiti delle opere d’arte, ma puntando anche su operazioni di mecenatismo (al momento i fondi non sono stati ancora completamente raccolti). L’obiettivo, stando alla comunicazione ufficiale del museo, è di «reinventare l’utopia originale del Centre Pompidou». Sul piano architettonico, sono previsti interventi di riallestimento degli spazi dei primi tre piani, del Forum e dell’Agora per migliorare l’accoglienza del pubblico, rendere più fluida la circolazione dei visitatori, con sale più luminose e modulabili, trasparenze e prospettive più ampie. Solo i lavori alla Bpi sono stimati 19 milioni di euro. Verrà ripensata la museografia del Musée National d’Art Moderne (quarto e quinto piano) e quella degli spazi espositivi del sesto piano. L’atelier Brancusi, che si trovava in un edificio sulla Piazza, farà parte del percorso di visita (al suo posto verrà installata la Biblioteca Kandinskij). Il settimo e ultimo piano, con la terrazza panoramica sulla città, sarà aperto al pubblico, e anche la Piazza verrà allestita diversamente per accogliere performance, spettacoli di danza, artisti di strada. 

Durante la lunga chiusura il Centre Pompidou non si fermerà. Il direttore, Laurent Le Bon, vuole dimostrare che il museo continuerà a esistere e a far parlare di sé, anche grazie a un vasto programma di mostre e festival, dal nome «Constellation», che permetterà alla collezione di continuare a essere esposta. Per questo è stata stretta una collaborazione con il Grand Palais, riaperto da poco, che accoglierà una serie di mostre organizzate dal Centre Pompidou: la prima, «Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely e Pontus Hultén», si svolgerà dal 20 giugno al 4 gennaio 2026. Altre collaborazioni puntuali coinvolgeranno la Philharmonie de Paris, il Louvre e gli altri musei parigini, tra cui il Musée d’Orsay, il Musée du quai Branly e il Jeu de Paume.

Una veduta della facciata del Centre Pompidou. Foto: Sergio Grazia. © Centre Pompidou, 2024

Luana De Micco, 07 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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