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El Lissitzky, «Proun 1D», 1919 ca

Courtesy of Kunstmuseum Basel, donazione della collezione Oska e Annie Müller-Widmann. Photo: Martin P. Bühler

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El Lissitzky, «Proun 1D», 1919 ca

Courtesy of Kunstmuseum Basel, donazione della collezione Oska e Annie Müller-Widmann. Photo: Martin P. Bühler

El Lissitzky per i quarant’anni del Museo Villa dei Cedri

Nella capitale del Canton Ticino, l’istituzione celebra i suoi 40 anni e i 100 dalla presenza in Svizzera del maestro dell’avanguardia russa. Un viaggio tra grafica, architettura e utopie visive

Mariella Rossi

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Nel quarantesimo anno di attività del Museo Villa dei Cedri a Bellinzona, una mostra celebra un altro anniversario: i cento anni dalla presenza in Svizzera di Eliezer Morduchovic Lissitzky, detto El Lissitzky (Pocinok, 1890 - Mosca, 1941). L’istituzione diretta da Carole Haensler rende così omaggio a un rapporto profondo, ma ancora poco noto, tra questo Paese e l’artista di origini sovietiche, considerato tra le figure più innovatrici del XX secolo. Attraverso 12 sezioni espositive, «Looking for Lissitzky» esplora la straordinaria versatilità di un autore visionario, capace di spingersi oltre i confini della grafica per anticipare i tempi anche come fotografo, architetto e teorico.

Il percorso riesce inoltre a mettere in evidenza come il periodo svizzero sia stato rilevante per l’artista e la sua sperimentazione da una parte e, dall’altra, per l’influenza che egli ebbe sull’ambiente artistico elvetico. Questo dato emerge chiaramente in una sezione curata da Linda Schädler, direttrice della Graphische Sammlung ETH Zurich. L’esperienza qua maturata da Lissitzky, oggetto per la prima volta di uno studio mirato, fu cruciale, pur essendo durata soltanto 15 mesi, tra il febbraio del 1924 e il maggio del 1925 (l’artista dovette andarsene non avendo ottenuto il permesso di soggiorno). Era arrivato in Svizzera da una cittadina dell’attuale Bielorussia per guarire dalla tubercolosi e, giunto a Zurigo, proseguì per il Ticino, accolto da Jean Arp e Mart Stam. Con quest’ultimo, che aveva conosciuto nel 1923 ad Amsterdam, dove El Lissitzky organizzò la «Erste Russische Kunstausstellung» (ovvero la prima mostra d’arte russa), collaborò alla creazione di una rivista elvetica di architettura modernista, l’«ABC Beiträge zum Bauen». Nel percorso emerge anche il rapporto con Marc Chagall, direttore della scuola d’arte a Vitebsk, dove Lissitzky insegnò e dove venne chiamato anche Kasimir Malevič. Anche a Berlino intrecciò legami significativi, in primis nel 1921 con Kurt Schwitters e László Moholy-Nagy. La mostra si sofferma su questi legami internazionali, focalizzandosi soprattutto su un periodo compreso tra il 1919 e il 1929. Risalenti a questo decennio, tra le opere esposte, si trovano un portfolio inedito del 1920, e le celebri Kestnermappe e Figurinenmappe

Queste introducono il visitatore nel mondo dei Proun, termine che nasce dall’unione di «Pro + Unovis» e significa «Progetto per l’affermazione del nuovo», intendendo la sperimentazione nell’ambito dell’astrazione e della grafica. L’artista mise i suoi talenti grafici al servizio dei prodotti elvetici Pelikan: tale aspetto è ben documentato nella mostra. La ricerca in ambito fotografico è testimoniata invece da opere come «Autoritratto (ll Costruttore)», realizzata proprio in Svizzera. L’esposizione ha infine un ulteriore merito nel rendere conto della figura della moglie Sophie Küppers-Lissitzky. La donna ricoprì il ruolo di agente, curatrice e traduttrice e fu fondamentale per la carriera del marito, avendone valorizzato e diffuso la ricerca. Tra i prestiti che hanno contribuito alla completezza dell’allestimento spiccano quelli del Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra e del Kunstmuseum di Basilea. Si ricorda infine che, tra le numerose attività collaterali che accompagnano la mostra, il 10 dicembre è previsto un incontro sul plurilinguismo nei musei. Dal 1985 la Civica Galleria d’Arte, oggi Museo Villa dei Cedri, con sede in un edificio al centro di un parco di alberi secolari di proprietà del comune di Bellinzona, ha risposto al progetto di dotare la città di un luogo pubblico dedicato all’arte. Il primo nucleo della collezione includeva le donazioni di due intellettuali locali, il medico Emilio Sacchi e il banchiere Adolfo Rossi. Si tratta di dipinti datati a partire dal Seicento e ceduti alla collettività con lo specifico obbiettivo di dare avvio a una nuova istituzione. Oggi la collezione e la politica di acquisizione del museo si concentrano sugli artisti attivi nella regione dall’Ottocento a oggi, privilegiando il recupero critico di figure originali e le opere su carta. 

El Lissitzky, «Autoritratto (Il construttore)», 1924. © Sprengel Museum Hannover. Photo: Herling / Gwose / Werne

Mariella Rossi, 16 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

El Lissitzky per i quarant’anni del Museo Villa dei Cedri | Mariella Rossi

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