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Il neodirettore degli Uffizi Eike Schmidt. Foto: © Zuma Press/Alamy

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Il neodirettore degli Uffizi Eike Schmidt. Foto: © Zuma Press/Alamy

Eike Schmidt: «Come modernizzerò gli Uffizi»

Menachem Wecker

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Firenze. Quando un giorno di agosto, di prima mattina, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini lo ha chiamato per offrirgli il posto di direttore della Galleria degli Uffizi a Firenze «ho pensato che forse stavo ancora sognando», ricorda Eike Schmidt.
Da questo mese lo studioso tedesco, già curatore del Minneapolis Institute of Arts, è il primo direttore straniero alla guida del museo più visitato d'Italia.  

Schmidt è uno dei sette non italiani chiamati a dirigere i musei statali nell'ambito di una riforma che mira ad allineare le istituzioni museali del Paese agli omologhi statunitensi e britannici, più orientati agli affari di quelli nostrani. Per la prima volta inoltre gli Uffizi e altri 19 musei statali raccoglieranno fondi in autonomia; prima era il Ministero dei Beni culturali a distribuire le risorse tra i vari istituti.  


«Politica e diplomazia»
Schmidt non ha mai diretto un museo, e men che meno uno delle dimensioni degli Uffizi. Ha però dei legami con Firenze, città in cui ha vissuto dal 1994 al 2001. «In un certo senso sono più preparato di chi ha sempre dato ordini in una catena di comando», dice. Il sistema italiano ha più a che fare con «l'attività politica e la diplomazia che con la gestione rapida e totale di una istituzione indipendente».

Schmidt eredita gli Uffizi in un momento delicato. Ad agosto il museo ha ricevuto dal Mibact  18 milioni di euro per lavori a lungo rimandati. Il progetto prevede ampliamento, rinnovamento e riallestimento del museo per  to fix quello che Schmidt riconoscere essere forse il suo problema più grande: il sovraffollamento. (I lavori sono a metà strada, per il loro completamento non si conosce ancora una data certa).

Il museo accoglie ogni anno circa due milioni di visitatori, ma «non è stato costruito per il turismo di massa». In estate le code possono durare anche più di due ore. e i numeri sono destinati a scendere: Palazzo Pitti e i Giardini di Boboli And attendance is set to grow: the Pitti Palace and Boboli Gardens, due to be moved under the Uffizi’s purview, will add another 1.2 million visitors a year.

The museum will adopt a two-pronged response: architectural and technological. “The focus on visitor experience in American museums is something that I can bring to the table,” Schmidt says. Over the next two years, the Uffizi will install new exits, a new entrance and a new space for temporary exhibitions. Schmidt also hopes to reopen the Vasari Corridor, which runs along the Ponte Vecchio. In addition, he intends to update ticketing software and launch mobile device programmes to avoid bottlenecking.


Setting trends Fundraising will be another area of focus. New funds will be used to restore works of art and eventually support acquisitions. Schmidt also plans to make use of the new Art Bonus law, which offers corporate sponsors a 65% tax credit in exchange for financing a landmark’s refurbishment.

Schmidt thinks that the reforms will, over time, restore Italy’s reputation as “a trendsetter in museological regards”. Michelangelo’s David was transferred in 1873 from the Piazza della Signoria to the newly constructed Accademia in Florence in a giant wooden crate over five days using techniques passed down through generations, “but the institutional structures have not grown along”, he says. “There is a true opportunity for Italy to regain its leadership position.”

Il neodirettore degli Uffizi Eike Schmidt. Foto: © Zuma Press/Alamy

Menachem Wecker, 18 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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